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La polizia italiana incarcera 1.300 lavoratori immigrati dopo protesta in Calabria

Questo articolo è stato precedentemente pubblicato in tedesco e in inglese il 12 gennaio 2010.

La polizia italiana e i carabinieri hanno arrestato circa 1.300 lavoratori africani nella cittadina calabrese di Rosarno durante il fine settimana caricandoli in autobus e in treno alla volta di centri di detenzione. Gli immigrati avevano lanciato proteste a Rosarno giovedì e venerdì della scorsa settimana in seguito a sparatorie il giorno precedente da parte di uomini armati ignoti le cui vittime erano alcuni immigrati.

I violenti scontri e gli arresti di massa sono indicativi di crescenti tensioni sociali in Italia e in Europa creati dalla crisi economica, dalla disoccupazione e dagli attacchi da parte dei governi europei al tenore di vita della classe lavoratrice. L’élite europea spera di deviare la frustrazione sociale contro i lavoratori immigrati, e allo stesso tempo di manipolare eventi come quelli a Rosarno per creare uno stato di polizia contro tutta la classe lavoratrice, immigrati e nativi.

Il ministro degli Interni Roberto Maroni non ha perso tempo nel descrivere gli eventi di Rosarno come il risultato di “troppa tolleranza”. In realtà, lungi dall’essere una conseguenza della “tolleranza” dello stato italiano, tra i più brutali in Europa con gli immigrati, la protesta dei lavoratori immigrati a Rosarno fermentava da mesi, risultato di condizioni di lavoro e di vita disumane e dell’abuso sfrenato della ‘Ndrangheta.

È stata molto probabilmente la violenza della ‘Nndrangheta contro i lavoratori a provocare le proteste. Il giorno prima, alcuni immigrati erano stati feriti da uomini armati sconosciuti. Tra i feriti c’era un uomo del Togo.

Come risposta, centinaia di lavoratori al grido di “non siamo animali!” hanno lasciato le loro abitazioni rudimentali e hanno marciato nel centro della città di Rosarno, dove hanno divelto recinzioni, rivoltato bidoni dell’immondizia e rotto finestrini di auto.

Circa 1.500 lavoratori sono impiegati per la raccolta delle arance a Rosarno, un piccolo paese in Calabria, di circa 16.000 abitanti. Il lavoro più duro è a carico dei clandestini sottopagati, soprattutto africani. Gli africani lavorano in un circuito nel sud Italia, raccogliendo pomodori in Campania in primavera, uva in Sicilia in estate, olive in Puglia all’inizio dell’autunno, e infine arance in Calabria nel tardo autunno. Stando a fonti attendibili guadagnano non più di 2€ o 3€ l’ora.

Quando hanno lavoro, gli immigrati africani sono sotto pressione intensa e dormono in tende e costruzioni di cartone. Circa 200 lavoratori africani di Rosarno vivevano in una fabbrica abbandonata, senza riscaldamento, bagno, o acqua corrente.

Secondo Flavio Di Giacomo, portavoce dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) in Italia, i disordini rivelano che “molte realtà economiche italiane si basano sullo sfruttamento del basso costo della manodopera straniera, che vive in condizioni disumane, senza diritti”, e in condizioni di “semi-schiavitù.”

I salari degli immigrati raggiungono un massimo 23€ al giorno, da cui si deve detrarre fino a 5€ di “pizzo” alla’ Ndrangheta. I colpi d’arma da fuoco della scorsa settimana si pensa siano stati sparati dalla criminalità organizzata che ha cercato di punire i lavoratori che si rifiutavano di pagare il pizzo.

Un lavoratore sudanese, Abdul Rashid Muhammad Mahmoud Iddris, ha detto alla CNN che giovedì una BMW si è fermata fuori della fabbrica abbandonata che serviva come alloggio per molti immigrati. Un uomo è poi uscito dalla macchina e ha sparato ferendo il ventiseienne Ayiva Saibou. La polizia locale ha detto che gli immigrati non hanno potuto aiutare l’uomo ferito.

Nel giro di poche ore, circa 2.000 immigrati marciavano nel centro di Rosarno, prima di essere respinti dalla polizia. Hanno tentato di ripetere la marcia il giorno successivo.

Lo stato italiano ha risposto senza pietà alle proteste degli immigrati. Centinaia di poliziotti e carabinieri sono stati immediatamente mobilitati contro i lavoratori immigrati. Unità di polizia paramilitare hanno sparato gas lacrimogeni contro la folla e hanno colpito con manganelli i lavoratori che protestavano.

La polizia e carabinieri sono restati in disparte quando gruppi di estrema destra hanno attaccato i lavoratori immigrati. Armati di bastoni, pietre e persino di fucili da caccia, questi estremisti hanno condotto una battaglia contro i lavoratori immigrati che è durata per tutta la giornata di venerdì. Hanno usato camion e trattori per dare la caccia ai lavoratori stranieri, ovunque si trovassero.

