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Il governo tecnico Monti presenta nuovo pacchetto di drastiche misure di austerità

Questo articolo è stato precedentemente pubblicato in inglese il 6 dicembre 2011

In risposta alle pressioni dei mercati finanziari e dei leader europei, il nuovo primo ministro Mario Monti ha rapidamente introdotto nuove misure di austerità.

Durante il fine settimana Monti, il cui curriculum vitae include un ruolo di consulente alla banca d’investimenti Goldman Sachs, ha tenuto una serie di discussioni con i rappresentanti di Confindustria, sindacati e leader dei principali partiti politici per delineare le sue proposte. Ha poi proposto una riunione di governo di un giorno, al fine di presentare il suo nuovo programma domenica e rassicurare i mercati finanziari prima dell’apertura delle borse, lunedì.

Lunedì ha quindi fornito i dettagli del pacchetto alla Camera, rendendo chiara la sua intenzione sulla necessità di far passare la manovra prima di Natale.

Al centro del pacchetto di tagli, stimati in 30 miliardi di euro, c’è un forte attacco al sistema pensionistico. In passato, le pensioni sono state la più importante forma di protezione sociale in Italia: chi pagava i contributi di continuo per 35 anni poteva andare in pensione a 58 anni. Intere famiglie spesso dipendevano da questo supporto.

L’età pensionabile sarà alzata drasticamente, sia per gli uomini che per le donne, a 66 anni entro il 2018. L’adeguamento per inflazione sarà eliminata per gli anni 2012 e 2013, per la maggior parte delle pensioni. La nuova legge aumenta da 35 a 42 il numero di anni per cui i lavoratori devono versare contributi al fine di qualificarsi per la pensione completa.

Le misure di austerità prevedono inoltre un incremento del 2 per cento dell’IVA, colpendo più duramente i redditi bassi e le famiglie meno abbienti.

Monti ha sottolineato che un altro dei principali obiettivi della sua legislazione è quello di ridurre i costi del lavoro. Il pacchetto infatti contiene nuove regole che rendono più facili i licenziamenti da parte delle aziende.

Monti è stato incoraggiato a intraprendere questa nuova offensiva contro i diritti del lavoro grazie al supporto dei sindacati CGIL, CISL e UIL. Nel 2009 questi ultimi raggiunsero un accordo con Confindustria per accelerare la “ristrutturazione” dei rapporti di lavoro e di eliminare gli esistenti accordi collettivi nazionali.

Sottolineando la natura classista del pacchetto tagli di Monti, proposte per introdurre una una tantum di aumento delle tasse per i ricchi o di una tassa sui redditi alti sono state cestinate. L’inclusione di una nuova tassa sui beni di lusso è rivolta solo ad ottenere sostegno sindacale ai tagli.

Monti è stato in grado di elaborare i suoi nuovi tagli, che avranno conseguenze devastanti per i lavoratori italiani, grazie al sostegno dei principali partiti parlamentari, in primo luogo il Partito Democratico, e per l’assenza di opposizione da parte della leadership sindacale.

L’approvazione delle misure di Monti è arrivata come prevedibile da Angelino Alfano del Popolo della Libertà, dopo che il nuovo primo ministro ha abbandonato i piani per una tassa sui ricchi. Più significativo, tuttavia, è stato il sostegno del leader del Partito Democratico Pier Luigi Bersani, che aveva già messo in chiaro un mese fa che avrebbe dato sostegno ai tagli di Monti.

Dopo la presentazione degli ultimi provvedimenti del nuovo governo, Bersani ha chiarito che il suo partito avrebbe accettato la nuova legislazione. Nel suggerire la possibilità di qualche messa a punto del bilancio di emergenza, Bersani ha anche detto: “Ora ascoltiamo ciò che viene detto e la strada che il governo intende seguire”

La critica dei sindacati nei confronti della manovra è stata di basso profilo. Susanna Camusso, leader di CGIL, ha dichiarato lunedi che il programma Monti nel suo insieme è stato “indigesto”, ma non ha tuttavia annunciato nessun piano per contrastare i tagli. Due altri sindacati, la Cisl e la Uil, hanno annunciato la loro intenzione a due ore di sciopero il 12 dicembre, per far sfogare la rabbia dei lavoratori.

