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Il significato politico del Movimento Cinque Stelle di Beppe Grillo

Questo articolo è stato precedentemente pubblicato in inglese e in tedesco il 9 marzo 2013

Il successo del Movimento Cinque Stelle di Beppe Grillo nelle recenti elezioni italiane è uno sviluppo che richiede un attento esame. Il MoVimento 5 Stelle (M5S), fondato nel 2009, ha vinto un quarto del voto popolare nella sua prima partecipazione in una elezione ed è il più grande partito unico alla Camera dei Deputati.

Diversi strati della classe lavoratrice e media hanno votato M5S per esprimere la propria opposizione alle misure di austerità imposte dalla Unione Europea (UE) e al governo del primo ministro Mario Monti. Tuttavia, il programma di Grillo è in netto contrasto con gli interessi di classe di quelli che sono caduti vittima dei suoi appelli populisti; essi saranno presto confrontati con la realtà del suo programma reazionario di destra.

Per comprendere l’ascesa di Grillo bisogna prendere in considerazione due fattori: la profonda crisi del capitalismo italiano ed europeo e il fallimento totale dei partiti di “sinistra” tradizionali.

La classe dirigente europea ha interamente trasferito il costo della crisi finanziaria del 2008 sulla popolazione lavoratrice, tramite misure di austerità che hanno devastato l’Italia. La produzione industriale è scesa del 5, 4 percento in un solo anno sotto il governo Monti, che aveva preso il potere alla fine del 2011, come rappresentante delle banche internazionali. Il governo Monti ha aumentato l’età pensionabile, eliminato i diritti dei lavoratori e imposto gravose tasse ai lavoratori e alla classe media. La disoccupazione è salita dall’8 all’11 percento, fra i giovani dal 30 al 37 percento. Il numero delle persone che vivono in povertà è salito da 9 milioni a 10 milioni, e questo in un paese di 60 milioni di abitanti.

Le organizzazioni succedute al Partito Comunista Italiano (PCI), in passato molto influente, non hanno offerto opposizione alle politiche di Monti. Al contrario, il Partito Democratico di Pier Luigi Bersani è stato l’alleato più importante e affidabile di Monti. Da quando il sistema partitico italiano implose 20 anni fa in un mare di scandali di corruzione, i successori del PCI hanno ripetutamente sostenuto i governi tecnocratici che hanno lanciato attacchi massicci contro la classe operaia.

Rifondazione Comunista (PRC), che aveva le sue radici nel Partito Comunista, ha integrato l’intera pseudo-sinistra degli ambienti piccolo-borghesi nei suoi ranghi e ha giocato un ruolo ancora più spregevole. Descrivendo se stessa come un’alternativa di sinistra per i democratici, ha regolarmente reso ben sicuro che le sue politiche anti-classe lavoratrice ottenessero la richiesta maggioranza parlamentare. Si screditò nel 2006, entrando nel governo di Romano Prodi, un precursore di Monti.

Grillo si è fatto avanti per riempire il vuoto politico lasciato dai Democratici e dal PRC; egli ha sfruttato la rabbia, il disgusto e la frustrazione contro la classe politica e l’Unione europea per i propri fini.

L’elettorato di Grillo ha una composizione molto eterogenea; insieme ad elementi delle classe media e medio alta, alcune parti della classe lavoratrice, che tipicamente si identificavano con la “sinistra” sono state attirate dalla retorica di Grillo, che attacca l’intera classe politica.

Il M5S è stato particolarmente prediletto dai giovani fra i 20 e i 30 anni, identificati in Italia come “generazione 1000 euro”, e internazionalmente noti come “il precariato”. Si tratta di giovani con una buona istruzione, che, dopo la laurea, devono lavorare come interinali, in lavori temporanei o con contratti a breve termine, pagati non più di 1000 euro al mese; non hanno la prospettiva di un lavoro dignitoso stabile con una paga decente.

