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I sindacati infliggono un altro duro colpo ai lavoratori Fiat

Questo articolo è stato precedentemente pubblicato in inglese il 7 maggio 2011

Il risultato della consultazione del 2-3 maggio, presso l’impianto storico Bertone, ha visto una netta prevalenza del sì a favore del piano promosso dalla Fiat con il sostegno dei sindacati.

Il piano prevede l’investimento di 550 milioni di euro, in cambio della ristrutturazione dei rapporti di lavoro secondo le linee dei contratti di Pomigliano D’Arco e di Mirafiori. (Vedi ”Attacchi senza precedenti contro i lavoratori Fiat” e “Voto Fiat Mirafiori: i sindacati coadiuvano un attacco contro i lavoratori di dimensioni storiche” ).

Questa sconfitta è il risultato diretto sia delle politiche dei sindacati, in particolare della FIOM-CGIL che ha la maggioranza dei delegati sindacali nello stabilimento di Bertone, che dei loro sostenitori di “sinistra”. I sindacati hanno votato apertamente a favore del piano Fiat, anche se la FIOM continua ipocritamente a porsi come avversario delle politiche Fiat. Nei fatti però, il sindacato ha accettato i diktat degli investitori che risulteranno in un grave attacco ai salari e agli orario di lavoro.

Il delegato FIOM Pino Viola ha giustificato la posizione della FIOM in un comunicato stampa: “Non ci faremo dividere tra quelli che vogliono lavorare e quelli che vogliono difendere i diritti, perchè questa battaglia l’abbiamo iniziata tutti insieme e tutti insieme la vogliamo portare avanti. Non permetteremo a nessuno, tanto meno all’azienda, di scaricare su di noi la responsabilità di non fare l’investimento”.

Significativamente, i lavoratori non sono stati informati sui termini precisi delle condizioni a loro imposte. In effetti, sono stati costretti a cedere alla Fiat e ai sindacati un assegno in bianco sulle condizioni di lavoro, in cambio della promessa di mantenere la produzione alla Bertone. In ogni caso, si tratta di piani che prevedono turni di 10 ore, la triplicazione delle ore di straordinario obbligatorio e in generale di attacchi sulle condizioni di lavoro.

I sindacati hanno rifiutato di organizzare qualsiasi azione industriale contro i piani della Fiat. Invece, dopo il tradimento allo stabilimento di Mirafiori, Fiom ha deciso di perseguire una serie di cause legali contro la Fiat sulla base del fatto che Fiat SpA e Fiat-Industrial avrebbe come scopo il trasferimento della produzione all’estero, presumibilmente in violazione di determinate normative italiane ed europee.

Questa presa di posizione nazionalista pone i lavoratori italiani contro i loro fratelli e sorelle di classe in tutto il mondo, specialmente quelli che lavorano alla Fiat o alla Chrysler negli Stati Uniti, Serbia, Brasile, o in Polonia. È stato anche un pretesto per evitare di organizzare una lotta, indirizzando invece i lavoratori in un vicolo cieco in attesa di essere salvati dai tribunali.

Il presidente della FIOM Maurizio Landini ha dichiarato che “l’obiettivo del ricorso è di rendere nulli gli gli effetti dell’accordo Fiat per gli stabilimenti di Pomigliano e Mirafiori”. Al tempo stesso, Landini ha dichiarato che “con questo, però, non diciamo che lasciamo il lavoro sindacale ai giudici. La Fiom continuerà a essere ai tavoli e a rivendicare diritti”.

Per quanto bancarotta e vile fosse la strategia della FIOM, il sindacato è stato tuttavia costretto alla fine ad abbandonarla, visto che minacciava di trasformarsi in una vittoria per i lavoratori. Infatti dopo nove inaspettati verdetti a favore, la FIOM ha annunciato di voler abbandonare il procedimento giudiziario e tornare al tavolo dei negoziati con gli altri sindacati e il management Fiat.

Nel frattempo, nello stabilimento di Melfi, che sarà presto oggetto di una votazione simile, 10 delegati della Fiom si sono già espressi a favore della proposta Fiat, che sarà ulteriormente elaborata rispetto all’accordo Mirafiori.

In effetti, il 31 marzo, la FIOM aveva già firmato un accordo con gli altri sindacati che introduce l’Ergo Uas, un sistema di pianificazione del lavoro che è precursore delle stesse condizioni stabilite nell’accordo Mirafiori.

Più apertamente, i sindacati di destra FIM-CISL e UILM-UIL, hanno pubblicamente invitato i lavoratori a sostenere i contratti Fiat e stanno offrendo un’alleanza alla FIOM, chiedendole di spiegare “la situazione” ai lavoratori.

