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Italia: falliti tentativi di formare il governo

Questo articolo è stato precedentemente pubblicato in tedesco il 27 marzo 2013 e in inglese il 28 marzo 2013

L’Italia resta senza un governo quattro settimane dopo le elezioni parlamentari nel paese. Venerdì scorso, il Presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano aveva dato il mandato a formare un governo al capo del Partito Democratico (PD), Pier Luigi Bersani.

Tuttavia, negli ultimi due giorni, Bersani è stato respinto, senza mezzi termini, da entrambi i potenziali partner in un governo di destra: il Popolo della Libertà (PDL) di Silvio Berlusconi e il populista Movimento 5 Stelle (M5S) del comico Beppe Grillo.

Il dilemma di base che Bersani affronta è che sta cercando di formare un governo che porti avanti le politiche di austerità richieste dalle banche e dall’Unione Europea (UE), anche se l’elettorato italiano ha ripudiato tali politiche nelle elezioni del 24-25 febbraio. Il Primo Ministro in carica, Mario Monti, il cui governo tecnocratico ha spietatamente imposto le misure di austerità dell’UE dopo la presa di potere nel novembre 2011, ha avuto solo il 10 per cento dei voti.

La coalizione di centrosinistra guidata da Pier Luigi Bersani e la lista elettorale di Mario Monti, entrambe impregnate alla continuazione delle politiche di austerità precedenti, hanno ottenuto solo il 40 per cento dei voti. Quasi il 30 per cento degli elettori ha sostenuto la coalizione di centro destra di Silvio Berlusconi e il 25 per cento degli elettori ha sostenuto il Movimento 5 Stelle (M5S) di Beppe Grillo. Entrambi hanno fatto campagna elettorale attaccando le misure di austerità di Monti e l’Unione Europea.

Bersani ha la maggioranza alla Camera dei Deputati, dato che la legge elettorale italiana premia l’alleanza più forte con il 54 per cento dei seggi. Al Senato, invece, Bersani dipende dal sostegno di Grillo o di Berlusconi per ottenere quei 35 voti aggiuntivi necessari per formare un governo di maggioranza.

Martedì scorso, il PDL ha rifiutato la richiesta di Bersani di sostenere un governo di minoranza PD, chiedendo invece che PD-PDL formino un governo di coalizione.

Prendendosi gioco delle consultazioni di Bersani con funzionari aziendali e sindacali e le organizzazioni non governative, il deputato PDL Renato Brunetta ha detto: “Pierluigi Bersani può consultare chi vuole, anche gli alcolisti anonimi e le casalinghe disperate, ma deve rendersi conto che l’economia reale del nostro Paese rischia il baratro se non c’é un accordo tra le due principali forze politiche”

Fino ad ora Bersani ha escluso un’altra richiesta base del PDL: la promessa che il PD sosterrà un candidato PDL alla presidenza, quando il mandato settennale di Napolitano scadrà a maggio.

Martedì scorso il M5S ha respinto la richiesta di Bersani di sostenere un governo PD, anche se molti membri del M5S sono in gran parte d’accordo con gli otto punti del piano presentato da Bersani e generalmente sono d’accordo con la politica pro-affari di Bersani. Dopo l’incontro, Grillo ha insultato Bersani e Berlusconi sul suo blog, chiamandoli “puttanieri” che “hanno fottuto” una generazione.

Se i tentativi di Bersani di formare un governo fallissero, come sembra ormai sempre più probabile, Napolitano potrebbe chiedere ad altro membro del PD, come ad esempio il vice di Bersani Enrico Letta, di formare un governo di coalizione con il PDL. In alternativa, Napolitano potrebbe estendere la durata dell’ impopolare governo Monti, o indire nuove elezioni.

La crescente ostilità dei lavoratori italiani contro l’UE e Monti, il limitato supporto elettorale per il PD, putativamente il partito “di sinistra” della borghesia italiana e le sue politiche pro-affari, e il fallimento dei partiti italiani borghesi a formare un governo ha spiazzato la borghesia europea, che è già scossa dalla crisi bancaria a Cipro; ma ha anche messo in luce l’enorme vuoto a sinistra.

