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Risultati elettorali iniziali in Italia indicano stallo

Questo articolo è stato precedentemente pubblicato in inglese e in tedesco il 26 febbraio 2013

Il risultato delle elezioni parlamentari italiane del 24-25 febbraio ancora non era chiaro il lunedì sera, anche se i seggi avevano chiuso alle 15.00. Tutte le indicazioni erano che l’elettorato aveva inflitto una sonora sconfitta al Primo Ministro in carica Mario Monti e rifiutato il suo programma di austerità richiesto dall’Unione Europea (UE).

Tuttavia, nessun partito ha dato voce alla profonda opposizione sociale della classe lavoratrice e tutti i partiti hanno presentato politiche di destra. Date queste premesse, non è emerso un chiaro vincitore.

Alla Camera dei Deputati, la coalizione di centro-sinistra guidata da Pier Lugi Bersani pareva avere un tenue vantaggio, raggiungendo il primo posto nella votazione con poco meno del 30 per cento dei voti. La coalizione di Bersani è costituita dal Partito Democratico, che è emerso dallo scioglimento del Partito Comunista nel 1991, e da Sinistra, Ecologia, Libertà (SEL), il partito guidato da Nichi Vendola.

Secondo la legge elettorale italiana, il partito con la quota maggiore di voti riceve automaticamente il 55 per cento dei seggi alla Camera dei Deputati. Questo assicura evidentemente al 61enne Bersani una maggioranza parlamentare.

Al Senato, l’alleanza Bersani-Vendola è testa a testa con l’alleanza di centro-destra guidata dall’ex Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, composta dal Popolo delle Libertà (PdL), la Lega Nord e due partiti di destra più piccoli. I seggi al Senato sono assegnati sulla base dei risultati in ciascuna delle 20 Regioni, non in base ai risultati a livello nazionale.

Se Bersani non riesce a ottenere la maggioranza al Senato, un governo della sua coalizione non sarà probabilmente in grado di legislare in Senato, creando una situazione di stallo politico altamente instabile e con ogni probabilità ponendo le basi per una nuova elezione nel prossimo futuro.

Il Movimento Cinque Stelle guidato dal comico Beppe Grillo ha ottenuto molti più voti di quanto la maggior parte dei sondaggi avesse previsto. Si prevede una vincita del 27 per cento dei voti alla Camera dei Deputati, proprio dietro le liste elettorali di Bersani e Berlusconi. In Sicilia, il movimento è emerso come il più forte partito alle elezioni del Senato, con il 30 per cento. Grillo ha fatto campagna elettorale contro l’UE e tutti i partiti tradizionali, che ha attaccato molto esplicitamente.

L’alleanza del Primo Ministro in carica Mario Monti con i partiti cristiano-democratico e liberali ha subito una grave sconfitta. Ieri sera si dubitava che l’alleanza Monti avrebbe potuto entrare in parlamento, che ha una soglia minima per le liste elettorali del 10 per cento. Al Senato questo ostacolo è ancora più elevato, 20 per cento.

L’alleanza Rivoluzione Civile, guidata dal procuratore antimafia Antonio Ingroia, che include il Partito di Rifondazione Comunista, ha ottenuto solo il 2 per cento dei voti e non sarà quindi rappresentata nel nuovo parlamento.

L’affluenza alle urne è stata del 75 per cento, con un calo del 6 per cento rispetto alla ultime elezioni del 2008.

Nel corso della serata di lunedì le proiezioni cambiavano, variando da un istituto statistico all’altro. Ciò, a sua volta, ha causato una estrema volatilità dei mercati finanziari.

Quando alle 15.00 gli scrutini predicevano una vittoria di Bersani l’indice di Piazza Affari a Milano è cresciuto del 3 per cento e il DAX tedesco è aumentato del 2, 3 per cento. L’euro è salito contro il dollaro e il tasso di interesse delle obbligazioni italiane è sceso in modo significativo. Ma quando è emersa la notizia di una possibile vittoria di Berlusconi in Senato, gli indici finanziari sono passati in negativo.

Durante la sua campagna elettorale Berlusconi ha tartassato l’Unione Europea, in particolare il governo Tedesco, promettendo inoltre di abrogare l’aumento delle impopolari tasse introdotte da Monti.

Bersani, comunque, si era impegnato a continuare le politiche di austerità di Monti. È stato pertanto considerato dai governi e gli ambienti economici in tutta Europa come un affidabile sostenitore di ulteriori attacchi alla classe lavoratrice.

Se le elezioni dovessero finire in una situazione di stallo, si prevede che i mercati finanziari reagiranno violentemente, ingolfando non solo l’Italia, ma anche l’euro, in una rinnovata crisi. Il risultato elettorale italiano presagisce strenui conflitti sociali e sconvolgimenti politici.

Gli scarsi risultati elettorali di Monti dimostrano l’entità dell’odio popolare per le misure di austerità dettate dall’UE. Verso la fine del 2011 e sotto la pressione della UE, l’ex commissario europeo Monti ha assunto la posizione di capo di un governo tecnocratico non eletto e ha introdotto drastiche misure di austerità; queste hanno abbassato gli standard di vita di ampie fasce della popolazione, mentre la disoccupazione giovanile è salita a più del 37 per cento.

Monti era sostenuto dalle classi dominanti di tutta Europa e molto apprezzato dai media. Gli elettori italiani tuttavia, come il risultato elettorale mostra chiaramente, non hanno condiviso questo entusiasmo.

Bersani era stato a lungo considerato come l’indiscusso favorito alla vincita delle elezioni. Negli ultimi sondaggi, pubblicati due settimane fa, era ancora ben avanti Berlusconi. Come risultato della sua insistenza nel continuare le misure di austerità di Monti, la sua posizione di favorito alla vittoria elettorale si è dileguata rapidamente.

In campagna elettorale Berlusconi si è proposto come avversario dell’ UE, anche se, in qualità di primo ministro, aveva sostenuto il programma di austerità dell’Unione Europea. Ha promesso agli elettori che, subito dopo le elezioni, avrebbe abrogato la tassa di proprietà IMU introdotta da Monti, che colpisce in particolare i proprietari di immobili di piccole dimensioni.

È stato invece Beppe Grillo che è riuscito a vincere la maggior parte dei voti di protesta denunciando costantemente la “casta” politica. Il suo movimento, però, non ha una risposta alla crescente crisi sociale. Grillo ha evitato di prendere qualsiasi posizione chiara sulle questioni di classe e il suo eclettico programma tende fortemente a destra.

Il fatto che più della metà di tutti quelli che sono andati alle urne ha votato per la lista di Berlusconi o per il Movimento Cinque Stelle di Grillo, quando entrambi hanno condotto campagna elettorale contro l’Unione Europea, indica la crescita di opposizione per l’Unione Europea in un paese tradizionalmente considerato come pro-UE.

La rabbia contro Monti e l’Unione Europea può essere sfruttata da personaggi di destra, perché non hanno da affrontare alcuna opposizione dalla nominale “sinistra”. In comune con i socialdemocratici in tutti gli altri paesi europei, il Partito Democratico in Italia sostiene pienamente le politiche di austerità dell’UE.

Rifondazione Comunista, partito succeduto al Partito Comunista, è stata completamente screditata dal suo ripetuto sostegno a governi di destra.