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L’Italia prima delle elezioni

Questo articolo è stato precedentemente pubblicato in tedesco il 18 gennaio 2013 e in inglese il 19 gennaio 2013

Le elezioni italiane si terranno il 24 e 25 febbraio, in un contesto di profonda crisi economica e sociale. Inizialmente previste per il mese di aprile, le elezioni sono state anticipate, a causa delle dimissioni del regime tecnocratico di Mario Monti a dicembre.

Le rigide misure di austerità imposte da Monti in collaborazione con l’Unione Europea hanno fatto precipitare il paese in una profonda recessione. L’anno scorso la produzione economica ha sofferto un declino del 2, 3 per cento, le nuove immatricolazioni di veicoli sono scese del 20 per cento, e diverse decine di migliaia di imprese sono fallite.

Il tasso ufficiale di disoccupazione ha raggiunto l’11 per cento, il livello più alto in otto anni. Tra i giovani il tasso di disoccupazione è del 37 per cento. Se si contano anche le persone che hanno lasciato il mercato del lavoro, il livello di disoccupazione è ancora maggiore; invece dei tre milioni che sono ufficialmente disoccupati, la cifra reale dei disoccupati è più vicina a cinque milioni. Secondo le statistiche ufficiali, solo il 57 per cento della popolazione ha un lavoro; in Germania, la cifra è quasi il 70 per cento.

In queste elezioni sono in lizza più di una dozzina di partiti e alleanze. Nonostante questo, il disagio sociale e le preoccupazioni della popolazione non trovano espressione nella campagna elettorale. Tutte le parti sono d’accordo in linea di principio che le impopolari misure di austerità di Monti devono essere proseguite e intensificate.

Pier Luigi Bersani

Il più probabile vincitore delle elezioni è il centro-sinistra guidato da Pier Luigi Bersani, presidente del Partito Democratico (PD), che al momento dai sondaggi sembra raccogliere circa il 40 per cento dei voti. Il PD è un successore del Partito Comunista Italiano (PCI), in cui Bersani iniziò la sua carriera politica.

Nel corso dell’ultimo anno, il PD si è dimostrato il più affidabile sostegno del governo Monti. Bersani ha più volte annunciato che avrebbe continuato le misure di austerità di Monti dopo le elezioni.

All’inizio di questo mese, ha dichiarato al giornale americano Washington Post che non cambierà le riforme di Monti, ma che “aggiungerà ulteriori riforme”. Alla domanda “i mercati finanziari esteri devono temere un ritorno al potere della sinistra in Italia?” ha risposto di no, “I mercati finaziari non hanno nulla da temere”.

Quando gli hanno chiesto se avrebbe accettato il rigoroso bilancio e le regole del debito dell’UE, Bersani ha risposto senza riserve in senso affermativo: “Siamo stati quelli che hanno portato l’Italia nella zona euro. È stato Berlusconi che ha deragliato le cose [con l’Europa]. Siamo il partito più europeista nel nostro paese. Non siamo un partito socialista, ma un partito democratico. ”

In qualità di Presidente della Regione Emilia Romagna, e come ministro del trasporto e del commercio in diversi governi italiani, Bersani ha più volte dimostrato alla classe dirigente la sua affidabilità.

Il partner più importante del PD di Bersani è “Sinistra Ecologia Libertà” (SEL), un’alleanza di partiti guidati da Nichi Vendola, presidente della Regione Puglia. Vendola è stato uno dei membri fondatori di Rifondazione Comunista, altra organizzazione succeduta al PCI, prima di concentrarsi intensamente in politiche d’ambiente e d’identità, fino a diventare il capo della SEL. Attraverso l’alleanza con Bersani, Vendola accetta senza riserve anche le misure di austerità dell’UE.

Silvio Berlusconi

A destra, il Popolo della Libertà (PDL) di Silvio Berlusconi ha accettato l’alleanza con la razzista Lega Nord (Lega Nord) e due partiti di estrema destra, La Destra e Fratelli d’Italia (dal testo dell’inno di Mameli).

Berlusconi ha ritirato il suo sostegno al governo Monti nel mese di novembre, costringendo le elezioni anticipate. Il miliardario 76enne, contro il quale sono attualmente in corso numerosi processi per reati economici e correlati al sesso, sta reagendo sia ai suoi problemi personali come pure al crescente malcontento dei suoi elettori; questi provengono principalmente dalla classe media e sono stati colpiti duramente dalle misure di austerità di Monti.

