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Repressione delle proteste degli studenti italiani: lo spettro di uno stato di polizia

Questo articolo è stato precedentemente pubblicato in inglese il 20 dicembre 2010 e in tedesco il 22 dicembre 2010

Proteste contro la “riforma” Gelmini e il governo del primo ministro Silvio Berlusconi martedì scorso a Roma sono state represse duramente da parte della polizia e di unità paramilitari.

La protesta è parte di un’ampia e crescente opposizione alle politiche di destra del governo Berlusconi che lo stesso giorno è riuscito a resistere con un piccolo margine al voto di fiducia in parlamento. Quest’ultimo risultato ha sorpreso e frustrato coloro che erano scesi in piazza per festeggiare la caduta dell’impopolare governo.

Martedì Roma è diventata uno scenario di tensione, rabbia e scontri violenti. Un aspetto eclatante di questi eventi è stato l’uso violento della forza contro i giovani (vedi video sotto). Questo non è il risultato delle azioni di poche “mele marce” tra la polizia, ma il prodotto di politiche che hanno caratterizzato gli ultimi due decenni, da quando l’Italia è entrata in una fase intensa di crisi socio-economica.

In poche ore, 100 persone sono rimaste ferite e 41 fermate, 23 delle quali sono state arrestate. L’ufficio del procuratore ha richiesto il “processo per direttissima”, una procedura penale straordinaria generalmente utilizzata in caso di arresto in flagranza di reato o confessione. Le indagini preliminari vengono saltate, ciò viene giustificato da evidenza considerata schiacciante. Spesso il giudice decide la pena quasi immediatamente.

L’uso di questi metodi accelerati di procedura penale contro i manifestanti è un attacco ai diritti democratici e un passo in avanti per rendere l’opposizione politica illegale.

Tutti tranne uno degli arrestati a Roma sono stati rilasciati dopo due giorni sotto diverse condizioni probatorie. Mario Miliucci rimane agli arresti domiciliari. Secondo la difesa, è stato accusato di aver verniciato la vetrata di una banca con una vernice spray e di avere con sé due pietre, accusa che lui nega.

Significativamente, la reazione dell’establishment politico punta verso metodi sempre più repressivi. Il sindaco di Roma, il neo-fascista Gianni Alemanno, ha esplicitamente manifestato disprezzo per il trattamento “morbido” da parte del giudice, affermando: “Protesto a nome della città di Roma per questa decisione, c’è un senso profondo di ingiustizia perché quello che è successo richiedeva ben altra fermezza”.

Un’altra figura di estrema destra, Gianfranco Fini, nuovo “rivale” politico di Berlusconi, ha definito “criminali” le proteste di martedì.

Maurizio Sacconi, ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali e membro del partito di Berlusconi, è stato anche più diretto: “c’è un filo rosso che porta da atti di minaccia a forme più estreme che l’Italia ha già conosciuto”. Il bersaglio per la persecuzione politica sarà la grande maggioranza della popolazione, che si sta spostando a sinistra, contro le politiche del governo.

La conferma che le azioni della polizia sono parte di una ben orchestrata politica è venuta dal ministro degli Interni Roberto Maroni, della razzista Lega Nord. Egli ha espresso “apprezzamento per l’equilibrio e l’oculata gestione dimostrata in tutte le fasi della manifestazione”.

Il ruolo della cosiddetta “sinistra” merita una considerazione.

Il Partito Democratico (PD) è sostanzialmente in accordo con la richiesta di ulteriori misure repressive. Il segretario del PD, Pier Luigi Bersani, ha dichiarato che “è intollerabile e incredibile che dentro manifestazioni abbiano trovato spazio e siano riusciti a inserirsi teppisti, violenti e Black Bloc...”. Egli ha poi espresso “solidarietà agli agenti di sicurezza aggrediti e feriti”.

Un’ulteriore dimostrazione della posizione della “sinistra” è stata fornita da Nichi Vendola, presidente della regione Puglia e leader di Sinistra, Ecologia e Libertà (SEL). Nel giorno in cui le forze di polizia stavano brutalmente malmenando i manifestanti, ha dichiarato che “non c’è dubbio che il centro-destra non esiste più. Oggi esiste una miniatura del vecchio centro-destra e una parte corre a vele spiegate verso il polo centrista”.

Questa non è altro che una menzogna propagandista in vista di nuove elezioni. Contrariamente a questa visione, l’intero establishment politico, compreso il partito di Vendola e la sua amministrazione in Puglia, si sta spostando a destra in difesa delle relazioni capitaliste.

Come si osserva ulteriormente la cosiddetta “sinistra radicale”, il fallimento politico è altrettanto pronunciato. Paolo Ferrero, segretario della quasi defunta Rifondazione Comunista, si incorona come il leader di una “sinistra che si ponga l’obiettivo di abbattere Berlusconi e insieme a lui il berlusconismo.” In altre parole, per questo ex ministro nel governo borghese Prodi, i problemi d’Italia sarebbero stati risolti se il parlamento italiano avesse approvato una mozione di sfiducia.

La reazione sociale è presente in tutte le sue forme. La FIOM, il sindacato dei metalmeccanici, che recentemente si è atteggiata a difensore dei lavoratori FIAT (vedi: “Attacchi senza precedenti contro i lavoratori Fiat”), ha pronunciato il suo giudizio sui fatti di Roma. Il segretario generale Maurizio Landini si è lamentato che “gli episodi di violenza sono in ogni caso inaccettabili.” Per lui, tali scontri “vanno condannati”.

Il giorno dopo gli scontri a Roma, il Senato ha approvato un decreto sicurezza che dà ai sindaci poteri esecutivi senza precedenti, come l’attuazione di arresti e procedimenti giudiziari nei confronti degli studenti. La legge è stata approvata con una larga maggioranza.

Gli studenti e i lavoratori devono trarre insegnamento da queste esperienze. La logica evoluzione della crisi economica che travolge l’Italia, così come il resto del mondo, vedrà una intensificazione del conflitto di classe. Da un lato, la borghesia ricorrerà a misure estreme e repressive atte a soffocare minacce di natura politica ai propri interessi di classe. Dall’altro la classe lavoratrice inevitabilmente resisterà e contrasterà gli attacchi.

Tuttavia una rottura con gli agenti e i rappresentanti della borghesia, di destra o di “sinistra”, diventa una condizione indispensabile per avanzare la lotta. Le mobilitazioni di massa possono avere successo solo se si basano su un’autentica prospettiva proletaria, socialista, che riconosca la necessità di unire i lavoratori e gli studenti, per rovesciare non solo Berlusconi, ma l’intera istituzione politica italiana. La creazione di un governo dei lavoratori deve essere l’obiettivo di tale mobilitazione.

Video di YouTube:
http://www.youtube.com/watch?v=pu42KFs8WZw
http://www.youtube.com/watch?v=21GZTFRLvyk
http://www.youtube.com/watch?v=A2hx5oDXnCY

Video del Corriere della Sera:

http://video.corriere.it/scontri-roma/03b95d2e-08ff-11e0-a831-00144f02aabc