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Terremoto scuote il nord Italia

Questo articolo è stato precedentemente pubblicato in inglese il 2 giugno 2012

Da più di due settimane gli abitanti dell’Emilia Romagna vivono nella paura e nel terrore. Domenica 20 maggio un terremoto di magnitudo 6, 0 sulla scala Richter ha colpito la zona tra Modena e Ferrara uccidendo sette persone e ferendone più di 50.

Poi, il martedì successivo, un secondo terremoto di dimensioni sostanziali ha scosso la regione. Il suo epicentro si trovava tra Bologna, Parma e Verona ed è stato seguito da diverse centinaia di piccole scosse di assestamento. Questa volta, 17 persone hanno perso la vita sotto le macerie, con almeno 350 feriti.

Circa 15.000 persone sono senza tetto o stanno trascorrendo la notte all’aperto nel timore che nuove scosse possano far crollare le loro case fatiscenti.

Numerosi edifici storici del Medioevo e del Rinascimento, campanili, municipi, chiese e palazzi sono stati distrutti. Tra le vittime del sisma sono stati i centri delle belle città di Carpi e Finale Emilia; a Ferrara la Torre dell’Orologio, punto di riferimento storico della città, è stata ridotta a un cumulo di macerie.

La maggior parte delle vittime del sisma è rimasta sepolta sotto le rovine di fabbriche e magazzini. Quattro lavoratori a turno sono morti nella prima scossa del 20 maggio. Il terremoto ha fatto crollare tre fabbriche, che non erano particolarmente vecchie: la fonderia di alluminio Tecopress, lo stabilimento di ceramica di S. Agostino e un altro impianto in Bondeno.

Martedì scorso, un ingegnere e due operai sono stati uccisi nel corso dell’esame dei danni ad una fabbrica colpita dal sisma. Durante l’ispezione, l’edificio è crollato e ha sepolto gli uomini sotto i detriti.

Centinaia di fabbriche sono chiuse e 7.000 lavoratori sono stati mandati a casa, dove aspettano con incertezza. Il terremoto ha causato danni stimati a oltre €2 miliardi agli impianti di produzione nella regione altamente industrializzata dell’Emilia Romagna. Quelle più colpite sono le famiglie dei lavoratori, che ora sono privati del loro reddito.

Le persone stanno trascorrendo le notti in tenda, in macchina nei parcheggi e nelle campagne. Interi centri sono stati chiusi, e in alcune città (come Finale Emilia), i tubi del gas e dell’acqua sono stati distrutti dalle scosse di assestamento. A Modena, un intero ospedale è stato evacuato. I pazienti gravi sono stati trasportati in altre città mentre gli altri sono stati mandati a casa.

La causa del sisma è attribuita a spostamenti delle placche tettoniche eurasiatica ed adriatica. Ciò si traduce in potenti tensioni tettoniche, che vengono poi scaricate dal terremoto. La regione colpita non era sulla lista delle zone sismiche più pericolose, ma ora si è sviluppata una situazione particolarmente pericolosa. Nelle vicinanze del fiume Po le scosse hanno messo in movimento ghiaia umida, fango e sabbia e le case corrono il rischio di sprofondare in cavità sotterranee anche molto tempo dopo il terremoto.

Sebbene le dichiarazioni dei geologi abbiano espresso grande preoccupazione per le persone colpite, è ancora più preoccupante la mancanza di informazioni chiare e l’assistenza dalle fonti politiche. La situazione di migliaia di persone sta diventando sempre più disperata. Al dolore e alla disperazione si aggiunge la crescente rabbia della gente verso il governo.

Quando il primo ministro Mario Monti ha visitato S. Agostino il 21 maggio, è stato accolto da un coro di fischi. Un gruppo di donne che avevano passato la notte all’aperto gridò: “Vergognatevi ladri, facevate meglio a restare a casa!”

Monti era più interessato alla sua immagine mediatica che alla sorte delle vittime, le donne hanno dichiarato alla stampa. “Abbiamo tanti problemi, siamo arrabbiati e impauriti. È chiedere troppo aspettarsi che lo Stato ci aiuti?” hanno affermato le donne.

