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Una grande coalizione per austerità in Italia

Questo articolo è stato precedentemente pubblicato in inglese il 29 aprile 2013

La formazione di un governo di grande coalizione, centrata sul PD del Primo Ministro Enrico Letta e sul PdL di Silvio Berlusconi, mette in chiaro fino a che punto l’oligarchia finanziaria domini la vita politica.

La descrizione ufficiale di questo governo come una coalizione di “sinistra” e “destra” mette in evidenza solo il fatto che tali termini, utilizzati per descrivere i partiti dell’estabilishment, sono stati svuotati di ogni serio significato. Il nuovo governo è un regime di austerità, installato in spregio alla chiara volontà degli elettori e che agisce esclusivamente nell’interesse dello strato parassita dei super-ricchi.

Questo è un governo imposto alla classe lavoratrice italiana, esattamente come lo fu l’amministrazione tecnocratica dell’ex commissario all’Unione Europea Mario Monti installata nel novembre 2011. Tutti i partiti italiani si sono impegnati a servire gli stessi interessi sociali.

Il modo in cui è stato installato questo governo, frutto di colloqui segreti e sordide manovre svoltisi dietro le spalle del popolo, testimonia l’eviscerazione di tutte le regole democratiche e l’emergere sempre più chiaro di una dittatura del capitale finanziario, appena celata dietro i logori orpelli della procedura parlamentare.

Letta, il cui zio Gianni è principale collaboratore politico di Berlusconi, ha portato in governo “l’aggiustatore legale” di Berlusconi, Angelino Alfano, nella doppia funzione di vice primo ministro e ministro degli Interni, in larga misura per garantire che il magnate dei media continui ad eludere le azioni penali contro di lui.

La posizione chiave al ministero dell’economia sarà occupata dal non eletto Direttore Generale della Banca d’Italia, Fabrizio Saccomanni. Egli è la vegeta promessa, alle banche e agli speculatori, che non ci sarà alcun recedere dalle politiche economiche che hanno rovinato la vita di milioni di cittadini.

Il nuovo ministro degli Esteri è l’ex commissario europeo Emma Bonino, del libertario partito Radicali Italiani, Bonino è una convinta sostenitrice del “libero mercato” e della privatizzazione dei beni dello Stato, tra cui l’assistenza sanitaria, e tasse basse per i ricchi.

Gli alleati di Monti sono massicciamente rappresentati. Mario Mauro, della Scelta Civica di Monti, prende il ministero della Difesa. Anna Maria Cancellieri, ex funzionario di polizia che ha servito come ministro degli Interni di Monti, ha il ministero di Giustizia. Il ministero del Lavoro va ad un altro personaggio non eletto, Enrico Giovannini, capo della agenzia statistica ISTAT.

Riferendosi agli spregiudicati mercanteggiamenti sulle posizioni governative, i media parlano di Letta come di quello che ha posto fine ai due mesi di stallo seguiti alle elezioni generali del 24-25 febbraio, che avevano visto il 55 per cento dell’elettorato votare per partiti che criticano l’austerità e l’Unione Europea. Nelle elezioni, la lista guidata da Monti ha ricevuto solo il 10 per cento dei voti. Quello che Letta ha in realtà raggiunto è di riunire i principali attori, responsabili di due anni di brutale austerità, su un programma per la continuazione della stessa.

Tutti coloro che cercano un’alternativa alle politiche di austerità sono stati portati faccia a faccia con l’assenza di tale alternativa all’interno dell’establishment politico italiano. I Democratici sono un prodotto della rottura del Partito Comunista Italiano, una volta il più grande partito stalinista nell’ Europa occidentale. Gli stalinisti ed ex-stalinisti sono ormai emersi come la chiave di volta del dominio borghese in Italia e come maggior partito di governo. Essi presiedono un’organizzazione dichiaratamente di destra, dominata da figure dalla Democrazia Cristiana, come Letta, mentre la rivale fazione stalinista, Rifondazione Comunista, è semplicemente crollata a causa della sua propria storia di manovre corrotte.

Questo lascia il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo, che ha ricevuto il 25 per cento dei voti a febbraio, in grado di dominare l’opposizione al nuovo governo. Tuttavia, il conservatorismo dell’agenda politica ed economica di Grillo è appena nascosto dalla furia della sua retorica.

