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I Banchieri Di Dio: Il Caso Calvi, scritto da Armenia Balducci e Giuseppe Ferrara, diretto da Giuseppe Ferrara

Come governi, banchieri, servizi segreti, logge massoniche, il Vaticano e la mafia influenzarono la politica internazionale degli anni‘ 70 e‘ 80

Quest’articolo è stato precedentemente pubblicato in inglese il 15 febbraio 2006

Il nome del cineasta italiano Giuseppe Ferrara non è noto al pubblico internazionale. Eppure dovrebbe esserlo, perchè Ferrara è un regista coraggioso che ha esposto in maniera consistente la realtà celata dietro le versioni ufficiali degli eventi. Egli è spesso stato anche bersaglio di boicottaggi politici e di sabotaggi commerciali diretti ad occultare la verità esposta dai suoi film e documentari.

Il lavoro di Ferrara rappresenta un’accusa contro le più alte autorità, dai dirigenti politici alle elite finanziarie, dalle industrie deleterie all’ambiente alla malavita organizzata. Sasso In Bocca (1970), Faccia Di Spia (1975), La Salute Non Si Vende (1977), Il Caso Moro (1986) e Contradiction (1987), per fare solo qualche nome, hanno illustrato e fatto luce sulle macchinazioni dei colpi di stato, degli atti terroristici, delle attività mafiose e della negligenza industriale.

Nel film I Banchieri Di Dio: Il Caso Calvi, Ferrara persegue uno scopo ambizioso: ricostruire gli eventi che portarono all’omicidio (non al suicidio, come insisteva inizialmente l’investigazione ufficiale) del finanziere italiano Roberto Calvi il 18 giugno 1982. Dietro alla morte di Calvi si cela un intreccio di gruppi potenti e reazionari: il Vaticano, la mafia, e le forze di estrema destra che dominarono gli anni settanta. Queste forze avevano cospirato contro i diritti delle classi lavoratrici internazionali e della sinistra italiana ed internazionale, spingendo l’Italia sull’orlo di un colpo di stato militare. Calvi, presidente e direttore del Banco Ambrosiano di Milano, era una figura cruciale che serviva da fornitore finanziario.

Il vero motore di questa operazione cospiratoria fu un’entità internazionale massonica chiamata Loggia Propaganda 2, o P2, composta da 962 (o, come alcuni sostengono, molti di più) politici, ministri, imprenditori, giornalisti, giudici, ufficiali militari di alto rango e agenti dei servizi segreti di vari paesi, il cui scopo comune (il “Piano per la Rinascita Democratica") era quello di creare due zone cuscinetto sicure. Una finzione di “democrazia” caratterizzata da una parte da un polo di sinistra borghese e facile da controllare, e dall’altra da una cosiddetta destra “democratica”, con l’obiettivo specifico di soffocare qualsiasi mobilitazione politica genuina delle classi lavoratrici dell’Europa Occidentale e del Sud America.

La parola “democrazia” in realtà era solamente una parola codice per capitalismo, poichè questa losca organizzazione era più che disposta ad appoggiare regimi autoritari e di tipo fascista. Il Gran Maestro della P2 Licio Gelli, ex fascista italiano, ufficiale delle SS durante la seconda guerra mondiale e amico sia di Benito Mussolini che di Juan Perón, aveva rapporti con le forze di estrema destra europee e sud-americane. La P2 si preparava al colpo di stato nel caso di una vittoria elettorale del Partito Comunista in Italia, e manteneva sempre un governo parallelo pronto per questa evenienza.

Come Ferrara spiega nel suo film, la P2, con la collaborazione della CIA, perseguiva attivamente strategie di destabilizzazione politica e di repressione in Italia, Uruguay, Brasile, e nella “Guerra Sporca” in Argentina, appoggiando l’ascesa al potere di molti dittatori in tutto il mondo (per esempio, il film fa riferimento in maniera indiretta alla partecipazione della Loggia al finanziamento del regime argentino nel conflitto delle Falklands). Queste strategie, oltre al controllo e alla repressione degli essenziali diritti democratici come quello allo sciopero e di assemblea, facevano ricorso all’uso di agenti provocatori e all’organizzazione di attentati terroristici diretti contro le forze di sinistra. In rapporto al sistema giuridico italiano, la Loggia perseguiva una strategia atta a limitare il potere dei giudici e a facilitare la partecipazione dei politici affiliati alla P2 nel Consiglio Superiore della Magistratura, il quale seleziona, promuove, e assegna giudici.

