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Il Monte dei Paschi di Siena cerca il salvataggio dallo Stato

Questo articolo è stato precedentemente pubblicato in inglese il 23 dicembre 2016 e in tedesco il 24 dicembre 2016

Il Monte dei Paschi di Siena (MPS), in ordine di grandezza la terza più grande banca del Paese, perseguirà un salvataggio da parte dello Stato per far fronte alla contingente crisi di liquidità alla fine dell’anno, mentre decine di miliardi di crediti inesigibili si accumulano nei suoi libri contabili.

Un portavoce del MPS, mercoledì in tarda serata, dopo che lo sceiccato petrolifero del Qatar ha rifiutato di investire € 2 miliardi nel MPS, ha ammesso che la banca non era riuscita a trovare un cosiddetto “investitore d’ancoraggio, ” ossia un investitore privato che investisse nella banca la parte essenziale dei fondi necessari. La mattina di giovedì 22, dopo aver già perso l’87 per cento nel corso dell’anno, le azioni del MPS, alla borsa di Milano, sono crollate al nuovo record minimo di € 14, 71.

Mercoledì scorso il Parlamento ha accettato le premesse di salvataggio della banca, in fase di preparazione da parte del Ministro delle Finanze Pier Paolo Padoan, per un valore di € 20 miliardi. La Camera dei deputati ha votato l’approvazione di questo piano con 389 voti favorevoli e 134 contro e il Senato con 221 voti favorevoli contro 60. Il Partito Democratico (PD), il Nuovo Centro Destra (NCD) e Forza Italia, dell’ex-premier Berlusconi, hanno approvato il piano, mentre il populista di destra Movimento Cinque Stelle (M5S) di Beppe Grillo ha votato contro.

Il “Corriere della Sera” ha scritto: “I 5 miliardi di euro da recuperare sul mercato entro l’anno avrebbero dato respiro alla banca guidata da Marco Morelli. Ora invece bisognerà fare ricorso al polmone finanziario del Tesoro, non è ancora chiaro in quale forma.”

È così esplicitamente esposta la situazione di bancarotta del capitalismo europeo. Decine di miliardi di fondi pubblici verranno passati all’aristocrazia finanziaria, mentre Italia ed Europa scivolano sempre più verso la catastrofe finanziaria, attraverso un piano di salvataggio che imposta solo le basi per ulteriori disastri. Il MPS e la più grande banca italiana, la UniCredit, sono pronti ad annunciare la chiusura di moltissime filiali, con la perdita di decine di migliaia di posti di lavoro, altre banche a seguiranno a ruota.

Il piano di salvataggio da parte dello Stato minaccia non solo di rovinare le piccole imprese, che hanno preso in prestito dal MPS e almeno 40.000 piccoli risparmiatori che hanno investito in obbligazioni MPS, ma scatenerà profondi conflitti tra le potenze europee circa i termini del salvataggio.

In base alle norme europee, in atto dall’inizio del 2016, i salvataggi statali sono illegali, a meno che ai creditori della banca da salvarsi non venga addossato almeno l’8 per cento delle passività della banca stessa. Quando l’anno scorso queste regole sono state applicate alle banche italiane più piccole, rovinando molti dei loro depositanti, hanno provocato un tumulto politico e proteste dopo che un pensionato 68enne alla rovina si è suicidato a Civitavecchia.

In mezzo a speculazioni sulla possibilità che il Governo si sarebbe incontrato ieri sera tardi o oggi per discutere il piano di salvataggio del MPS, sono emersi rapporti che le disposizioni per il bail-in erano già state incluse nei piani del PD. “Lo schema è pronto”, ha dichiarato un alto funzionario italiano. “Il principio di condivisione degli oneri sarà rispettato, ma cercheremo di limitare il più possibile i danni ai risparmiatori”.

Alcuni parlamentari europei hanno dichiarato che il programma di salvataggio del MPS è illegale e chiedono termini molto duri contro le banche italiane. All’inizio di questo mese, Sven Giegold, parlamentare tedesco e capo della coalizione Verde al parlamento europeo ha detto che il piano di salvataggio del MPS costituisce una “violazione inaccettabile della separazione fra governi e banche e un assalto alla fiducia nell’unione bancaria europea”.