L’orientamento nazionalista dei sindacati e dei loro sostenitori politici sottolinea la loro capitolazione alle imposizioni volute dal management Fiat. In un sistema integrato a livello globale, dove la produzione può essere facilmente spostata da un paese all’altro, i tentativi di mantenere la produzione nei vecchi paesi industrializzati sulla base della concorrenza e del sistema del profitto equivalgono ad imporre massicci tagli salariali ai lavoratori.

Questo è un fenomeno internazionale. Infatti, il sindacato genitore della FIOM, la CGIL, cerca di giustificare il suo tradimento dei lavoratori citando quella del sindacato metalmeccanico americano UAW.

La CGIL ha detto: “La crisi della industria automobilistica negli Usa, e in particolare della Crysler, dimostra il drammatico collasso del modello aziendalistico: in quella realtà al fallimento dell’impresa sarebbe conseguita non solo la perdita dei posti di lavoro, ma anche dei trattamenti pensionistici e sanitari per tutti i dipendenti e gli ex dipendenti dell’azienda. Perciò Bob King e l’UAW non avevano scelta: dovevano convertire in azioni i loro crediti [cioè il fondo pensionistico VEBA] salvo perdere tutto, e accettare l’accordo negoziato tra Obama e Marchionne.”

All’indomani del fallimento della Chrysler, come il presidente Obama spudoratamente annunciava che la sentenza del tribunale fallimentare avrebbe ”salvato i posti di lavoro“, lui stesso e la UAW utilizzavano la minaccia della bancarotta per ricattare i lavoratori e convincerli a rinunciare a concessioni importanti. Ciò includeva il dimezzamento degli stipendi per i nuovi assunti.

Al centro della crisi dell’industria automobilistica italiana, questo è precisamente il tipo di misura che FIOM e gli altri sindacati stanno facilitando. La crisi sta spingendo la borghesia a intensificare gli attacchi contro i lavoratori, compresa l’eliminazione dei contratti collettivi nazionali, come nel caso del contratto di Mirafiori.

L’accordo FIOM con le politiche UAW è stato smascherato alla fine dello scorso settembre, quando un ”incontro di solidarietà” si è svolto tra il Presidente della UAW Bob King, il Vice Presidente General Holiefield e altri due rappresentanti UAW da un lato, e il Segretario Generale della FIOM Maurizio Landini, il Segretario Nazionale Giorgio Airaudo e il responsabile internazionale Alessandra Mecozzi.

Il sito web della FIOM riferisce che nelle due ore del meeting, la FIOM stessa ha riferito sullo stato dei rapporti con la Fiat in Italia e la situazione nei diversi stabilimenti. C’è stato uno scambio di valutazioni e opinioni, e si è convenuto che era necessario rafforzare il rapporto tra FIOM e UAW.

È stato anche concordato di istituire rapidamente una rete sindacale globale Fiat/Chrysler, con il supporto di un altro sindacato internazionale (FISM, Federazione Internazionale dei Sindacati Metalmeccanici), per suggellare un “Accordo Quadro Internazionale con l’Azienda”. FIOM ha pubblicamente ringraziato King e Holiefield per il loro supporto a una manifestazione tenutasi in Italia poco dopo la riunione di settembre.

Il tradimento dei sindacati è reso possibile dal vuoto politico che esiste a sinistra, e in particolare dal sostegno attivo di partiti come il Partito Democratico (PD), Rifondazione Comunista e la pablista Sinistra Critica. Legati ai sindacati e compromessi dai tagli alle pensioni e dai finanziamenti alle guerre che hanno imposto quando erano al governo nel 2006-2008, non hanno intrapreso nessun serio tentativo di mobilitare l’opposizione allo screditato governo Berlusconi.

Questo non è imputabile principalmente alla loro codardia politica, ma al loro vero e proprio sostegno agli attacchi contro la classe lavoratrice. Parlando del contratto Fiat, il senatore PD Tiziano Treu approvando ha dichiarato: “è giusto che ci sia un clima di consapevolezza e partecipazione, non isteria”.

Rifondazione ha definito il voto “disperato”, ma era in piena solidarietà con quello che veniva definito una “mossa intelligente, una decisione storica”.

Il partito pablista, Sinistra Critica, si è fatto in quattro per giustificare il sostegno della FIOM al piano Marchionne. La sua dichiarazione esprime “una scelta destinata a imprimere alla vertenza Fiat un volto nuovo con una Fiom che cambia posizione rispetto alle precedenti consultazioni, anche se comunque si tiene le mani libere e con un’azienda che non dovrebbe avere più alibi per non fare l’investimento promesso.” Per questi partiti di ex-”sinistra“, come per i sindacati, il capitale deve comandare.