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Berlusconi accusato di prostituzione e di abuso di potere

Questo articolo è stato precedentemente pubblicato in inglese il 18 febbraio 2011 e in tedesco il 22 febbraio 2011

Il 15 febbraio, il giudice Cristina Di Censo ha emesso una richiesta di rinvio a giudizio per il primo ministro Berlusconi con l’accusa di prostituzione e abuso d’ufficio.

La procura ha dichiarato di avere prove dei rapporti sessuali di Berlusconi con un numero significativo di prostitute. Il giudice ha quindi deciso di procedere con rito immediato, senza udienza preliminare. Il processo inizierà il 6 aprile, davanti a un collegio di tre giudici donne, Carmen D’Elia, Orsola De Cristofaro e Giulia Turri.

L’attenzione dei media si è concentrata sul caso di Karima El Mahroug, una ballerina marocchina che aveva 17 anni quando frequentava le feste organizzate da Berlusconi. Lei e Berlusconi entrambi negano di aver avuto rapporti sessuali. Berlusconi afferma di aver anche creduto che lei fosse la nipote dell’ormai deposto presidente egiziano Hosni Mubarak, ragione con la quale lo scorso ottobre ha esercitato pressioni nei confronti del Questore di Milano per liberare El Mahroug dopo il suo arresto per furto.

El Mahroug faceva parte di una serie di giovani donne che hanno partecipato a feste nella casa di Berlusconi, fatti venuti alla luce nell’aprile del 2009, quando sono emersi i rapporti della partecipazione di Berlusconi al diciottesimo compleanno della modella Noemi Letizia.

Centinaia di migliaia di donne hanno protestato in tutta Italia lo scorso fine settimana sia contro le affermazioni di Berlusconi sui suoi rapporti con le giovani donne che come capo del governo. Berlusconi ha ulteriormente irritato le manifestanti affermando che il suo trattamento delle giovani donne riflette il suo rispetto per loro, dicendo: “ho fatto sempre in modo che ogni donna si senta, come dire, speciale”.

L’atto di accusa di Berlusconi segna un cambiamento nel clima politico in Italia che riflette le crescenti tensioni sociali legate alla crisi economica globale e ora anche l’ondata rivoluzionaria delle lotte della classe lavoratrice che stanno travolgendo il Medio Oriente. La popolarità di Berlusconi è precipitata a minimi record, con i due terzi degli italiani a favore di una sua rimozione dalla carica.

Tuttavia, questo atto di accusa riflette anche un cambio di orientamento nella borghesia. Sezioni della classe dirigente, sia in Italia che a livello internazionale, sono da lungo insoddisfatte con Berlusconi, e ora particolarmente per le politiche adottate in risposta alla crisi economica globale. I suoi attacchi sociali alla classe lavoratrice non sono stati forti abbastanza come quelli perseguiti dal primo ministro social-democratico greco George Papandreou, i cui tagli hanno ridotto gli standard di vita dei lavoratori del 30 per cento, secondo una stima ufficiale.

La sfida che ha davanti a sé la classe lavoratrice non è la semplice rimozione di Berlusconi. Piuttosto, è di costruire un movimento di massa, un nuovo partito rivoluzionario dei lavoratori per rovesciare il sistema politico ed economico capitalista, che ha fallito.

La sinistra borghese, focalizzandosi solo sulla rimozione di Berlusconi sta cercando di nascondere i suoi piani per una nuova offensiva contro i lavoratori. Essa si augura che il processo contribuisca ad ottenere tali scopi.

L’obiettivo principale di alcune sezioni dell’aristocrazia finanziaria ostile a Berlusconi è quello di trovare un nuovo volto pubblico per una rinnovata serie di attacchi sociali nei confronti della classe lavoratrice. La stampa finanziaria sta richiedendo tagli più aggressivi, notando che il debito pubblico in Italia è di circa 1, 8 trilioni di Euro, pari a circa il 120 per cento del prodotto interno lordo. Il Financial Times teme che un processo a Berlusconi potrebbe “condurre ad una prolungata situazione di stallo politico”, impedendo così al governo i tagli alla spesa sociale.