Gli immigrati si sono difesi con una barricata costituita da due macchine incendiate e un mucchio di pneumatici prima di ritirarsi nella fabbrica, che serviva come loro abitazione principale. Alla fine, unità di polizia armate fino ai denti hanno circondato gli immigrati di fronte alla vecchia fabbrica. Alcuni immigrati sono riusciti a fuggire mentre gli altri venivano deportati dalla città durante la notte.

La polizia ha organizzato autobus e treni per il trasporto di più di 1.000 immigrati nei centri di detenzione di Crotone, Bari e Brindisi, prima di radere al suolo i loro accampamenti di fortuna, alla periferia di Rosarno.

Sabato scorso una folla razzista ha continuato a sfogare la sua rabbia contro gli ultimi lavoratori stranieri a Rosarno. Un ventinovenne del Burkina Faso è stato ferito a entrambe le gambe e al braccio da colpi di fucile. Una macchina con tre lavoratori immigrati è stata fermata dai teppisti armati di spranghe di ferro. Uno dei tre in macchina è stato brutalmente picchiato, gli altri due sono riusciti a fuggire.

Il numero ufficiale dei feriti ammonta a 67, di cui 31 immigrati, 17 italiani e 19 poliziotti. Otto africani rimangono ancora in ospedale con gravi ferite.

Figure di spicco dello Stato italiano si sono espresse con dichiarazioni xenofobe nei confronti dei lavoratori africani. Il Ministro degli Interni Maroni ha detto che tutti i lavoratori africani di Rosarno che erano senza documenti in regola saranno espulsi. Il ministro Roberto Calderoli della Lega Nord ha reso noto il programma razzista del governo italiano e ha dichiarato che con la disoccupazione al 18 per cento nel sud d’Italia, “il lavoro deve andare agli italiani ... non agli immigrati illegali ”.

“Prima l´ordine con le politiche di contrasto alla clandestinità, poi tutto il resto” ha esortato, Maurizio Gasparri, l’ex neo-fascista e attuale capo del gruppo parlamentare del Popolo della Libertà al Senato. I lavoratori stranieri clandestini avrebbero dovuto essere deportati con maggiore efficacia, il senatore ha insistito.

Gasparri ha taciuto sulle organizzazioni di tipo mafioso rivelate in questo ultimo incidente, o il modo in cui la‘ Ndrangheta organizza la raccolta di frutta e realizza enormi profitti approfittando dello stato illegale degli immigrati. Nel primo giorno dei tumulti Maroni, della Lega Nord, era per caso in un meeting a Reggio Calabria in merito alla questione della criminalità organizzata. Solo pochi giorni prima la‘ Ndrangheta aveva effettuato un attacco dinamitardo contro il tribunale regionale della città. Nel maggio 2009 la Commissione Anti-mafia aveva disposto un’indagine sul ruolo della mafia nelle imprese agricole della regione. L’inchiesta ha portato all’arresto di tre uomini d’affari locali e due collaboratori bulgari.

È del tutto probabile che elementi criminali locali hanno incitato alla violenza contro gli immigrati, al fine di distogliere l’attenzione dalle proprie attività. Come nel caso del 2008, quando le bande criminali della camorra hanno distolto dall’attenzione del loro ruolo nello scandalo dei rifiuti della città incoraggiando pogrom razzisti a Napoli.

Queste bande sono in grado di incitare alla violenza e scatenare pogrom consapevoli che le loro attività sono accolte dal governo Berlusconi come una cortina fumogena per la intensa crisi sociale del paese nel suo complesso. Il governo, a sua volta, rimane al potere a causa del completo abbandono di qualsiasi lotta da parte dell’opposizione e dei sindacati per la difesa dei diritti dei lavoratori.

Sabato il Segretario generale della CGIL, Guglielmo Epifani, ha rifiutato di difedere i lavoratori immigrati e ha condannato “la violenza, a prescindere da dove proviene”.

Su una popolazione di 60 milioni, l’Italia ha circa quattro o cinque milioni di immigrati legali, e forse altrettanti o più senza documenti. Ha una popolazione che invecchia e uno dei più bassi tassi di natalità al mondo.

Berlusconi ha introdotto alcune delle leggi più draconiane in materia di immigrazione in Europa, comprese le vaste misure da parte della polizia e della guardia costiera per prevenire che gli immigrati raggiungano le coste italiane. Ci sono tutte le indicazioni che il governo utilizzerà gli eventi di Rosarno per inasprire le leggi ancora di più.

L’Italia non è da sola. In tutta Europa la classe dominante sta dando il benvenuto a forze politiche di estrema destra, mettendo in atto nuove restrizioni sui diritti democratici e rinforzando i poteri di polizia dello stato, tutto in veste di controllo dell’immigrazione e di lotta contro il “terrorismo”. Tali misure in realtà servono come preludio ad un attacco molto più ampio alla posizione sociale e ai diritti democratici della classe lavoratrice nel suo complesso.