Grillo parla del processo che ha portato a questo nuovo governo, tra cui la straordinaria riconferma dell’87enne stalinista Giorgio Napolitano come presidente per un secondo mandato di sette anni, come l’equivalente di un “colpo di Stato”. Descrive inoltre il suo movimento come equivalente alla Rivoluzione Francese, senza la ghigliottina. Tuttavia, le sue denunce di corruzione e nepotismo sono del tutto compatibili con le esigenze di sezioni dell’aristocrazia finanziaria italiana e mondiale.

Grillo ha detto più di quello che intendesse dire, quando ha scherzato col giornale tedesco Bild, “A me piacerebbe anche avere persone oneste, competenti, professionali, nelle posizioni giuste. In questo senso, sarei contento di un’invasione tedesca in Italia”.

I barbarici tagli richiesti dall’Unione Europea e dal Fondo Monetario Internazionale hanno dimostrato di essere altrettanto disastrosi sia per l’Italia che per la Grecia, il Portogallo, la Spagna e l’Irlanda. La lobby industriale Confindustria ha descritto l’austerità come la causa di “danni devastanti, paragonabili ad una guerra”, che lascia l’Italia di fronte ad una “piena emergenza credito.”

Più di 31.000 aziende hanno chiuso nel primo trimestre di quest’anno. L’economia in Italia si è ridotta del 6, 9 per cento dal 2007, l’anno scorso c’è stata una contrazione totalizzante 2, 4 per cento. Il debito pubblico è effettivamente passato dal 121 per cento al 127 per cento del prodotto interno lordo (PIL), ed è destinato ad aumentare ancora, mentre si profila una seconda recessione italiana ed europea.

L’impatto sociale è stato brutale. La disoccupazione è all’ 11, 6 per cento, e tra i giovani è del 37, 8 per cento, eccedendo il 50 per cento a Napoli e in altre regioni meridionali più svantaggiate.

L’esperienza dei lavoratori italiani è la stessa di quella dei loro fratelli e sorelle in Europa e nel mondo. I lavoratori hanno inequivocabilmente espresso la loro opposizione alle politiche che hanno gettato milioni in estrema povertà e disoccupazione, solo per poi ottenere governi tecnocratici, o di destra, su di loro imposti al fine di garantire che l’assalto al loro tenore di vita continui.

Nessuno presenta un programma di riforma sociale progressista, per non parlare delle misure economiche e sociali radicali necessarie per invertire l’aggravarsi della crisi. La classe dominante utilizza ogni tipo di organizzazione per garantire che il suo ordine del giorno venga messo in atto alla lettera. L’Unione Europea, il Fondo Monetario Internazionale, la Banca Centrale Europea e gli innumerevoli governi del tipo “copia conforme”, non importa quale sia la loro colorazione nominale, seguono esattamente le istruzioni dei super-ricchi.

Che cosa hanno i lavoratori? I sindacati che sabotano ogni espressione di opposizione e servono in realtà quali agenti delle grandi imprese e dello stato, più i vecchi e degenerati partiti “socialdemocratici” o del “lavoro” che sono indistinguibili dalla destra conservatrice.

Dal canto loro, i gruppi di pseudo-sinistra come Sinistra Critica in Italia, SYRIZA in Grecia, il Blocco di sinistra in Portogallo ecc. fanno le loro simboliche proteste contro l’austerità, mentre promettono il loro supporto all’UE e canalizzano il dissenso dietro i sindacati.

La difesa dei diritti sociali e democratici richiede niente di meno che la riorganizzazione dell’economia e della società attraverso la formazione di governi dei lavoratori e degli Stati Uniti Socialisti d’Europa. Le grandi aziende e le banche devono essere prese e poste sotto controllo democratico. La produzione deve essere organizzata secondo le esigenze della società, e non l’oscena accumulazione di ricchezza e profitto per pochi.

Il compito ora è quello di costruire una nuova leadership rivoluzionaria, il Comitato Internazionale della Quarta Internazionale, per preparare politicamente una controffensiva della classe operaia e dare voce al crescente malcontento popolare nei confronti di un sistema politico marcio e del fallito ordine sociale che esso difende.