Dopo le dimissioni di Monti, Berlusconi gli offrì di fare da capolista della sua alleanza elettorale. Monti ha rifiutato. Da allora, Berlusconi si è spostato sempre più a destra, conducendo una campagna elettorale populista di destra, compresi feroci attacchi all’Unione Europea e al governo tedesco. Berlusconi ha promesso il suo sostegno alle elezioni per la presidenza della Regione Lazio a Francesco Storace, il candidato del partito neofascista La Destra.

Per molti anni Berlusconi ha collaborato con la xenofoba Lega Nord, che invoca una maggiore autonomia per il nord Italia. Il rinnovo del patto è basato su “una mano lava l’altra"; la Lega Nord sostiene Berlusconi alle elezioni parlamentari, e lui sostiene la Lega alle elezioni regionali del Nord.

Gli esperti danno poche possibilità all’alleanza elettorale di Berlusconi per le elezioni parlamentari. Con il 25 per cento, nei sondaggi risulta parecchio dietro il centro-sinistra di Bersani. Tuttavia, le cose cambiano riguardo le elezioni del Senato. Qui, i seggi sono distribuiti non in base ai risultati nazionali, ma sono decisi a livello regionale. Se Berlusconi conquista la maggioranza nelle regioni settentrionali e ottiene abbastanza voti in quelle meridionali allora può influenzare o addirittura bloccare le politiche di governo future.

Mario Monti

Dopo un’esitazione iniziale, Mario Monti, precedentemente non allineato, ha deciso di stabilire una sua propria alleanza elettorale, la cosiddetta “Agenda Monti per l’Italia”. Il professore di economia, consigliere della Goldman Sachs ed ex commissario europeo è sostenuto dal Unione Democratici Cristiani e di Centro (UDC), dal Vaticano, dal capo della Ferrari ed ex presidente dell’associazione dei datori di lavoro Luca di Montezemolo, e dall’ex leader della post-fascista Alleanza Nazionale, Gianfranco Fini.

La partecipazione di Monti alla campagna elettorale è dettata soprattutto da motivi tattici. Si ritiene che abbia poche possibilità di successo. La sua alleanza elettorale è indietro nei sondaggi, al 15 per cento. Monti potrebbe tuttavia garantire una maggioranza sicura per il centro-sinistra di Bersani, così questi non avrebbe da dipendere dai voti degli incerti gruppi di protesta.

Non è inoltre da escludere che Bersani rinunci alla carica di capo del governo, a favore di Monti. Fu così che il PD precedentemente aiutò Romano Prodi, la cui biografia è molto simile a quella di Monti, a diventare capo del governo. Anche Prodi era professore di economia, commissario europeo e un paio di mani amiche per le banche, e veniva dal campo cristiano-democratico. Monti potrebbe altresì diventare ministro delle Finanze in un governo Bersani.

Beppe Grillo

L’ Alleanza di Monti, nei sondaggi, ha circa la stessa posizione del movimento di protesta Cinque Stelle del comico Beppe Grillo. L’estate scorsa il movimento aveva raggiunto il 20 per cento nei sondaggi, ma da allora i suoi risultati sono diminuiti, dal momento che non ha null’altro da offrire che invettive contro i politici corrotti e promesse di una maggiore trasparenza e che si sta spostando visibilmente a destra. Grillo stesso è accusato di guidare il suo movimento in modo autoritario e prepotente.

Antonio Ingroia e Rifondazione

Un nuovo partito di alleanza di “sinistra” è stato creato sotto il nome di Rivoluzione Civile .?E’ diretto da Antonio Ingroia, che ha la reputazione di essere un combattente antimafia di successo. Nel 1992 egli subentrò a due magistrati investigatori di Palermo che erano stati uccisi dalla mafia, e in seguito ha combattuto la criminalità organizzata in Guatemala, per conto delle Nazioni Unite.

L’alleanza di Ingroia è sostenuta dal partito “Italia dei Valori”, guidato dall’ex procuratore di Stato Antonio di Pietro, dai Verdi e da Rifondazione Comunista. Secondo il leader di Rifondazione Comunista, Paolo Ferrero, gli obiettivi principali della nuova alleanza sono “la difesa e la rinascita della democrazia, e la lotta contro le politiche neoliberali”.

