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Bridgstone vuole chiudere lo stabilimento di Bari

Questo articolo è stato precedentemente pubblicato in inglese il 19 marzo 2013

Il produttore di pneumatici Bridgestone prevede di chiudere lo stabilimento di Bari: verranno persi 950 posti di lavoro. E’ la risposta al declino del mercato europeo degli pneumatici addossata ai lavoratori in Italia meridionale.

L’impianto era stato inaugurato nel 1962 a Bari-Modugno, fino al 1988 produsse pneumatici per Firestone, successivamente per la società giapponese Bridgestone. Il 4 marzo, il management italiano ha ricevuto un messaggio, in forma di breve video, che comunicava che l’impianto sarebbe stato chiuso entro la metà del 2014.

Bari è uno degli otto stabilimenti europei delle Bridgestone, per volume di vendite il più grande produttore mondiale di pneumatici. Bridgestone, oltre che in Italia. produce anche in Spagna, Francia, Polonia e Ungheria. Su una forza lavoro globale di circa 140.000 persone, Bridgestone in Europa impiega 13.000 persone.

Questa impresa globale ha appena ottenuto il suo miglior risultato in anni e si sta avviando ad ottenere il più alto profitto degli ultimi 8 anni, come il Financial News ha riferito a metà febbraio. L’utile netto di Bridgestone aumenterà quest’anno del 37 per cento, a un livello record di € 1, 9 miliardi di euro (2, 5 miliardi di dollari) e ottiene dal 10 al 15 per cento dei suoi ricavi in Europa.

Secondo la sede europea della società, a Zaventem, Bruxelles, le vendite di pneumatici negli ultimi due anni sono diminuite del 13 per cento, da 300 milioni di unità (2011) a 261 milioni di unità (2012), e un recupero non è previsto che dopo il 2020. La società ritiene che, rispetto ad altre località, lo stabilimento di Bari-Modugno sia situato in una posizione logistica sfavorevole e che i costi energetici e produttivi siano troppo alti.

Bridgestone non è l’unico produttore di pneumatici che sta cercando di addossare ai propri lavoratori gli effetti della crisi. Michelin, Continental e Goodyear hanno tutti risposto alla crisi con chiusure di stabilimenti, licenziamenti e tagli salariali. Ad Amiens, in Francia, i lavoratori di Goodyear sono proprio ora impegnati in una dura lotta per i propri diritti.

Anche a Bari i lavoratori Bridgestone hanno reagito con rabbia e amarezza alla notizia dell’imminente chiusura. Quando arrivò la notizia, la fabbrica era chiusa, causa lavoro a tempo ridotto, ma centinaia di lavoratori si sono immediatamente radunati al di fuori dei cancelli dello stabilimento quando, via cellulare o Facebook o Twitter, hanno appreso la notizia della chiusura,

Un lavoratore ha detto al quotidiano Repubblica che ha lavorato per la Bridgestone per 25 anni, che un figlio aveva lavorato presso lo stabilimento come lavoratore temporaneo fino a 18 mesi fa e che altri due figli erano disoccupati. La disoccupazione giovanile in Puglia è a circa il 40 per cento. “Se davvero chiudono (lo stabilimento) allora circa 20.000 lavoratori saranno gettati in strada, se si include lo stabilimento ILVA, ” ha detto. Al gigante dell’acciaio ILVA, nella vicina città di Taranto, i posti di lavoro sono in grave pericolo dallo scorso ottobre.

I lavoratori sono indignati dal fatto che il loro lavoro sia stato descritto come “troppo costoso”. “Lavoriamo spesso il sabato e la domenica lavorando nei festivi, e guadagnando solo € 1.500 (US$ 1.945). Negli ultimi anni, abbiamo perso una parte drammatica del nostro potere d’acquisto” ha detto un altro lavoratore. Più volte, nel recente passato, sono stati richiesti tagli salariali, “una volta, era per salvare i posti di lavoro, la seconda volta per l’ambiente... trovano sempre una ragione.”

Fino a poco tempo fa, la fabbrica aveva un libro-ordini pieno e aveva anche introdotto turni di lavoro aggiuntivi durante il fine settimana. Ma negli ultimi mesi è stata spesso chiusa per giorni e settimane alla volta.

“Proprio recentemente hanno licenziato 120 giovani uomini, che avevano lavorato insieme a noi per molti mesi, come interinali, e che guadagnavano ben poco”, ha detto uno. “Ora, siamo nella stessa posizione degli interinali.”