I 160 deputati e senatori del M5S provengono per la maggioranza da questo ambiente; la loro età media è di 37 anni, circa vent’anni più bassa del resto dei parlamentari. La percentuale di laureati, al 90 per cento, è eccezionalmente alta.

Il programma del M5S

Grillo è piaciuto a questo strato di giovani istruiti. I suoi feroci attacchi contro la corruzione di tutta la classe politica è in risonanza con le generazioni la cui intera esperienza dei partiti politici italiani - inclusa la cosiddetta “sinistra"- , rivela che sono serviti come difensori senza scrupoli delle grandi imprese.

Molte delle richieste del M5S sono prese in prestito dai movimenti di protesta piccolo-borghesi, attraenti per studenti e laureati, come ad esempio i movimenti sull’impatto ambientale, Occupy e Pirate. Il M5S chiede una politica energetica più rispettosa dell’ambiente e misure per ridurre le emissioni di CO2. Ha chiesto di fermare alcuni grandi progetti, come il ponte dal continente alla Sicilia, e la linea ad alta velocità ferroviaria Torino-Lione. Vuole penalizzare l’uso di autoveicoli privati in città e ampliare le disposizioni per i ciclisti e mezzi pubblici.

Il cuore vero e proprio del suo programma, la sua politica economica, tuttavia, è senza alcun dubbio di destra. Sotto l’apparenza della lotta contro la corruzione, la burocrazia e i monopoli, questo programma propone un attacco storico contro i lavoratori e l’intera struttura dello stato sociale del dopoguerra. Mentre il M5S dichiara di opporsi alla classe politica corrotta, il suo obiettivo sono le conquiste sociali della classe lavoratrice italiana.

Con la scusa di tagliare sprechi ed eliminare burocrazia, centinaia di migliaia di posti di lavoro del settore pubblico sono da tagliare. Il M5S propone di eliminare senza esitazione tutte le province ed eliminare i comuni con meno di 5.000 abitanti.

Per preparare la strada a un’ulteriore deregolamentazione e privatizzazione verrebbero rimossi gli organismi statali di regolamentazione. Nel campo dell’istruzione, la richiesta di una più stretta integrazione fra università e imprese porterebbe avanti le privatizzazioni. Nei media il M5S intende mantenere un solo canale televisivo pubblico, ulteriormente limitando il diritto all’informazione.

Con il pretesto di proteggere l’assistenza sanitaria pubblica, il programma del M5S apre la strada a una importante revisione dell’accesso medico per tutti. Chiede “oneri aggiuntivi per trattamenti non essenziali” e “limiti al secondo livello di prevenzione (screening, diagnosi precoce, medicina predittiva)” a favore di “un primo livello di prevenzione (alimentazione sana, attività fisica, smettere di fumare).”

Il programma economico del M5S enfatizza gli interessi delle piccole e medie imprese. Insieme con il progetto di farla finita con i monopoli privati, come il conglomerato Mediaset di Berlusconi, il M5S chiede la fine dei monopoli di Stato, come le ferrovie. Ci sono anche richieste per la limitazione delle retribuzioni dei manager, la disgregazione delle grandi banche e delle imprese, il rafforzamento dei piccoli azionisti, e la promozione della produzione per il mercato interno.

Dividendo deliberatamente la classe lavoratrice

Grillo cerca deliberatamente di dividere la classe lavoratrice, opponendo i giovani e gli strati impoveriti ai lavoratori più anziani e agli impiegati del settore pubblico.

Il 26 febbraio in un blog che commentava i risultati delle elezioni, lo ha reso esplicito, sostenendo che in Italia ci sono “due blocchi sociali.” Il Blocco A, che ha votato in massa per il M5S, composto “di milioni di giovani senza un futuro, con un lavoro precario o disoccupati, spesso laureati, che sentono di vivere sotto una cappa, sotto un cielo plumbeo come quello di Venere”. “Questi ragazzi ”, secondo Grillo, ” cercano una via di uscita, vogliono diventare loro stessi istituzioni, rovesciare il tavolo, costruire una Nuova Italia sulle macerie.”