“Italia dei Valori” è un partito di libero mercato. A livello europeo è alleato con il Partito Liberale Democratico tedesco. E’ stato in precedenza in un’alleanza con il Partito Democratico di Bersani, e ha sostenuto i governi di Romano Prodi.

È importante notare che Rifondazione Comunista ha aderito alla nuova alleanza. Rifondazione sottolinea che il compito più importante è quello di strangolare ogni movimento sociale della classe lavoratrice.

L’organizzazione, emersa dal Partito Comunista Italiano, è stata elogiata negli anni‘ 90 da vari gruppi di pseudo-sinistra in tutta Europa come nuovo modello di partito di sinistra. In realtà, ha svolto un ruolo importante nella creazione di una maggioranza per diversi governi di centrosinistra, che hanno messo in atto pesanti attacchi contro la classe lavoratrice.

Nel 2008 il secondo governo Prodi crollò e Rifondazione, che aveva ottenuto un posto ministeriale, si spezzò in diversi gruppi. Ora sta orientandosi verso un’alleanza che sostiene posizioni di destra sulle questioni sociali, e sostiene una campagna di legge-e-ordine contro la mafia e la corruzione.

L’enfasi su questi temi serve a distogliere l’attenzione dalle urgenti questioni di classe e a nascondere il fatto che tutti i partiti in lizza in queste elezioni sostengono le misure di austerità a danno delle classi lavoratrici. In nome della lotta alla corruzione, la criminalità e il terrorismo; allo Stato sono dati maggiori poteri, che esso utilizza poi contro la classe lavoratrice per sopprimere violentemente ogni opposizione alle misure di austerità.

Nel frattempo, con l’eccezione del PDL di Berlusconi, tutte le parti hanno posto la lotta contro la corruzione, per lo Stato di diritto e la democrazia al centro delle loro campagne elettorali.

Il Movimento Cinque Stelle di Grillo non parla di altri argomenti. Bersani ha incluso Pietro Grasso, il procuratore di Stato di Palermo che ha portato alcuni dei boss mafiosi più temuti al banco degli imputati, nella sua squadra elettorale e vuole nominarlo come ministro della giustizia. Allo stesso scopo, Monti ha nominato Stefano Dambruoso, un ex procuratore di Milano ed esperto di terrorismo islamico.

In Italia, dopo un anno di governo tecnocratico sprovvisto di qualunque legittimazione democratica, le elezioni non preannunciano un ritorno alla democrazia. I lavoratori, i disoccupati, i giovani e pensionati non hanno modo di difendere i loro diritti e conquiste sociali alle urne.

Inoltre, la legge elettorale, estremamente complicata e poco trasparente, è altamente antidemocratica. È stata introdotta nel 2005 dal governo Berlusconi, per servire i suoi scopi, e nonostante le ripetute promesse, non è mai stata modificata.

Dei 630 seggi parlamentari alla Camera dei Deputati, il 55 per cento viene automaticamente concesso all’alleanza che riceve il maggior numero di voti a livello nazionale. I seggi rimanenti vengono poi distribuiti in base alla quota nazionale del voto in base al quale le alleanze di partito devono ottenere almeno il 10 per cento dei voti, i partiti non in un’alleanza devono raggiungere almeno una quota del 4 per cento, e i partiti singoli, appartenenti ad un’alleanza, devono ottenere almeno il 2 per cento.

I seggi del Senato sono assegnati in base ai risultati delle elezioni regionali. All’alleanza più forte in una regione viene assegnato il 55 per cento dei posti disponibili in Senato per quella regione, mentre si applicano norme diverse da quelle richieste per il voto minimo necessario per la rappresentazione alla Camera dei Deputati. Gli elettori per la Camera dei Deputati devono avere almeno 18 anni e per eleggere in Senato bisogna avere almeno 25 anni.

La mancanza di qualsiasi alternativa progressista sociale e la legge elettorale antidemocratica garantiscono che il risultato non rifletterà in alcun modo gli interessi e le esigenze sociali della grande maggioranza della popolazione. Le conseguenze saranno crescenti tensioni sociali e conflitti di classe violenti.