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Il Movimento 5 Stelle di Grillo promuove l’imperialismo europeo

Questo articolo è stato precedentemente pubblicato in inglese il 12 settembre 2014

Nell’ultimo mese, il blog del comico Beppe Grillo ha pubblicato alcuni articoli che mettono in luce i veri interessi di classe che stanno dietro il Movimento 5 Stelle (M5S). Gli articoli dimostrano un palese sostegno all’imperialismo in Medio Oriente, basandosi sull’assunto di una protezione “in primis dell’interesse nazionale”.

Nell’articolo intitolato “ISIS: che fare?“ il deputato del M5S Alessandro Di Battista, che scrive frequentemente nel blog di Grillo, mostra un orientamento inquietante, basato su una miscela di mezze verità, teorie cospiratorie e vere e proprie bugie.

Utilizzando una mistura di parziali eventi storici, per esporre chiaramente il ruolo dell’imperialismo americano in Medio Oriente, egli vuole dimostrare che: ” Innanzitutto occorre mettere in discussione, una volta per tutte, la leadership nordamericana. Gli USA non ne hanno azzeccata una in Medio Oriente.”

Non ci sono dubbi sulla sequela di azioni violente e criminali dell’imperialismo USA in Medio Oriente. Le politiche estere di Washington, soprattutto nell’ultimo decennio, hanno infatti distrutto interi paesi e hanno creato le condizioni in cui gli elementi fondamentalisti fermentano. Lo Stato Islamico di Siria e Iraq (ISIS), in questo contesto, è il prodotto della guerra settaria creata dagli Stati Uniti nella regione.

Tuttavia l’articolo di Di Battista presume che il lettore sia totalmente ignorante del ruolo dell’imperialismo europeo. Egli utilizza gli innegabili crimini del capitalismo americano per rappresentare i suoi partner e rivali europei come alternativa “pacifica”.

In una sorta di contraddizione, Di Battista inizia la sua rappresentazione storica menzionando il trattato di Sèvres, con il quale la Gran Bretagna, la Francia e l’Italia crearono la Siria, l’Iraq, la Palestina e la Transgiordania. La riconfigurazione del Medio Oriente è stata il risultato delle potenze imperialiste che hanno ridisegnato la mappa del mondo in un disperato tentativo di seppellire le contraddizioni del capitalismo internazionale che avevano portato alla Grande Guerra del 1914.

Sebbene Di Battista prenda atto delle azioni della Gran Bretagna e più tardi della Germania nazista, egli passa velocemente agli Stati Uniti e al loro ruolo in Iraq, tracciando un parallelo con altri paesi, come il Guatemala e il Congo RCD, dove l’intervento degli Stati Uniti per controllare i governi di quei paesi era motivato da ambizioni imperialiste. La sua conclusione è che solo gli Stati Uniti sono responsabili per i problemi del mondo, e che la soluzione a questi problemi deve venire dall’imperialismo europeo.

Di Battista dichiara che “L’Italia, ora che ne ha le possibilità, dovrebbe spingere affinché la UE promuova una conferenza di pace mondiale sul Medio Oriente alla quale partecipino i paesi dell’ALBA, della Lega araba, l’Iran, inserito stupidamente da Bush nell’asse del male e soprattutto la Russia”. In altre parole, le Nazioni Unite, il centro operativo dell’imperialismo mondiale, guidate da leader europei, con un ruolo minore per gli Stati Uniti, dovrebbero presiedere al ridisegno della mappa del Medio Oriente.

La logica di questo punto di vista deriva dagli interessi di classe difesi dal M5S. Le recenti sanzioni contro la Russia, da parte degli Stati Uniti e dell’Unione Europea, sulla questione dell’Ucraina, hanno colpito profondamente un notevole strato di borghesia italiana (ed europea), che identifica le pressioni degli Stati Uniti come responsabili per “tutte le aziende agro-alimentari che, già vessate dalla crisi economica e dalla più alta tassazione europea, sopravvivono anche grazie all’export verso la Russia”, come spiega la Commissione agli Affari Esteri del M5S.

Una riflessione su questo punto viene direttamente da Di Battista quando, mentre attacca la politica degli Stati Uniti, giustappone ad essa le politiche di Enrico Mattei, fondatore e presidente dell’ENI (Ente Nazionale Idrocarburi) dal 1953 fino alla sua morte nel 1962. L’ENI, con operazioni in 79 paesi, è il più grande conglomerato industriale italiano; nel 2012, l’anno dopo l’invasione della Libia, ha registrato un fatturato di 166 milardi di dollari.

Mattei, rappresentante della borghesia industriale, con stretti legami con il partito stalinista comunista (PCI) e l’Unione Sovietica (Mattei era un amico intimo del segretario del PCI Luigi Longo, che aveva mediato importanti trattative commerciali con il Cremlino), ha costruito una società che continua a svolgere un ruolo fondamentale nella politica estera della borghesia italiana nel suo complesso. Le relazioni con la Russia restano di importanza cruciale per questo gigante aziendale.