Altri lavoratori protestano per la nuova normativa delle pensioni, varata dal governo Monti, dicendo che a causa della “maledetta legge Fornero, ” i colleghi più anziani non sono nemmeno in grado di andare in pensione.

Dall’inizio del mese di marzo, i lavoratori si sono riuniti quasi tutti i giorni in fabbrica, e dal magazzino non escono pneumatici. Per la prima volta in 50 anni, anche il personale impiegatizio sta partecipando attivamente alle proteste. Il 5 marzo, i lavoratori hanno inviato una delegazione a una riunione della Confindustria, alla quale partecipavano anche i rappresentanti sindacali, e dove ci sono state scene tumultuose.

I politici regionali e locali temono che la rabbia dei lavoratori possa diventare incontrollabile, e per questo motivo hanno pubblicamente protestato contro la decisione di chiudere lo stabilimento.

Ma la loro risposta ai piani di chiusura è totalmente nazionalista. Ammonta ad aizzare i lavoratori di Bari contro i loro colleghi delle altre fabbriche e a gettare miliardi di denaro pubblico all’azienda.

Nichi Vendola, president della regione Puglia e presidente del partito SEL (Sinistra, Ecologia e Libertà), ha descritto la “decisione dei giapponesi” come “volgare e violenta”. Da 50 anni, lo stabilimento di Bari è stato una fabbrica modello, in cui sono stati prodotti eccellenti pneumatici, persino per la BMW in Germania, ha detto.

Ha aggiunto che Bridgestone avrebbe avuto solo bisogno di chiedere per ottenere migliori condizioni, “Noi abbiamo sempre un ufficio aperto in cui ascoltare le richieste e andare incontro alle esigenze delle imprese”, ha detto il funzionario dell’ex Partito Comunista Italiano e della sua organizzarione erede, Rifondazione Comunista, che da quei tempi si è affermato come presidente della regione, dove è responsabile per la messa in atto di gravosi tagli sociali.

Vendola elogiava il governo Monti (allora ancora in carica) e il ministro Corrado Passera, perché lo aveva invitato a un incontro presso il ministero degli Affari Economici a Roma, appena 12 ore dopo l’annuncio della chiusura dello stabilimento Bridgestone: “Un governo che prende seriamente gli affari del mondo del lavoro e le nostre fabbriche è molto importante. ”

Il 14 marzo, circa 200 lavoratori Bridgestone e i loro familiari sono andati a Roma in cinque autobus, e hanno aspettato per diverse ore fuori del ministero. Alla fine, Vendola è apparso insieme al ministro dell’economia Passera e al sindaco di Bari, Michele Emiliano (Partito Democratico, PD) e ha annunciato che la Bridgestone non avrebbe più utilizzato l’aggettivo “irrevocabile”, nel contesto della decisione di chiusura.

Passera ha messo a disposizione di Bridgestone € 140 milioni di aiuti e ha annunciato una “tavola rotonda” con l’azienda e le rappresentanze sindacali per il 5 Aprile. Ha sottolineato che il governo ha ammesso che “i motivi di mercato che guidano l’azienda sono senza dubbio validi”, ma che tuttavia sarebbe stato fatto il tentativo di cercare di salvare posti di lavoro.

I politici presenti e la stampa hanno immediatamente fatto riferimento a questo come a una grande vittoria. Vendola ha dichiarato che la campagna per il boicottaggio delle gomme Bridgestone, che egli stesso aveva indetto per il 5 marzo, era ormai finita.

La realtà è che niente è stato risolto. Anche se lo stabilimento di Bari venisse mantenuto, è del tutto incerto il numero di lavoratori che potranno rimanere e a quali condizioni. Le indennità di licenziamento, per quelli licenziati, pagate da denaro pubblico, non sono una soluzione. Durante i periodi di crisi, nessun ammontare di indennità di licenziamento è in grado di sostituire un buon lavoro.

Come i politici, i sindacati hanno segnalato che anch’essi sono disposti a venire incontro a tutti i desideri della società, a spese dei lavoratori. Ad esempio, Filipello Lupelli, segretario generale della UIL (Unione Italiana del Lavoro) a Bari, ha detto: “Esistono i margini per un rilancio. Siamo disponibili a discutere di sacrifici. ”

Giuseppe Gesmundo della Cgil (Confederazione Generale del Lavoro) ha ringraziato il sindaco Emiliano e il presidente della Regione Vendola “per la vicinanza e il sostegno alla battaglia dei lavoratori e del sindacato.” I sindacati rappresentati nello stabilimento stanno lavorando a stretto contatto con il sindaco e il presidente della regione e sono pronti ad accettare tutto quello che verrà imposto ai lavoratori.