(Nel 2004, il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, ex membro della P2, tentò di riformare il sistema giudiziario in modo da istituire un tale programma. Il Presidente della Repubblica rifiutò però di firmare quel progetto di legge. (Vedere ./2005/jan2005/berl-j22.shtml">“Presidente della Repubblica Ciampi blocca le “riforme” giudiziarie di Berlusconi”) Infine, il programma della P2 comprendeva misure tattiche specifiche per controllare la stampa e i mass media, specialmente promuovendo giornalisti amici a posti importanti, come Ferrara documenta in relazione all’aquisto e controllo da parte della Loggia del Corriere Della Sera, il quotidiano più importante d’Italia.

Il regista descrive con grande cura il ruolo giocato da Calvi al Banco Ambrosiano, il braccio finanziario della P2. Il significato dell’intervento di questa banca nella politica mondiale non è facile da elucidare in un solo articolo o un documentario. Il suo impatto continua a riverberare. Tuttora molti degli ex membri della Loggia occupano posizioni governative importanti, nonostante il fatto che la P2 e simili organizzazioni siano ormai bandite dalla legge—l’odierno governo italiano, ad esempio, oltre al Presidente del Consiglio, ospita molti ex membri.

Il film documenta i rapporti forti e profondi che legavano il Banco Ambrosiano alla banca del Vaticano, lo IOR (Istituto per le Opere di Religione). Fu Calvi che, su richiesta del Papa, finanziò e contribuì a transformare il movimento polacco Solidarnosc in un movimento filo-capitalista, prevenendo così la possibilità dello sviluppo di un’alternativa di sinistra allo stalinismo, ed infliggendo così una grave sconfitta alla classe lavoratrice polacca.

Allo stesso tempo, tramite i suoi legami con la mafia e un complesso sistema di riciclaggio finanziario, Calvi riusciva a mantenere un flusso costante di denaro. I soldi venivano spostati tramite molte sussidiarie che costituivano un intricato e pressoché impenetrabile tessuto di istituzioni finanziarie, aziende d’oltreoceano, banche e alchemie contabili attraverso le quali l’Ambrosiano gestiva transazioni finanziarie importanti. Nel film il Vaticano viene mostrato accuratamente come co-proprietario di alcune di queste organizzazioni bancarie. Il collasso dell’Ambrosiano rivelò che alti funzionari nel Vaticano e nella banca avevano collaborato alla costruzione di una rete di aziende fantasma d’oltreoceano, depositando in esse centinaia di milioni di dollari (forse fino a un miliardo di dollari). Inoltre, risorse finanziarie immense furono utilizzate nelle campagne elettorali di quei partiti con cui la Loggia aveva legami politici.

Nel 1981, quando la Guardia di Finanza scoprì una lista dei membri della P2 e i suoi legami con i servizi segreti italiani e americani, una grande crisi politica e finanziaria esplose, scuotendo l’intero sistema. Il governo democristiano cadde proprio in conseguenza del fatto che si opponeva alla pubblicazione della lista dei membri P2, un documento che avrebbe incriminato parti consistenti della classe dirigente.

Dopo il suo arresto per trasferimento illecito di capitali e il suo rilascio in libertà provvisoria, Calvi venne aiutato da sua moglie e da un massone di nome Francesco Pazienza, membro dai servizi segreti, nell’impostare un gioco machiavellico con le varie istituzioni che aveva servito nel disperato tentativo di salvare la sua banca, ormai gravata da debiti di un miliardo di dollari.

L’arcivescovo Marcinkus e la banca vaticana intervenirono in soccorso di Calvi. Nel settembre del 1981, Calvi riceveva dal Vaticano una serie di documenti noti come “lettere di patronaggio." Queste riconoscevano la comproprietà di undici aziende fantasma panamensi sotto inchiesta a causa del crack Ambrosiano, garantendo tutti i loro debiti, e ammettendo inoltre indirettamente la propria responsabilità per tutte le operazioni gestite dalla banca di Calvi. Il Vaticano, però, allo stesso tempo si prese cura di includere una data di scadenza in questi documenti! Il loro sostegno per Calvi aveva perciò un limite preciso.