Nel 2011, quando gli Stati Uniti, il Regno Unito e la Francia attaccarono la Libia, erano in gioco gli investimenti dell’ENI, e l’Italia, perseguendo le sue proprie ambizioni imperialiste, ha contribuito con attrezzature militari e personale durante l’invasione. Ora, Di Battista prende come esempio il fondatore dell’ENI per difendere gli interessi nazionali italiani, cioè gli interessi della classe capitalista.

Inoltre, mentre negli ultimi anni la Francia è intervenuta militarmente in Mali, nella Repubblica Centrafricana, nel Ciad e nella Costa d’Avorio, la Germania sta subendo un processo di militarizzazione e ha indicato che, in futuro, interverrà più fortemente e indipendentemente, rispetto al recente passato, nelle aree di crisi e focolai di problemi sparsi nel mondo, anche con l’uso di mezzi militari.

Il putsch del 22 febbraio in Ucraina è stato reso possibile proprio grazie al sostegno fondamentale che la Germania, insieme con gli Stati Uniti, hanno fornito ai fascisti di Svoboda e Pravý Sektor. L’affermazione del M5S che i guerrafondai europei dovrebbero essere responsabili della pace nel mondo svela il suo ruolo di portavoce e rappresentante dell’imperialismo europeo.

Un tema ricorrente, nella prospettiva di Di Battista, è la promozione di una forma velata di islamofobia, come quando descrive le azioni di ISIS come finalizzate a “minaccia(re) migliaia di cristiani.” In questo senso, segue la logica dei commentatori di destra, che cercano di giustificare l’aggressione occidentale in nome della libertà religiosa contro la barbarie islamica.

L’ipocrisia di questo processo è stata esposta lo scorso mese quando gli Stati Uniti e l’UE hanno convenuto su un intervento “umanitario” per i rifugiati Yazidi minacciati da ISIS; questo, e le decapitazioni dei giornalisti, sono state usate come pretesti per aumentare i preparativi di guerra.

Forse uno dei punti più importanti è il suggerimento del M5S di “trattare il terrorismo come il cancro”. Di Battista spiega così: “Per la sua natura di soggetto che risponde ad un’azione violenta subita il terrorista non lo sconfiggi mandando più droni, ma elevandolo ad interlocutore”. Sebbene vero che l’imperialismo è responsabile della creazione delle condizioni che producono il terrorismo, i gruppi come ISIS o Al-Qaeda non sono politicamente neutrali.

Essi rappresentano gli interessi degli strati borghesi scontenti nel mondo arabo e musulmano; usano le divisioni settarie come un mezzo per portare avanti la loro agenda di classe, e non avanzano in nessun modo la lotta delle masse oppresse per la liberazione dall’oppressione imperialista. Il suggerimento di Di Battista che queste forze debbano essere impegnate in negoziati è un’altra indicazione di crescenti tensioni con gli Stati Uniti.

Inoltre, con il pretesto della difesa del diritto all’autodeterminazione, M5S avanza la proposta con la quale paesi come l’Iraq, prodotto di calcoli geo-strategici imperialisti, dovrebbero essere ridisegnato per correggere gli errori del passato.

“Il processo di nascita di nuove realtà, su base etnica, è inarrestabile sia in Medio Oriente che in Europa. Bisogna prendere atto e, assieme a tutti gli attori coinvolti, trovare nuove e coraggiose soluzioni”, afferma Di Battista. Questa è un’argomentazione per una nuova ondata di balcanizzazione, finalizzata non a risolvere le contraddizioni storiche, ma a rafforzare l’influenza degli interessi italiani in regioni ricche di risorse. La Jugoslavia ha subito un tale processo nel 1990 per mano degli interessi di Stati Uniti e Germania.

Di Battista cerca di incolpare l’establishment politico per aver aderito alle pressioni imperialistiche degli USA, suggerendo che il M5S non cederebbe a tali pressioni. Così scrive “le pressioni che Federica Mogherini ha subito in queste settimane e il desiderio che ha di occupare la poltrona di Ministro degli esteri e della Commissione europea, l’hanno spinta ad avallare le posizioni di Obama e degli USA”.

Questo è puro e semplice inganno.

La logica dell’imperialismo non può essere controllata dalla volontà dei politici borghesi, o dalle “buone” intenzioni dei singoli. Come ha osservato Lenin nel suo importantissimo scritto del 1916, L’imperialismo: “I monopoli, sorgendo dalla libera concorrenza, non la eliminano, ma coesistono, originando così una serie di aspre e improvvise contraddizioni, di attriti e conflitti”. L’unica soluzione che nasce dalla logica del capitalismo stesso, è la guerra.

Solo la classe lavoratrice può porre fine alla lotta per le risorse e le infinite guerre attraverso una riorganizzazione socialista rivoluzionaria del mondo, basata su un programma scientifico mirato a soddisfare i bisogni umani, non il profitto.