Solo tre giorni prima del primo terremoto, il 17 maggio, il governo Monti aveva pubblicato un decreto per riformare la protezione civile. Secondo la nuova legge, lo stato è esentato da qualsiasi obbligo di compensare i cittadini per danni causati da calamità naturali. I cittadini invece sono tenuti ad assicurarsi contro tali danni con assicurazioni private—enorme spinta per il settore assicurativo.

Su Facebook e Twitter, sono state avanzate richieste per la cancellazione della sfilata del 2 giugno a Roma, e per l’utilizzazione del denaro risparmiato per la ricostruzione dell’Emilia Romagna. La celebrazione commemora il referendum tenutosi il 2 giugno 1946, che proclamò la fondazione della repubblica italiana dopo la seconda guerra mondiale. Il presidente della repubblica Giorgio Napolitano, ex leader del Partito Comunista Italiano, ha indignatamente respinto l’ipotesi di annullare la sua sfilata.

Una fonte particolare di rabbia è il fatto che il governo ha aumentato la tassa sul prezzo della benzina di due centesimi dopo il terremoto. La benzina era già salita a prezzi record prima di quest’ultimo aumento.

Dal momento del suo insediamento, Monti, a capo di un governo tecnocrate non eletto, ha introdotto tagli di bilancio pari a €80 miliardi a scapito di pensionati, lavoratori e persone socialmente svantaggiate. Il suo governo ha liberalizzato il mercato del lavoro compromettendo la normativa di protezione dei lavoratori contro il licenziamento. Il regime Monti ha l’appoggio del partito di Silvio Berlusconi, Il Popolo della Libertà (PdL), così come dei Democratici e dei sindacati.

Monti ha inoltre introdotto nuove tasse sulle case, edifici e terreni (IMU). Diversi sindaci dei comuni nella zona del terremoto stanno ora chiedendo al governo di sospendere immediatamente le tasse IMU e un congelamento delle recenti misure di austerità.

Il governo, tuttavia, è determinata a non fare marcia indietro. Esso ha imposto lo stato di emergenza in tutta la regione dell’Emilia Romagna il 22 maggio, in seguito ulteriormente esteso. Finora ha messo a disposizione solo €50 milioni di aiuti di emergenza per le zone terremotate, una somma del tutto inadeguata.

La città di L’Aquila, in Abruzzo, che è stata distrutta da un grave terremoto nel mese di aprile 2009, deve ancora essere ricostruita, nonostante tutte le promesse del mondo politico.

I terremoti dell’Emilia Romagna sono accaduti in un periodo di crescenti tensioni sociali e politiche.

L’enorme livello di insoddisfazione nei confronti della leadership politica si è reso particolarmente evidente nel secondo turno delle elezioni locali del 20-21 maggio. Tutti i partiti tradizionali ha subito pesanti perdite, in particolare il PdL di Berlusconi e la Lega Nord di Umberto Bossi. Nessuno dei sette candidati della Lega Nord è stato eletto nel nord Italia. Anche Il Partito Democratico (PD), successore del Partito Comunista, ha subito perdite a favore di candidati al di fuori dello spettro politico convenzionale.

Gli elettori di Palermo hanno eletto Leoluca Orlando, che ha una reputazione di avversario della mafia; a Torino è stato eletto il democratico Marco Doria, nuovo nella scena politica. A Parma, l’elettorato ha scelto un membro del Movimento Cinque Stelle di Beppe Grillo, che ha raccolto oltre il 60 per cento dei voti, sconfiggendo il candidato democratico alla posizione di sindaco. I cosiddetti Grillini, che cercano di sfruttare la rabbia populista contro i politici corrotti, hanno vinto le elezioni in cinque comuni del nord Italia.

Il governo ha risposto alla crescente tensione politica estendendo i poteri dell’esercito di intervenire all’interno del paese. Il 18 maggio, due giorni prima del terremoto, il Ministero degli interni ha decretato che l’esercito può essere mobilitato per proteggere le aziende e gli enti pubblici “contro il terrorismo”.

Il ministro Anna Maria Cancellieri ha detto al quotidiano La Repubblica che il dispiegamento dell’esercito per la protezione di tali agenzie e delle imprese è “una soluzione praticabile”. Insieme con il servizio segreto, la polizia e l’esercito stanno preparando “piani di emergenza”, che prevedono l’utilizzo di fino a 20.000 soldati.