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L’epidemia di coronavirus in Italia è in aumento con l’annuncio di licenziamenti di massa

Questo articolo è stato precedentemente pubblicato in inglese il 12 marzo 2020

Nel mezzo del blocco nazionale per tentare di arginare la diffusione del virus, 12.462 persone in Italia sono state confermate infettate ieri con il coronavirus COVID-19, un’impennata di 2.313 casi in meno di 24 ore. Complessivamente, 1.028 pazienti sono in condizioni critiche e 827 sono già deceduti.

Anche in relazione alla Cina, l’epicentro originale della pandemia, l’intensità dell’epidemia in Italia sta raggiungendo proporzioni allarmanti. Mentre la Cina ora ha 56 casi di coronavirus per milione di abitanti, l’Italia ha 206 casi per milione di abitanti con un enorme tasso di mortalità del 6 percento. In Italia in meno di due mesi sono morte 827 persone, in confronto alle poco più di 500 decedute di influenza lo scorso anno, rendendo il COVID-19 molto più mortale.

La deputata Maria Teresa Baladini indossa una maschera e guanti durante una sessione in parlamento, mercoledì 11 marzo 2020. (Roberto Monaldo / LaPresse via AP)

Gli ospedali italiani sono al collasso, con gravi carenze di camere a pressione negativa progettate per contenere agenti contaminanti dispersi nell’aria, letti ospedalieri, intubatori e guanti. L’ambasciatore italiano presso l’UE, Maurizio Massari, ha dichiarato che l’Italia ha già richiesto l’attivazione del meccanismo di protezione civile dell’Unione Europea (UE) per la fornitura di attrezzature mediche. Tuttavia nemmeno un paese dell’UE bensì solo la Cina ha risposto alla richiesta di queste forniture mediche disperatamente necessarie.

«Certamente questo non è un buon segno di solidarietà europea», ha commentato Massari.

La Germania e la Francia hanno bloccato le esportazioni di attrezzature mediche protettive, mentre la Cina si è offerta di vendere all’Italia 1.000 ventilatori polmonari, 2 milioni di maschere, 20.000 tute protettive e 50.000 tamponi per il coronavirus.

Allo stesso tempo stanno emergendo storie devastanti sul costo sociale del virus. L’attore napoletano Luca Franzese ha pubblicato un video su Facebook domenica scorsa condividendo la scioccante notizia che sua sorella è morta a causa della malattia dopo che i medici si sono rifiutati di curarla; le autorità hanno quindi impiegato 36 ore per occuparsi della sua morte. Franzese racconta tra lacrime e rabbia la sua storia. “Io mi sono messo in autoquarantena... Potrei avere il virus. Per tenere in vita mia sorella, le ho fatto la respirazione bocca a bocca e nessuno se n’è fregato, le istituzioni non stanno chiamando...Siamo rovinati, l’Italia ci ha abbandonato. «

Daniele Macchini, medico presso Cliniche Humanitas Gavazzeni di Bergamo, ha fornito un resoconto crudo dello stress sul personale medico da parte del vasto numero di pazienti affetti da coronavirus. «La guerra è letteralmente esplosa e le battaglie sono ininterrotte giorno e notte», ha scritto, avvertendo di un «disastro epidemiologico» che ha «sopraffatto» i medici. “Uno dopo l’altro i poveri malcapitati si presentano in pronto soccorso. Hanno tutt’altro che le complicazioni di un’influenza. Piantiamola di dire che è una brutta influenza. I medici sono quindi costretti a scegliere chi salvare, dando priorità di trattamento a persone giovani e comunque sane.”

In queste terribili condizioni, i medici si sentono incapaci di adempiere al giuramento di Ippocrate, l’impegno a curare i malati al meglio delle proprie capacità e a non arrecare del male.

Nel mezzo della quarantena nazionale, anche gli italiani stanno iniziando a subire il bilancio economico della crisi, con migliaia di lavoratori mandati a casa con retribuzione limitata o assente, mentre gli altri che possono lavorare devono provvedere all’assistenza ai propri figli per conto proprio, visto che tutte le scuole in Italia rimangono chiuse.

In aggiunta a una prospettiva economica già desolante, oggi Fiat Chrysler, pneumatici Pirelli, i negozi sportivi Decathlon e DF Sport Specialists hanno annunciato che stanno tagliando la produzione o sospendendo le operazioni in tutta Italia per la crisi economica causata dalla pandemia.

Fiat Chrysler ha annunciato che sta tagliando la produzione di automobili e chiudendo quattro stabilimenti in tutta Italia fino almeno al 16 marzo, «per sostenere la campagna nazionale per affrontare la crisi del Covid-19” e “ridurre al minimo il rischio di contagio tra i dipendenti». Dopo la riapertura delle strutture, la società ha dichiarato che aumenterà lo spazio tra i dipendenti nelle loro stazioni di lavoro, il che richiederà modifiche ai processi di produzione e porterà a una riduzione dei tassi di produzione giornaliera.

Dopo che un dipendente dello stabilimento di Settimo Torinese di Pirelli è risultato positivo al test coronavirus, la società ha dichiarato che rallenterà la produzione nei prossimi giorni al fine di consentire “di avere in fabbrica un numero molto ridotto di persone per garantire condizioni sanitarie di massima sicurezza». Ciò avviene a ridosso delle previsioni di Pirelli di perdite di almeno 30 milioni di euro per le mancate vendite causate dal coronavirus.

DF Sport Specialists ha dichiarato che sta chiudendo tutti i negozi fisici fino a nuovo avviso e Decathlon almeno fino al 13 marzo, mantenendo solo le operazioni di vendita online.

Nessuna di queste società ha dichiarato se i dipendenti riceveranno o meno la retribuzione durante il blocco, né quali tagli di posti di lavoro siano previsti.

Questi annunci sono arrivati mentre la UE oggi concordava che 7 miliardi di euro possono essere trasferiti dall’attuale bilancio italiano al coronavirus e altri 18 miliardi di euro saranno resi disponibili all’Italia per il periodo necessario per compensare le perdite economiche dovute al virus. Il governo ha dichiarato che elaborerà il piano entro questa settimana, ma le stime attuali dei costi dell’assistenza sanitaria e delle perdite economiche dovute al virus dovrebbero essere in trilioni di euro, rendendo queste somme totalmente inadeguate.

Inoltre, poiché il virus continua senza sosta, aumentano i timori che le attuali restrizioni non siano sufficienti per fermarne la diffusione e già diversi leader regionali chiedono misure di quarantena più rigorose.

Il governatore del Veneto Luca Zaia, regione fortemente colpita dall’epidemia, ha affermato che per fermare il virus e salvare il sistema sanitario pubblico, sono preferibili misure più draconiane, tra cui una «chiusura totale», rispetto a «mesi di agonia».

La classe lavoratrice deve intervenire per chiedere che vengano impiegate tutte le risorse necessarie per combattere il virus - compresi l’acquisto di forniture, la costruzione di ospedali e lo sviluppo di un vaccino - e che vengano immediatamente indennizzati tutti i cittadini colpiti dalla pandemia. Ciò include la sospensione dei pagamenti ipotecari e delle bollette, il pagamento dei salari arretrati e il rimborso per le spese di assistenza ai figli e agli anziani.

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