Il Blocco A comprende anche “gli esclusi, gli esodati, coloro che percepiscono una pensione da fame e i piccoli e medi imprenditori che vivono sotto un regime di polizia fiscale e chiudono e, se presi dalla disperazione, si suicidano.”

Il Blocco B, invece, è composto “da chi vuole mantenere lo status quo, da tutti coloro che hanno attraversato la crisi iniziata dal 2008 più o meno indenni, mantenendo lo stesso potere d’acquisto, da una gran parte di dipendenti statali, da chi ha una pensione superiore ai 5000 euro lordi mensili, dagli evasori, dalla immane cerchia di chi vive di politica attraverso municipalizzate, concessionarie e partecipate dallo Stato.”

Secondo Grillo, la divisione fondamentale nella società non è tra la classe lavoratrice e la borghesia, ma tra questi due blocchi. Il Blocco A vuole rinnovamento, il Blocco B vuole continuità. Il Blocco A non ha nulla da perdere, il Blocco B non vuole rinunciare a nulla e hanno ” spesso due case, un discreto conto corrente, e una buona pensione o la sicurezza di un posto di lavoro pubblico.”

Secondo Grillo si sta profilando “uno scontro generazionale, nel quale al posto delle classi c’è l’età”. La giovane generazione porta il peso del presente, senza prospettive di un futuro e non si può pretendere che lo faccia ancora a lungo. “Ogni mese”, scrive Grillo, “lo Stato deve pagare 19 milioni di pensioni e 4 milioni di stipendi pubblici. Questo peso è insostenibile”.

In questo contesto Grillo propone un reddito di base incondizionato di 1.000 euro, che viene spesso descritto come un elemento “socialista” nel programma del M5S. In realtà, è destinato a sostituire le pensioni e stipendi statali esistenti e ridurre questi ad un livello minimo di sussistenza.

Il sostegno degli imprenditori

Grillo stesso non fa parte del Blocco A che intende mobilitare contro i dipendenti statali e i lavoratori coperti da contratto; è una delle persone più ricche d’Italia. Nel 2005, il suo reddito annuo era pari a 4, 3 milioni di euro. È ampiamente considerato come un portavoce e non come il vero capo del M5S. Questo ruolo è attribuito Gianroberto Casaleggio, un ricco imprenditore IT di Milano, che appare raramente in pubblico e che tira i fili dietro le quinte.

La sua società di comunicazione, la Casaleggio Associati, fondata nel 2004, è ben collegata. Uno dei suoi principali collaboratori, fino a poco tempo fa, era Enrico Sassoon, direttore di lunga data della Camera di Commercio Americana in Italia, e direttore della Harvard Business Review Italia. Nel settembre dello scorso anno, Sassoon si è ritirato dalla società in modo tale che le rivelazioni sul suo ruolo non potessero danneggiare Grillo politicamente.

Casaleggio e Grillo conducono il M5S come fosse una società privata. Anche se esaltano i meriti della “democrazia diretta” tramite Internet e le riunioni locali dei membri, il movimento non ha strutture democratiche; tutte le decisioni relative al personale e al programma sono prese personalmente da Casaleggio e Grillo.

Lo statuto del M5S - che è ufficialmente chiamato “non-statuto” - prevede il controllo totale di Grillo sull’organizzazione. L’origine, centro e sede dell’organizzazione è il blog www.beppegrillo.it. La funzione del M5S è la preparazione e la selezione dei candidati, per ” promuovere le campagne di sensibilizzazione sociale, culturale e politica promosse da Beppe Grillo così come le proposte e le idee condivise nell’ambito del blog www.beppegrillo.it”. Sia il nome ” MoVimento 5 Stelle” e il suo logo sono registrati “a nome di Beppe Grillo, unico titolare dei diritti d’uso dello stesso”. L’organizzazione è priva di qualsiasi tipo di struttura regionale o federale il che significa che non c’è modo di controllare Grillo o assicurare che si attenga alle decisioni del partito.