Il principale alleato dell’uscente governo Berlusconi, la Lega Nord, ha dichiarato che non è disposta a sostenere le proposte di Monti. Umberto Bossi evidentemente calcola che può sfruttare l’inevitabile contraccolpo delle masse contro i tagli per promuovere l’agenda politica razzista e populista della Lega Nord.

I mercati finanziari hanno reagito come prevedibile alle proposte Monti. Lunedì gli interessi sui buoni del tesoro a 10 anni sono scesi sotto i recenti livelli record del 7 per cento; la Borsa di Milano ha avuto un forte segno positivo, con le banche a beneficiarne di più.

Apprezzamento per l’iniziativa Monti è anche venuto da Confindustria e da importanti rappresentanti dell’Unione europea (UE). Secondo Amadeu Altafaj, portavoce Affari Economici dell’Unione Europea, “I passi compiuti ieri sono molto importanti. Vanno sicuramente nella giusta direzione delle riforme strutturali”.

Nei suoi commenti sui tagli in Italia, il commissario agli affari economici Olli Rehn ha chiarito che, sebbene le misure approvate dal governo italiano domenica siano di “aiuto a rimuovere alcuni ostacoli alla crescita”, l’UE si aspetta molto di più. Ha esortato il governo Monti ad introdurre tagli ancora più radicali.

I governi francese e tedesco hanno anche essi accolto favorevolmente le nuove misure del governo Monti.

Poco dopo aver assunto il nuovo posto, Monti ha tenuto colloqui con il cancelliere tedesco Angela Merkel e il presidente francese Nicolas Sarkozy. Entrambi i leader hanno sollecitato Monti a implementare tagli più drastici.

Monti si è espresso a favore dell’introduzione degli eurobond, in modo da aumentare la liquidità delle banche. La proposta è sostenuta da Sarkozy, ma ha finora incontrato forte resistenza da parte di Berlino. Indipendentemente dalle loro divergenze su quali metodi adottare per ricapitalizzare le casseforti delle banche, i leader delle due più grandi economie europee sono uniti nella loro difesa delle misure di austerità per l’Italia e per il resto della popolazione attiva del continente.

L’introduzione di nuovi tagli conferma un modello che si è sviluppato per l’intera Europa negli ultimi due anni. Nel 2009 la crisi dell’euro scoppiò con l’accordo tra UE e FMI che deliberò un pacchetto di salvataggio per la Grecia volto a rimborsare le banche europee e internazionali. Il salvataggio è stato poi pagato attraverso l’impoverimento di ampie fasce della popolazione lavoratrice.

Nel 2010 i mercati finanziari hanno rivolto la loro attenzione ad altre economie, come l’Irlanda e il Portogallo, in ogni caso con nuovi tagli, volti a ridurre la spesa sociale e a ripristinare i tipi di salari e le condizioni di lavoro di un secolo fa. Nel 2011 le principali economie nel cuore dell’Europa, come la Spagna e l’Italia sono state prese di mira, culminando con i recenti tagli introdotti in Italia.

I mercati finanziari hanno anche progettato la sostituzione di governi eletti con banchieri e tecnocrati non eletti, come Lucas Papademos in Grecia e Monti in Italia.

Il giorno stesso che Monti ha presentato il suo nuovo programma al Parlamento italiano, Merkel e Sarkozy si sono incontrati per parlare di nuove proposte a sostegno dell’euro. Al centro delle loro discussioni c’è l’introduzione di poteri semi-dittatoriali per la Francia e la Germania al fine di imporre nuove misure di austerità in tutta Europa.