Il problema principale per queste forze è che il Popolo della Libertà (PdL) di Berlusconi ha ancora un notevole sostegno in parlamento. Secondo i sondaggi conduce nei confronti del Partito Democratico (PD), quest’ultimo costituito da sezioni dell’ex Partito Socialista (PSI) e dell’ex-stalinista Partito Comunista (PCI). Berlusconi a dicembre ha sconfitto un tentativo parlamentare per far cadere il suo governo.

Berlusconi è rimasto in carica per l’impopolarità e la bancarotta politica dei partiti di “sinistra”. Questi ultimi non hanno ancora recuperato politicamente dall’esperienza del governo de L’Unione 2006-2008 del Primo Ministro Romano Prodi, che includeva il PD e l’ex-stalinista Rifondazione Comunista. Contro la volontà del suo elettorato, ha imposto tagli alle pensioni e ha continuato la partecipazione italiana nella guerra in Afghanistan e con le forze di pace ONU in Libano.

Come risultato emergono diversi tentativi di formare un’alleanza politica alternativa a Berlusconi, che vedono instabili gruppi che abbracciano l’intero spettro della politica ufficiale, mettendo quantomai in mostra i politici di “sinistra” ora alla ricerca di alleanze con i vari partiti di destra.

Alcuni partiti di “sinistra” stanno spingendo per una alleanza con il Terzo Polo del neo-fascista Gianfranco Fini, l’ex leader di Alleanza Nazionale (AN), nonché alleato di Berlusconi per ben 17 anni.

A tal fine Nichi Vendola, prominente ex-stalinista e leader del partito Sinistra Ecologia Libertà (SEL), ha recentemente lodato Fini: “Dal punto di vista delle regole democratiche e della laicita’, la destra di Fini e’ di certo piu’ moderna ed europea di quella di Berlusconi”. Infatti, in materia di politiche sociali ed economiche Vendola è anche più liberale di Berlusconi. “Io non devo far nient’altro che rispettare Fini e il suo partito che e’ collocato in un campo alternativo al mio”.

Tuttavia, il tentativo di Fini di costruire Futuro e Libertà per l’Italia (FLI), partito principale dell’alleanza del Terzo Polo di recente ha subito una grave battuta d’arresto. Solo pochi giorni dopo il 13 febbraio, giorno della conferenza di fondazione di FLI, il senatore Giuseppe Menardi ha lasciato il partito, criticando Fini e il Vice Presidente Italo Bocchino. Ciò rischia di minacciare la possibilità per FLI di essere al Senato, portando la presenza sotto il limite di 10 membri, numero necessario per un partito per formare una delegazione ufficiale al Senato.

Altre forze della sinistra borghese, in particolare Pier Luigi Bersani, leader del PD, hanno chiesto un’alleanza con la destra separatista della Lega Nord. Bersani ha recentemente affermato: “Credo da sempre che, pur da posizioni diverse ed anche alternative, ci siano due vere forze autonomiste nel Paese: il PD e la Lega. Noi rivendichiamo e vogliamo coltivare, rinnovandola, questa nostra antica tradizione”.

In un segno dell’impatto di destra che la borghesia spera di vedere come risultato del processo a Berlusconi. la stampa sta ora speculando che la persona che ne beneficerà sarà Giulio Tremonti, attuale ministro dell’Economia e Finanze e membro del PdL di Berlusconi. Il Financial Times lo ha elogiato come una “eccezione che si differenzia”, e un uomo che lotta “per mantenere il debito pubblico e il deficit sotto controllo.”

Ex scrittore per il quotidiano di sinistra piccolo-borghese “Il Manifesto” nonché ex-membro del Partito Socialista (PSI), vicino al corrotto ex-premier Bettino Craxi, Tremonti ha emigrato nella destra ufficiale dopo il crollo dell’URSS. La classe dirigente senza dubbio rispetta le credenziali finanziarie di Tremonti. Altrettanto importante, tuttavia, è la sua capacità di manovra tra la destra e la “sinistra” nel tentativo di amalgamare il tipo di governo reazionario con cui sperano di sostituire Berlusconi.