Più tardi, tramite Pazienza, Calvi fece amicizia con Flavio Carboni, un imprenditore sardo che aveva rapporti intimi con la Democrazia Cristiana, la mafia, e l’Opus Dei, l’organizzazzione ultra-ortodossa del Vaticano. Proprio quest’ultima giocò un ruolo determinante nella caduta di Calvi. Confidando nell’eventuale intervento di Giovanni Paolo II, egli firmò un accordo con l’Opus Dei che in sostanza assolveva il Vaticano di qualsiasi responsabilità, annullando tutti gli impegni presi da Marcinkus in precedenza.

Nel frattempo, Calvi tentava di riscattare favori resi in passato, come il finanziamento illegale delle campagne elettorali di certi partiti. In altre parole, cercò di ricattare molte figure di potere. Questi intrighi sono talmente comlicati da renderne a volte difficile la piena comprensione. Ad esempio, messo sotto torchio dalla mafia e dalla DC, Calvi pagò il riscatto per il rilascio di un losco uomo politico che era stato rapito dai terroristi delle Brigate Rosse. In cambio, nel tentativo di screditare coloro che avevano messo Calvi sotto accusa, la mafia cominciò a distribuire un volantino che denunciava le attività fraudolente del gigante Mediobanca e la complicità della Banca d’Italia. In maniera più diretta, la moglie di Calvi intanto chiedeva auito al Partito Socialista, ricattando il suo segretario e minacciando di rivelare i finanziamenti illeciti del partito.

Dopo un fallito tentativo di suicidio, Calvi decise di accettare aiuto dai contatti mafiosi di Carboni e, in un ultimo e disperato atto, fuggì dal paese con un passaporto falso tentando di mettere le mani su soldi e documenti che avrebbero potuto vendicare se stesso e incriminare altri. Calvi attraversò l’Europa per giorni, raggiungendo finalmente Londra, dove, la notte del 17 giugno 1982, fu catturato da due mafiosi e ucciso sulla sponda del Tamigi. Venne ritrovato la mattina successiva impiccato sul ponte dei Frati Neri, con dei mattoni e quindicimila sterline in tasca.

Carboni, assieme al Grande Maestro della P2 Gelli e a membri della mafia Napoletana e Romana sono stati incriminati solo l’anno scorso, dopo più di vent’anni di ritardi giudiziari orchestrati senza dubbio da coloro che volevano proteggere gli strati più alti dell’elite politica, finanziaria ed ecclesiastica.

Il ruolo del Partito Comunista

Forse a causa della complessità di questi complotti, I Banchieri Di Dio: Il Caso Calvi, evita certe questioni cruciali, specialmente il destino della classe lavoratrice e il ruolo del Partito Comunista. L’unico riferimento al PCI nel film è la menzione del suo debole e svogliato sostegno per un’inchiesta ufficiale sulla lista P2.

Nel 1976, il PCI raggiunse il massimo risultato elettorale della sua storia (34, 4% dei voti in tutto il paese), minacciando di interrompere il dominio dei democristiani che erano al potere dal 1946. Dopo un lungo periodo di totale asservimento al Cremlino, il PCI stalinista cercava di distanziarsi da esso su certi dettagli tattici (rimanendo però fedele alla strategia del “socialismo in un solo paese") e, grazie all’elaborazione dell’"Eurocomunismo”, di ripresentarsi come una formazione ancor più completamente integrata nell’ordine borghese italiano. A questo punto il partito era ormai a capo di un aggregato di diverse tendenze, tra cui la politica identitaria, l’ambientalismo, il radicalismo piccolo-borghese e il liberalismo dei ceti medi.

Il tentativo da parte del PCI di entrare nel governo borghese tramite un’alleanza con i democristiani fallì a seguito del rapimento ed assassinio del leader democristiano Aldo Moro. Nonostante questo, il fatto che il Partito Comunista aveva ormai abbandonato ogni pretesa di essere un partito marxista o anti-capitalista era ormai chiaro, e ciò riduceva la paura del “comunismo" da parte dei membri della P2.

