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La classe lavoratrice e la guerra globale contro gli immigrati

Questo articolo è stato precedentemente pubblicato in inglese il 21 giugno 2018

Di fronte a un’ondata di sdegno sia negli Stati Uniti che a livello internazionale, il presidente statunitense Donald Trump ha firmato un ordine esecutivo il 20 giugno che rescinde la direttiva di governo mirata a strappare i bambini dalle braccia dei genitori che cercano rifugio negli Stati Uniti come mezzo per terrorizzare i migranti e impedire il loro ingresso nella nazione.

Registrazioni audio di bambini internati che singhiozzano e piangono disperatamente per i loro genitori, derisi dalle loro guardie, e le notizie di bambini letteralmente strappati dal seno della madre—e le madri stesse che cercano di tenere i loro bambini fisicamente trattenuti e ammanettati---hanno provocato disgusto e orrore in tutto il mondo.

Che queste scene di bambini in gabbia si siano svolte in quello che è stato a lungo definito “il paese capitalista più avanzato” al mondo ha un immenso significato politico. Non meno significativa è la difesa di queste politiche da parte del presidente americano e dei suoi collaboratori usando termini presi in prestito direttamente dalla retorica del fascismo. Gli immigrati sono stati definiti “animali” che cercano di “infestare” gli Stati Uniti - parole che ricordano moltissimo i discorsi di Adolf Hitler e Heinrich Himmler.

L’ordine di Trump non implica un cambio di rotta dalla politica di “tolleranza zero” della sua amministrazione nei confronti degli immigrati. Quelli che attraversano il confine senza documenti saranno comunque trattati come criminali, famiglie intere verrano imprigionate nei campi di internamento fino a che non saranno processate e incarcerate o deportate.

Questa maniera di perseguitare in stile Gestapo i lavoratori immigrati negli Stati Uniti è in aumento: agenti dell’Immigration and Customs Enforcement (ICE) hanno fatto irruzione in una struttura di impacchettamento di carne nell’Ohio il 18 giugno, detenendo 146 lavoratori immigrati, che sono poi stati spediti in centri di detenzione per l’espulsione. Il numero di lavoratori detenuti in tali incursioni è già il quadruplo rispetto a tutto l’anno scorso.

L’attacco agli immigrati negli Stati Uniti è parte di un trend globale in cui l’immigrazione è diventata l’obiettivo centrale della politica di un paese dopo l’altro, in Europa e oltre.

Mercoledì 20 giugno è stato il World Refugee Day, osservato annualmente dalle Nazioni Unite. Le Nazioni Unite hanno pubblicato cifre che mostrano che il numero di persone costrette a fuggire dalla guerra, dalla violenza, dalla persecuzione e dall’oppressione ha raggiunto i 69 milioni nel 2017, stabilendo un record per il quinto anno consecutivo. Di quel totale, 16, 2 milioni di persone sono state evacuate lo scorso anno, costrette a lasciare le proprie case al ritmo di 44.000 al giorno.

Queste decine di milioni di uomini, donne e bambini fuggono dalle uccisioni di massa, dalla distruzione economica e dalle devastazioni sociali inflitte ai loro paesi dalle maggiori potenze imperialiste, con gli Stati Uniti in testa.

SI scontrano con muri, filo spinato, campi di concentramento, persecuzioni e vengono usati come capri espiatori.

Mercoledì scorso, il governo di estrema destra ungherese ha promulgato una legge che prevede l’arresto di chiunque offra assistenza a migranti privi di documenti, mentre sancisce nella costituzione del paese la dichiarazione che l’Ungheria non può accettare una “popolazione aliena”.

Riempiendo il vuoto lasciato dai tradimenti e dalle politiche contro la classe lavoratrice perseguite dai precedenti governi socialdemocratici, i regimi di destra sono giunti al potere altrove in Europa, come in Italia, dove il governo Movimento 5 Stelle-Lega ha impedito i diritti di attracco alla sovraffollata nave di salvataggio Aquarius e ha minacciato di radunare e deportare centinaia di migliaia di rifugiati già nel paese.

Il governo tedesco è sconvolto da una crisi politica incentrata sull’immigrazione e l’ascesa di un movimento di destra che usa gli stessi termini di coloro che hanno compiuto le peggiori atrocità del XX secolo.

In tutto il continente sono sorti movimenti simili e i governi stanno alzando le mura della Fortezza Europa.

Proprio come Trump, questi governi di destra promuovono le loro politiche anti-immigrati razziste e xenofobe come difesa dei posti di lavoro e dei salari dei lavoratori nativi, definendo gli immigrati come fonte di “crimine” e decadenza sociale.

Non vi è alcuna prova a sostegno di queste affermazioni insignificanti. Servono semplicemente a dividere la classe lavoratrice e a mettere una sezione contro un’altra per le briciole assegnate per i salari, benefici e servizi sociali essenziali da parte di una élite al potere che si è oscenamente arricchita.