Molti imprenditori italiani capiscono che Grillo difende i loro interessi. Alcuni, come il 77enne miliardario e fondatore di Luxottica Leonardo Del Vecchio, dichiarano apertamente il loro sostegno a Grillo. L’ imprenditore dell’acciaio Francesco Biasion di Vicenza ha dichiarato di aver votato per Grillo perché “le aziende oggi sono nella morsa della burocrazia e dei sindacati”.

Con il titolo “Grillonomics”, la Süddeutsche Zeitung ha commentato: “Mentre la maggior parte degli elettori di Grillo ha votato perché sogna di sfuggire alle strutture sclerotiche del proprio paese, gli ambienti economici arrivano sempre più alla conclusione che devono essere liberati dal giogo di uno stato onnipresente”.

La rivista tedesca di politica internazionale IP ha anche scritto che il successo di Grillo rappresenta “un’opportunità per l’Italia e l’Europa”. Se si arrivasse ad un’alleanza fra “Grillini” e democratici, Bersani potrebbe affrontare le riforme delle quali il paese ha davvero bisogno, la rivista si augura: “leggi più rigorose contro la corruzione, la frode fiscale e la frode economica”, "la liberalizzazione nel campo del lavoro” e “una cessazione dei monopoli più o meno nascosti e degli inutili organismi di controllo, che paralizzano l’economia”.

Mentre Bersani corteggia il supporto di Grillo, quest’ultimo è riluttante ad impegnarsi a lavorare con i democratici. Egli anticipa un imminente collasso economico dell’Italia, come ha spiegato alla rivista tedesca Focus: “Io dò ai vecchi partiti sei mesi, e poi la luce si spegne. A quel punto non potranno più pagare le pensioni e gli stipendi pubblici”. In queste condizioni, Grillo apparentemente vede una migliore possibilità di realizzare i suoi piani di drastici tagli nel settore pubblico.

Conclusione

La fulminea ascesa di Beppe Grillo e del suo M5S è il risultato della profonda crisi sociale e politica del capitalismo europeo e internazionale. Grillo è stato in grado di sfruttare il malcontento popolare perché tutti i partiti in passato identificati con le riforme sociali e il movimento del lavoro hanno sostenuto le misure di austerità dettate da Bruxelles, Berlino e Roma. Grillo sta però conducendo questo malcontento a un pericoloso stallo.

La causa dell’attuale declino sociale non è solo la corruzione e l’avidità di una casta politica, ma piuttosto la crisi storica del sistema capitalistico basato sulla proprietà privata dei mezzi di produzione. La crisi non può essere superata senza spezzare il dominio del capitale finanziario, abolendo la proprietà privata capitalistica e organizzando la vita economica per soddisfare le esigenze sociali piuttosto che l’avidità di profitti.

Il movimento di Grillo rifiuta categoricamente una tale trasformazione socialista della società. La sua risposta al dominio dei monopoli capitalistici non è la loro socializzazione, ma piuttosto la promozione delle piccole e medie imprese. La sua risposta alla globalizzazione non è l’unificazione della classe operaia internazionale, ma il rafforzamento dello stato-nazione con un programma di austerità.

Non è per caso che il M5S abbia attratto molti ex-elettori della apertamente razzista Lega Nord, che avanza gli interessi delle piccole e medie imprese del nord contro le pretese dello Stato centrale e il sud impoverito. Nel programma del M5S si può identificare un nucleo profondamente reazionario.

Solamente l’intervento indipendente della classe operaia basato su un programma socialista sarà in grado di fornire una risposta progressista alla crisi capitalista. Ciò richiede una critica spietata del M5S di Grillo così come dei sindacati, della falsa sinistra e di tutte le altre organizzazioni su cui si appoggia il capitalismo per sopravvivere.