Questo contesto ci aiuta a comprendere perché, messo di fronte alla crisi politica scatenata dall’affare Calvi, il PCI si comportò in maniera completamente passiva. In una situazione così gravida di implicazioni potenzialmente rivoluzionarie, una guida marxista sarebbe invece intervenuta avvertendo con fermezza la classe operaia dei gravi pericoli che la nuova minaccia fascista contro i diritti democratici rappresentava. L’attività del PCI, al contrario, poteva solamente peggiorare il disorientamento della classe lavoratrice italiana, e assestò infatti un ennesimo colpo alla sua crescita come forza politica indipendente.

Nel 1991, a seguito del collasso dell’Unione Sovietica, il PCI si spaccò in una serie di gruppi opportunisti, nessuno dei quali fu in grado di offrire una prospettiva marxista, o si degnò almeno di spiegare ciò che era successo al primo stato operaio nell’Unione Sovietica, o agli stessi partiti comunisti di massa.

Una questione contemporanea, una necessità storica

In certi momenti, il film dimostra una tendenza a romanticizzare Calvi, presentandolo come una persona genuinamente convinta della sua innocenza, o mostrandoci l’impatto psicologico che gli eventi causarono ai suoi familiari. Non c’è dubbio che coloro che finiscono in situazioni così estreme e difficili possano in certi casi redimersi; anche loro, dopo tutto, sono esseri umani risucchiati in una serie di eventi da cui vengono sopraffatti.

Impostare una narrativa in questo modo, però, può anche offuscare le questioni molto più importanti che il film riesce ad individuare. Calvi era infatti uno dei membri più importanti della classe dirigente italiana, e per due decenni finanziò in maniera assai consapevole e del tutto intenzionale molti degli eventi politicamente più loschi e decisivi di quel periodo. Non era certo una persona innocente. All’interno della P2, del Vaticano, della mafia, e, senza dubbio, del Banco Ambrosiano, sia i mezzi che i fini dell’intera operazione reazionaria erano ben noti.

Bisogna chiedersi: qual è il significato di tutto ciò oggi?

Ferrara è riuscito a portare a termine un’impresa importante e duratura: ha fatto luce su uno degli episodi più oscuri della seconda metà del ventesimo secolo e sulle sue vaste implicazioni.

Ma dai tempi della corruzione e dei complotti degli anni settanta, la politica italiana sostanzialmente non ha cambiato direzione; al contrario, le condizioni sociali ed economiche hanno spinto tutte le classi dirigenti verso destra. Il paese è guidato da una delle figure più dichiaratamente conservatrici del dopoguerra, un individuo che controlla in maniera quasi completa i mass media (come capo del governo, Berlusconi controlla i canali pubblici della RAI oltre ad essere il propietario dei più grandi network privati). Inoltre, Berlusconi ha ottenuto carta bianca dalla legislatura, dove la sua alleanza coi neo-fascisti di Alleanza Nazionale, i reazionari secessionisti della Lega Nord, e i rimasugli della Democrazia Cristiana gli assicura copertura legale a dispetto delle moltissime denuncie di frode e corruzione che gli sono state inoltrate.

Se parti consistenti della classe dirigente italiana erano già pronte a fare a meno della democrazia borghese negli anni settanta, quando il boom economico del dopoguerra non era ancora svanito, non è difficile capire quale possa essere il loro atteggiamento oggi, in un clima di intensa e spietata competizione economica internazionale.

L’assembla degli illustri individui del parlamento italiano ha lanciato una serie di attacchi ai diritti democratici e al tenore di vita di lavoratori, studenti, immigrati e pensionati, e si è gettata a capofitto nella “guerra al terrorismo" di Bush, nella speranza di mettere le mani su qualche briciola per l’imperialismo italiano. Inoltre, la classe dirigente italiana ha rigettato il razionalismo e la scienza, sostituendola con il bigottismo religioso, i falsi moralismi, e promuovendo una propaganda retrograda e ipocrita che non esita a condannare l’Islam come forma di “barbarismo”.

In questo contesto il lavoro di Ferrara riesce a sottolineare questioni importantissime—la corruzione e la spietata opposizione alla democrazia da parte della classe dirigente italiana. In un panorama cinematografico spesso dominato dal sensazionalismo e dagli effetti speciali, il suo documentario colma un vuoto. Qualunque possano essere i suoi limiti, I Banchieri Di Dio: Il Caso Calvi, è prova tangibile che l’arte e l’intelligenza sono mezzi potenti nell’assistere il proletariato internazionale sul suo cammino dal capitalismo al socialismo.