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Il caso Battisti e l’attacco ai diritti democratici

Questo articolo è stato precedentemente pubblicato in inglese il 12 gennaio 2011

All’unisono, e ancora una volta, la politica italiana ha scatenato una campagna forsennata contro il “terrorista” Cesare Battisti, ex attivista politico di sinistra, oggi scrittore, accusato di aver ucciso quattro persone negli anni‘ 70.

Leader ed esponenti del governo, dai neo-fascisti agli ex-stalinisti ai liberali, si sono alternati nel rappresentare Battisti come un pericoloso terrorista e sanguinario criminale che deve essere portato davanti alla giustizia per vendicare le vittime di crimini che avrebbe commesso 30 anni fa.

Il linciaggio mediatico riecheggia l’isteria costruita attorno al caso di Roman Polanski o all’indomani degli attacchi dell’11 settembre. Le bugie e le distorsioni promosse sono una copertura per un attacco massiccio contro diversi dei più elementari diritti democratici, come il diritto a un processo equo e il diritto di asilo. La sovranità nazionale viene calpestata.

Si sta diffondendo un’atmosfera tossica caratterizzata da vuoto storico, rabbia, vendetta e bigottismo come parte della creazione di un sistema repressivo tutto “legge e ordine”, che sempre di più assomiglia a uno stato autoritario di polizia. Le implicazioni del caso specifico vanno ben oltre l’individuo Battisti, il quale è stato asiduamente difeso contro gli abusi dello stato italiano da un gran numero di intellettuali (Fred Vargas, Bertrand Tavernier, Bernand-Henri Lévy, per citarne alcuni) e di organizzazioni dei diritti umani.

La vita di Cesare Battisti può essere vista come un riflesso del convulso decennio che ha seguito le agitazioni sociali del 1968. Venne coinvolto in reati minori e rapine a partire dall’età di 17 anni. Nel 1979, dopo essersi unito all’organizzazione autonomista Proletari Armati per il Comunismo (PAC), Battisti fu arrestato nel corso di indagini sull’omicidio di un gioielliere. Due anni dopo, fu condannato a 12 anni di carcere per partecipazione a banda armata e detenzione di arma.

Nell’ottobre 1981 riuscì a fuggire dalla prigione e andò in Francia. L’anno successivo fuggì in Messico, poi in Francia di nuovo, dove la Dottrina Mitterrand gli offrì protezione contro le richieste di estradizione per motivi politici. Questa politica fu istituita dal presidente francese François Mitterrand in opposizione alle leggi anti-terrorismo approvate in Italia durante i cosiddetti Anni di Piombo, leggi che non erano conformi alle norme fondamentali di giurisprudenza internazionale.

Nel 1986, Battisti fu condannato in contumacia all’ergastolo dalla Corte d’Appello. Il processo che emise tale verdetto si basò su misure legislative ed esecutive (le cosiddette Leggi Speciali) adottate dallo stato italiano con il presunto scopo di combattere il terrorismo. Queste misure meritano di essere analizzate più da vicino, in quanto rappresentavano uno straordinario attacco ai più elementari diritti democratici. In certa misura, sono ancora in vigore.

A partire dal 1974, la Democrazia Cristiana (DC), in coalizione con il Partito Socialista Italiano (PSI) e con il pieno appoggio del Partito Comunista Italiano (PCI), hanno approvato delle leggi che hanno:

o Aumentato la carcerazione preventiva a otto anni. Più avanti, questo termine fu ulteriormente esteso a 10 anni e otto mesi e reso anche retroattivo. Questo concetto non è compatibile con le fondamentali garanzie democratiche, ampiamente riconosciute a livello internazionale, che una persona è innocente fino a prova contraria.

o Esteso i poteri degli agenti di polizia, tra cui più ampio margine di discrezionalità per l’uso di armi da fuoco, nonché perquisizioni personali e delle abitazioni senza un mandato. Quest’ultimo è incompatibile con le basilari protezioni democratiche contro le perquisizioni e i sequestri immotivati.

o Istituito le “carceri speciali”, un passo indietro addirittura rispetto alla normativa fascista del 1931. Ai detenuti venivano negati i diritti di visita, potevano essere detenuti in totale isolamento e in celle insonorizzate, e privi di qualsiasi interazione umana.

o Limitato la possibilità di annullamento delle sentenze nei casi in cui i diritti degli accusati erano stati violati e facilitato il processo in contumacia.

o Rimosso il requisito di un mandato nei casi di intercettazioni. Eventuali prove raccolte attraverso tali metodi potevano essere ammesse in qualsiasi processo.

o Abilitato la polizia a trattenere chiunque sospettato di cospirazione fino a quattro giorni senza diritto ad un avvocato. Casi di duri interrogatori e violenze fisiche e psicologiche sono ben documentati.

o Istituito la categoria dei pentiti, i cosiddetti “collaboratori di giustizia” che, in cambio di informazioni, beneficiavano di una riduzione della loro pena. Ciò ha creato un sistema surreale in cui una qualunque diceria o sentito dire poteva essere utilizzato per alterare le sentenze.

