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La destra in Italia entusiasta dell’elezione di Trump

Questo articolo è stato precedentemente pubblicato in inglese il 18 novembre2016

In Italia l’elezione di Donald Trump è stata accolta con entusiasmo dalla destra e dall’estrema destra. Allo stesso tempo peggiorano le prospettive per il referendum costituzionale previsto per il 4 dicembre; Matteo Renzi (Partito Democratico) ha legato il proprio futuro politico ad un esito positivo del referendum.

La vittoria elettorale di Trump è stata celebrata da Beppe Grillo, fondatore del Movimento 5 Stelle (M5S); in un video sul suo blog Grillo ha oscenamente accolto la vittoria di Trump scrivendo: “Questo è un vaffanculo generale”.

“Ma sono quelli che osano, gli ostinati, i barbari, che porteranno avanti il mondo. E noi siamo barbari! E i veri imbecilli, populisti e demagoghi sono i giornalisti e gli intellettuali di regime, completamente asserviti ai grandi poteri. Pannocchia [Trump] ha mandato a fanculo tutti: massoni, grandi gruppi bancari, cinesi”.

Grillo, che tre anni fa si era presentato come portavoce del movimento ambientalista e di protesta, sostenendo che avrebbe mobilitato la popolazione contro la corruzione della classe dirigente, ha mostrato i suoi veri colori di populista di destra.

Grillo è uno degli anelli della lunga catena di politici di destra e di estrema destra che hanno calorosamente accolto l’elezione di Donald Trump.

L’ottantenne Silvio Berlusconi (Forza Italia) ha espresso il suo entusiasmo per essere stato paragonato a Trump dai media, in quanto anch’egli imprenditore miliardario, nonché quattro volte primo ministro. Berlusconi ha detto che Trump è stato eletto perché gli americani sono stanchi di una politica “che ha commesso l’errore tipico delle sinistre di tutto il mondo, quello di pensare che il “politicamente corretto” sia il modo di stare vicino ai bisogni della gente”.

Parlando del referendum costituzionale di Renzi, Berlusconi ha detto che lo stesso spirito, che ha portato gli americani a scegliere Trump, ora porterà gli italiani a dire: “No a un referendum, che limita la loro libertà di scelta”.

Renato Brunetta, portavoce di Forza Italia, ha invitato il capo del governo a dimettersi e ha detto di Renzi: “Da oggi è politicamente finito, è un dead man walking”. Ha basato la sua osservazione sul fatto che Renzi è stato recentemente ospite di Obama e che questi aveva espresso il suo sostegno per la riforma costituzionale di Renzi.

La riforma costituzionale, che verrà votata il 4 dicembre, è un’iniziativa reazionaria. Il governo Renzi vuole abolire l’attuale sistema parlamentare bicamerale con lo scopo di accelerare il processo decisionale in parlamento. Il governo sta rispondendo alle esigenze del capitale finanziario e si sta preparando per la guerra e a violente lotte di classe.

Nei suoi quasi tre anni in carica, Matteo Renzi ha introdotto politiche reazionarie come il suo “Jobs Act” e la riforma delle pensioni, attaccando i diritti della popolazione attiva e della gioventù. Renzi, che era salito al potere quale “modernizzatore” e “rottamatore” degli interessi di parte, è ora confrontato da una crescente resistenza popolare. I sondaggi sul risultato del referendum hanno dimostrato per settimane che il settore dei “no” è in testa.

Renzi ha più volte legato il referendum al suo destino politico; domenica scorsa, in una trasmissione televisiva ha dichiarato: ” Uno sta al potere finché può cambiare se dobbiamo lasciare le cose come stanno vengano altri che son bravi a galleggiare… La politica non è l’unica cosa che conta nella vita”.

Il Paese è in profonda crisi economica. La terza più grande economia della unione monetaria europea non si è ancora ripresa dalla crisi finanziaria globale nel 2008. Il debito pubblico, a quasi 133 per cento del PIL, è il secondo più grande in Europa, dietro la Grecia, mentre la crisi bancaria del paese rimane irrisolta. I bilanci delle banche rivelano sofferenze pari a € 136 miliardi. Tante piccole e medie imprese non possono ripagare i loro prestiti e stanno andando in bancarotta.

Molti commentatori temono che l’Italia possa essere il prossimo paese a lasciare l’Unione Europea (UE), dopo il Regno Unito. “L’effetto Trump è immensamente pericoloso per l’Italia”, ha scritto il giornale tedesco “Die Welt”, e la televisione ARD ha riferito il 14 novembre: “Al presente gli investitori considerano più probabile che l’Italia abbandoni l’euro piuttosto che la Grecia lasci l’UE.”

Povertà e disoccupazione sono in aumento, e il governo è diventato sempre meno popolare. Decine di migliaia di giovani italiani stanno “votando” mettendosi in cammino e lasciando il Paese in cerca di condizioni di vita migliori.

Nel frattempo, sono in aumento scioperi e proteste. I lavoratori metalmeccanici, gli insegnanti, i lavoratori di ferrovie, autobus, treni e il personale di volo, i conducenti dei servizi consegna pacchi, gli addetti dei trasportatori su strada e dei servizi logistici si preparano ad entrare in lotta contro le misure di austerità del governo. Gli scioperi di metà novembre, contro il budget del governo, dovrebbero essere seguiti da uno sciopero generale il 24-25 novembre.

Tuttavia questi scioperi sono stati progettati semplicemente come valvola di sfogo e per rafforzare l’influenza delle federazioni sindacali ufficiali. I maggiori sindacati sostengono il programma economico del governo Renzi, mentre i cosiddetti sindacati di base fondamentalmente condividono lo stesso programma borghese delle loro controparti più grandi.

In condizioni in cui un’alternativa socialista progressiva è carente, l’opposizione al referendum di Renzi è stata dominata dalla destra politica. La Lega Nord e i fascisti non stanno solamente mobilitando i negozianti impoveriti, gli artigiani e piccoli imprenditori, ma anche i lavoratori disperati, desiderosi di lottare contro Renzi, l’establishment e l’UE di Bruxelles.

Sabato scorso, il campo di destra ha indetto un raduno in Piazza Croce a Firenze, la città di cui Renzi era precedentemente stato sindaco, e che è tradizionalmente governata dal centro-sinistra. “Il 4 dicembre spediremo Renzi a casa”, ha gridato Matteo Salvini, capo della Lega Nord, sottolineando che “Firenze non è comunista. Firenze è abusivamente occupata da qualche bugiardo che manderemo a casa il prima possibile”. Salvini si è detto pronto ad assumere il governo: “se chiedono ci sono, non è più tempo di rimandare, tentennamenti, dubbi, paure”.

Lo stesso giorno, anche Giorgia Meloni, presidente del partito fascista Fratelli d’Italia, ha fatto la sua comparsa. Ha gridato all’insurrezione a Firenze se, dopo una sconfitta del referendum, il presidente Sergio Mattarella rifiutasse di indire le elezioni. “Noi chiameremo la gente alla mobilitazione”, ha detto Meloni.

Il referendum rivela l’urgenza di costruire una direzione rivoluzionaria della classe lavoratrice. Come dimostra il flusso costante di scioperi e proteste di operai, i lavoratori sono pronti a combattere e molto arrabbiati; quello che a loro manca, per sconfiggere il programma di devastazione sociale, dittatura e guerra della classe dirigente, è un partito rivoluzionario e una prospettiva socialista internazionalista.