All’origine della crisi degli standard di vita della classe lavoratrice in ogni paese c’è la vasta monopolizzazione della ricchezza da parte di una piccola aristocrazia finanziaria. Un rapporto pubblicato di recente ha stabilito che la ricchezza combinata dei cosiddetti “high net worth individuals” del mondo, quelli con attività liquide di 1 milione di dollari o più, è più che raddoppiata dal 2008, anno del crollo finanziario globale.

Da allora, i governi di tutto il mondo hanno perseguito politiche a doppio binario, fatte di misure di austerità draconiane per la classe lavoratrice e sussidi senza fine per i ricchi.

Gli attacchi brutali e illegali contro gli immigrati sono legati all’immensa crescita della disuguaglianza sociale e alla ininterrotta escalation della guerra imperialista.

Il fatto che l’assalto agli immigrati sia un fenomeno globale mostra che non è semplicemente il prodotto dell’ideologia fascista di Trump o delle sue controparti europee. Piuttosto, è l’espressione nociva della crisi oggettiva e della bancarotta storica del sistema capitalista dello stato-nazione, che sta entrando in conflitto sempre più violento con l’integrazione senza precedenti dell’economia globale, producendo guerra e repressione.

Nessuna sezione dell’élite al potere si metterà in difesa dei lavoratori immigrati. Il Partito Democratico statunitense, pur adattandosi allo sdegno di massa per le feroci politiche di Trump, aveva esso stesso gettato le basi per queste medesime politiche attraverso decenni di leggi anti-immigrazione. Barack Obama ha ottenuto il titolo di “deporter in chief” (deportatore in capo) per il suo record di espulsioni di 2, 5 milioni di persone.

Bernie Sanders, il presunto volto della sinistra dei democratici americani, ha dichiarato la sua opposizione alle frontiere aperte, presentando l’esclusione dei lavoratori immigrati come mezzo per elevare gli standard di vita dei lavoratori nativi, rafforzando così la narrativa reazionaria avanzata dalla destra fascista.

L’unica forza sociale in grado di difendere immigrati e rifugiati—e i diritti democratici dell’intera popolazione—è la classe lavoratrice, i cui interessi e diritti essenziali sono inestricabilmente legati al destino di questi strati più oppressi.

Nessun lavoratore può permettersi di ignorare le minacciose implicazioni del tipo di incursioni che hanno avuto luogo in Ohio recentemente. È stata creata una forza di polizia militarizzata che è in grado e ha il potere di prelevare forzatamente interi reparti dalle fabbriche, interrogare i lavoratori e portare via chiunque essi scelgano. Oggi l’obiettivo sono gli immigrati, ma con un cambiamento completamente prevedibile della situazione politica, domani potrebbero essere quelli ritenuti dal governo e dai datori di lavoro come “militanti” e “problematici”.

La difesa di immigrati e profughi è una questione internazionale. Può essere effettuata solo sulla base della mobilitazione internazionale della classe lavoratrice.

Contro il nazionalismo sciovinista promosso dalle classi dirigenti di tutto il mondo con il supporto delle burocrazie sindacali, la classe lavoratrice deve promuovere una strategia internazionalista e socialista. I lavoratori negli Stati Uniti e in ogni altro paese saranno in grado di condurre una lotta con successo contro le società capitaliste globali solo nella misura in cui uniscono le loro lotte oltre i confini nazionali.

Sulla questione dell’immigrazione, ciò significa un rifiuto senza compromessi dell’intero quadro della discussione ufficiale condotta dai politici capitalisti, dai partiti e dalle istituzioni. L’unità della classe lavoratrice internazionale può essere raggiunta solo attraverso la lotta per il diritto dei lavoratori di ogni parte del mondo a vivere nel paese di loro scelta, con pieni diritti di cittadinanza, incluso il diritto al lavoro e a viaggiare senza paura di repressione o deportazione.

Il Socialist Equality Party (SEP) negli Stati Uniti chiede l’urgente mobilitazione di lavoratori e giovani nel più ampio movimento possibile contro l’assalto agli immigrati, incluse manifestazioni per imporre la liberazione di coloro che sono detenuti e mobilitazioni sia di quartiere che sul posto di lavoro per bloccare detenzioni e deportazioni.

Insieme ai suoi compagni in tutto il mondo nel Comitato Internazionale della Quarta Internazionale, il SEP negli Stati Uniti sta lottando per costruire la leadership rivoluzionaria necessaria per raggiungere una soluzione socialista e internazionalista alla crisi dei lavoratori immigrati, basata sulla prospettiva strategica dell’unità internazionale della classe lavoratrice e della rivoluzione socialista mondiale.