Queste misure erano un’offesa alla democrazia. Il caso Battisti è il prodotto di tale perversione giuridica. L’intero processo contro di lui è pieno di contraddizioni e di semplici congetture. Ad esempio, egli è stato accusato di due omicidi che si sono verificati nello stesso momento ma in luoghi a 270 kilometri di distanza (un altro uomo, Diego Giacomin, ha rivelato di aver commesso uno dei due). Secondo diversi esperti, l’analisi balistica ha dimostrato l’innocenza di Battisti.

L’uso della tortura durante gli interrogatori di Battisti (come nei vari casi segnalati, forzato a bere acqua attraverso un tubo mentre veniva preso a calci nello stomaco), così come l’uso di testimoni mentalmente instabili o inaffidabili, tra cui numerosi pentiti, sono ben documentati. La sua firma è stata contraffatta su diversi documenti legali.

Negli ultimi dieci anni, pratiche simili sono state adottate e consolidate in molti paesi in nome della fraudolenta “guerra al terrorismo”. Vengono in mente Guantánamo Bay, Abu Ghraib, i casi di Jose Padilla e Abu Omar fra i tanti. Non deve sorprendere che il caso Battisti sia ora utilizzato per giustificare e, di fatto, incoraggiare un sistema basato sulla distruzione di consolidati diritti democratici.

Battisti ha sempre dichiarato la sua innocenza. Quando, nel 2004, il presidente francese Jacques Chirac manifestò la sua intenzione di estradare Battisti e il primo ministro Jean Pierre Raffarin firmò l’ordine, Battisti fuggì ancora una volta, dopo aver vissuto 14 anni in Francia come scrittore di successo.

La Human Rights League sostiene che l’ordine di estradizione francese è illegale, dal momento che, secondo la legge italiana, Battisti non ha diritto a un nuovo processo in base alla sentenza che aveva ricevuto in contumacia. Questo vìola la Convenzione europea dei diritti dell’uomo che, nel 1955, sancì il principio romano “Ne damnetur absens” (Nessuno può essere condannato in contumacia).

Nel 2007, fu arrestato in Brasile, dove il ministro della Giustizia Tarso Genro gli offriva asilo politico. Nonostante una sentenza del 2009 della Corte Suprema brasiliana, contraria alla decisione di Genro, nell’ultimo giorno della sua presidenza, il 31 dicembre 2010, Luis Inácio Lula da Silva ha esercitato il suo potere sancito dalla costituzione brasiliana e ha confermato la decisione di Genro.

La decisione di Lula, in linea con gli accordi internazionali che riconoscono i diritti sovrani, è stato bersaglio di critiche vetrioliche dall’intero establishment politico italiano. Mentre dalla destra le minacce contro Lula e il Brasile hanno assunto toni teatrali, particolarmente degne di nota sono invece le posizioni assunte dalla cosiddetta “sinistra”.

Il Partito Democratico (PD), il principale ricettacolo di ex stalinisti del PCI, si è posto addirittura a destra del governo di Silvio Berlusconi. In una recente protesta di fronte all’ambasciata brasiliana a Roma, Francesca Puglisi, portavoce del PD, ha dichiarato che Battisti è “un criminale che ha commesso reati gravissimi”. Secondo lei, la protesta si è resa necessaria visto “lo scarso impegno del governo che ha fatto poco per ottenere risposte dal Brasile”.

L’Italia dei Valori di Antonio Di Pietro ha espresso toni simili: “Ci auguriamo che il presidente Lula non diventi complice del pluriomicida Battisti concedendogli l’asilo”. Sia Rifondazione Comunista (PRC) che Sinistra Ecologia e Libertà (SEL) hanno espresso dichiarazioni superficiali, e solo a sostegno della sovranità, come è tipico del loro orientamento profondamente nazionalista.

Il World Socialist Web Site respinge la politica autonomista di Battisti, la stessa che ha caratterizzato le attività di molti giovani durante gli anni‘ 70, né è in grado di stabilire la colpevolezza o l’innocenza dello stesso Battisti. Tuttavia, questa lunga lotta legale di 32 anni riflette, e in molti modi è parallela allo sviluppo storico dello stesso periodo.

Nel decennio successivo alle agitazioni sociali del 1968, la classe lavoratrice ha compiuto progressi importanti. Ma il tradimento degli stalinisti, i sindacati, i socialdemocratici e i pablisti ha assicurato che il contrattacco della borghesia prevalesse. Le Leggi Speciali degli anni‘ 70 e dei primi anni‘ 80 in Italia sono state una delle misure adottate dalla classe dirigente italiana, con il pieno appoggio del PCI, in difesa degli interessi della borghesia.

Come allora, gli odierni successori del PCI offrono il loro supporto incondizionato per la sopravvivenza e la protezione dello stato borghese. Come hanno attaccato i diritti democratici di Battisti in passato, non esiteranno ad attaccare i diritti e le condizioni di vita della classe lavoratrice.