I primi incontri di Bersani con i leader aziendali più importanti si sono svolti sabato scorso, essi gli hanno ricordato che il paese è in preda a una profonda depressione e che c’è poco tempo rimasto. Il capo della Confindustria, Giorgio Squinzi, sabato ha detto a Bersani che l’Italia sta affrontato la crisi economica più difficile della sua storia. Squinzi ha invitato tutte le parti a stabilire un governo funzionante nel più breve tempo possibile.

I suoi appelli per un governo di unità nazionale, per difendere gli interessi delle grandi imprese e delle banche, sono stati ripresi dai dirigenti sindacali che si sono incontrati con Bersani lunedì. Susanna Camusso, capo della più grande confederazione sindacale, la CGIL (Confederazione Generale Italiana del Lavoro), ha invitato Bersani a formare un governo, nell’interesse nazionale, a tempi brevissimi.

Un messaggio simile è venuto da Raffaele Bonanni, capo della cristiana CISL (Confederazione Italiana Sindacati Lavoratori). Egli ha ammonito che l’Italia “potrebbe finire come la Repubblica di Weimar”, il periodo della storia tedesca tra le due guerre mondiali, che si concluse con la vittoria del fascismo. “Abbiamo bisogno di un nuovo governo a tutti i costi”, ha dichiarato Bonanni.

Nella recente campagna elettorale Bersani aveva però escluso qualsiasi coalizione con Berlusconi. Dopo le elezioni, Bersani teme che unendo le forze con l’ex premier servirà solo a rafforzare la mano del nuovo M5S di Grillo, che ha fatto una campagna elettorale diretta contro tutti i partiti al potere.

In condizioni in cui tutti i partiti successori del Partito Comunista Italiano hanno totalmente integrato se stessi nel campo della borghesia, il populista Beppe Grillo è stato in grado di sfruttare il malcontento diffuso, soprattutto tra le sezioni più giovani dell’elettorato, e vincere un quarto del voto nelle elezioni del mese di febbraio. (Vedi, “Rifondazione Comunista si presenta alle elezioni come partito borghese")

Rosario Crocetta (PD) ha governato la Sicilia dallo scorso ottobre, con l’appoggio dei sostenitori di Grillo, imponendo politiche di austerità all’isola. Questo esempio rende chiaro che il movimento di Grillo non ha obiezioni nei confronti delle politiche di austerità richieste da parte delle banche e sostenute dal PD e da altri partiti italiani. (Vedi, “Italia: l’inesorabile slittamento a destra di Beppe Grillo")

Da parte sua, Berlusconi ha reso ben chiaro che egli è disposto a unire le forze con Bersani, sotto le giuste condizioni. Berlusconi ha urgente bisogno di immunità parlamentare per scongiurare una serie di procedimenti penali in corso contro di lui, tra cui acquisto di voti, frode e prostituzione minorile. Allo stesso tempo, ha stabilito le proprie condizioni. Berlusconi chiede che un membro del suo PDL assuma l’incarico di Vice Presidente del Consiglio in un nuovo governo.

In una mossa considerata come un tentativo di rafforzare la sua posizione nei negoziati con Bersani, Berlusconi ha recentemente approvato la formazione di una nuova fazione in Senato, che si autodefinisce Grande Autonomia e Libertà (GAL). Si compone di membri della Lega Nord, del PDL e, in Sicilia, dell’ex movimento di destra MPA .

La pubblicazione Blogo.it scrive del nuovo gruppo che potrebbe essere “una forza‘ cuscinetto’ di possibile support alla nascita di un governo di centrosinistra. Dieci Piccoli Indiani messi lì da Maroni [leader della Lega Nord] e Berlusconi pronti a dare una mano a Bersani”.

Pur lasciando aperta la possibilità di una grande coalizione, Berlusconi sta anche coltivando i suoi legami con l’ultra-destra. Sabato 23 marzo il suo partito ha organizzato una manifestazione di diverse migliaia di sostenitori in Piazza del Popolo a Roma con lo slogan “Tutti per Silvio”. Alla manifestazione, a fianco di Berlusconi, hanno partecipato il sindaco di Roma, ed ex fascista, Gianni Alemanno e la nipote del Duce Alessandra Mussolini.

Berlusconi ha dichiarato al raduno che il suo partito è pronto per le elezioni, se Bersani insistesse nell’ “assurdo tentativo di formare un governo di minoranza senza numeri sufficienti”.