Con il suo referendum del 4 dicembre sulle modifiche costituzionali, l’ex primo ministro PD Matteo Renzi sperava di rafforzare i propri poteri e limitare quelli del Senato, in modo da essere in grado di imporre qualunque condizione patteggiata con le autorità europee e i mercati finanziari.

Tuttavia, dopo la sonora sconfitta del referendum di Renzi, la crisi si è intensificata rapidamente. La Banca centrale europea (BCE) ha respinto la richiesta del MPS di più tempo per soddisfare i requisiti di capitale e il Qatar ha rifiutato di investire altri fondi, in mancanza di ulteriori dettagli su che governo sarebbe emerso dopo le dimissioni di Renzi.

A causa della crisi bancaria italiana i mercati finanziari internazionali e il sistema politico europeo sono pervasi da enormi tensioni. Con le banche italiane confrontate a € 360 miliardi di crediti inesigibili, si teme che i tentativi di salvare il MPS potrebbero semplicemente “tagliare i viveri” all’UniCredit, che è una banca ancora più grande, ossia privarla dei capitali di cui ha bisogno per sopravvivere ed evitare il collasso dell’intero sistema bancario europeo. Altre grandi banche europee sono massicciamente e strettamente legate alla sorte delle banche italiane; fra queste ci sono due delle tre grandi banche di Francia, la BNP Paribas e il Crédit Agricole, e la quarta più grande banca tedesca, la Hypovereinsbank.

Inoltre, l’anti-UE e anti-euro M5S di Grillo guadagna sempre più terreno contro l’impopolare PD, minacciando il governo PD del primo ministro Paolo Gentiloni, frettolosamente installato dopo la sconfitta di Renzi.

Wolfang Piccoli dell’agenzia di informazioni finanziarie Teneo aveva previsto che i conflitti per il piano di salvataggio del MPS si sarebbero concretizzati solo dopo le vacanze di Natale, ma che sarebbero diventate “politicamente tossiche” più in là. Piccoli ha detto all’inglese The Guardian: “Per quel che riguarda gli obbligazionisti minori [i piccoli risparmiatori], vediamo cosa succederà. Alla fin fine sarà Bruxelles a decidere”, aggiungendo: “Questo si trascinerà per un certo tempo; se ci saranno elezioni a maggio o giugno, verrà utilizzato [contro il PD] e non c’è modo di evitarlo”.

Il piano di salvataggio del MPS intensificherà la crisi storica della UE e del capitalismo europeo, come brutalmente dimostrato dalla vittoria di questa estate del referendum britannico per lasciare l’UE, indetto da sezioni del Partito Conservatore e dal partito di destra Partito per l’Indipendenza del Regno Unito.

Al presente il pericolo principale è che l’aumentata rabbia sociale sta facendo il gioco delle forze di destra. Il piano di salvataggio del MPS rischia di rovinare migliaia di italiani della classe media, fra il crescente sostegno elettorale per populisti di destra, non solo del M5S in Italia, ma in tutta Europa. Il neofascista Front National potrebbe prendere il potere nelle elezioni presidenziali francesi dell’anno prossimo, con il suo programma di abbandono dell’euro e un referendum sull’adesione o meno della Francia all’UE.

Vi è una crescente discussione sul fatto che, in caso di una grave crisi bancaria, Roma potrebbe salvare le banche italiane in palese violazione delle norme europee creando un confronto esplosivo con l’UE. All’inizio di questo mese il Financial Times ha scritto: “Persone che hanno familiarità con il pensiero del governo dicono che l’Italia sarebbe disposta a pompare miliardi di euro nelle sue banche, per arginarne la sistemica crisi, a dispetto della UE”.

Allo stesso tempo, il piano di salvataggio del MPS semplicemente intensificherà la crisi economica e sociale in Italia e in tutta Europa che sta minacciando il sistema bancario.

La recessione che seguì il crollo finanziario del 2008 ha spazzato via quasi un quarto dell’industria italiana. C’è grande disoccupazione, di gran lunga superiore al tasso ufficiale dell’11 per cento, dal momento che molti dei disoccupati non sono più contati come parte della forza lavoro. Il tasso ufficiale di disoccupazione giovanile è di circa il 40 per cento. La povertà si sta espandendo ed ingrandendo, in particolare nel Sud; più recentemente nelle regioni colpite dal terremoto, dove la maggior parte delle persone non ha avuto la possibilità di allontanarsi ed iniziare una nuova vita altrove.