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Renzi attacca il governo Letta da destra

Questo articolo è stato precedentemente pubblicato in inglese il 31 gennaio 2014

Renzi, il nuovo leader del PD, sta assillando il governo guidato dal suo collega di partito Enrico Letta con nuove richieste. Al momento chiede una nuova legge sul lavoro, un emendamento alla Costituzione e una riforma elettorale. Ultimamente Renzi collabora con Silvio Berlusconi per fare pressione su Letta, che vorrebbe sostituire come primo ministro.

Renzi, sindaco di Firenze, è divenuto leader del Partito Democratico solo sette settimane fa. Nel mese di dicembre, è emerso come nuovo segretario del partito, con il 70 per cento dei voti alle elezioni del partito, svoltesi nello stile delle elezioni primarie americane, in cui non solo i membri del partito, ma praticamente chiunque può votare.

Da allora, il 39enne è stato incensato dalla stampa italiana ed internazionale quale “riformatore carismatico”, un Tony Blair italiano. I periodici tedeschi Die Welt e Spiegel lo hanno definito rispettivamente una “brillante stella ” e “la speranza politica dell’Italia”, il Financial Times lo dichiarò “la migliore speranza per l’Italia”.?Egli stesso si definisce “rottamatore”, uno disposto a farla finita con tradizioni antiquate e deciso a far passare le sue spietate riforme.

La natura di queste riforme è molto chiara nelle sue proposte della nuova legge sul lavoro, che ha presentato su Facebook e che è stata approvata dalla segreteria del partito il 16 gennaio.?Le riforme, chiamate il “Jobs Act”, in riferimento alla politica del mercato del lavoro di Barack Obama, renderanno il mercato del lavoro più flessibile, a spese dei lavoratori.

Al cuore delle proposte è un nuovo contratto di lavoro unificato, che praticamente copre tutti i posti di lavoro del settore privato. A tutti i lavoratori, colletto bianco o blu, verrà concessa piena retribuzione, diritti dei lavoratori e protezione dal licenziamento dopo tre anni di “libertà vigilata”. Si è già vista una proliferazione di agenzie di lavoro interinale.?Il nuovo contratto di lavoro spingerà verso il basso i salari esistenti e libererà i datori di lavoro da qualsiasi responsabilità verso il proprio personale per i primi tre anni.

Poi Renzi vuole abolire la “Cassa Integrazione” e sostituirla con un sistema uniforme di indennità di disoccupazione dello Stato congiunta alla “formazione obbligatoria”.

La “Cassa Integrazione” protegge i lavoratori dal licenziamento, pagando loro un salario ridotto se, temporaneamente, non hanno lavoro, o lavoro solo a part-time. La sua abolizione è soprattutto una concessione alla Fiat, che da parecchio contempla di spostare la sua sede fuori d’Italia e che da mesi ha messo una parte della sua forza lavoro a zero ore, praticamente senza preavviso. Con le riforme di Renzi, la società potrebbe licenziare i lavoratori più facilmente.

Inoltre, Renzi propone di abbassare di un ulteriore dieci per cento le tasse delle imprese, nonostante l’enorme disavanzo dello Stato. Su Facebook va in visibilio dicendo: “Non sono le leggi che creano posti di lavoro, ma gli imprenditori.” E’ tutta una questione di “voglia di mettersi in gioco, di investire, di innovare”.

Renzi vuole anche proteggere di più il marchio “Made in Italy” - una richiesta nazionalista che condivide con i Forconi e il Movimento Cinque Stelle di Beppe Grillo.?Per Renzi, l’etichetta “Made in Italy” non vale solo per le merci, ma anche per le persone che le producono. Tra le altre cose, il provvedimento è diretto contro i lavoratori cinesi del settore tessile e della moda italiana.

Renzi sta ricevendo sostegno per le sue misure anti-lavoratori e xenofobe dai sindacati e dai membri dell’ex Rifondazione Comunista, che inneggiano alle “riforme” come “via d’uscita dalla crisi”.

I sindacati hanno accolto con favore le riforme del lavoro di Renzi, sostenendo che la nuova organizzazione dei contratti di lavoro e delle indennità di disoccupazione renderà più facile ai giovani lavoratori di trovare un impiego. Sostengono anche la proposta di Renzi di introdurre una forma più forte di co-determinazione sindacale, lungo le linee tedesche.?Renzi chiede la partecipazione dei rappresentanti sindacali nei consigli d’amministrazione delle società, sostenendo che questo sistema funziona bene in Germania.

“L’approccio di Renzi è giusto”, ha detto Susanna Camusso, capo della CGIL, in un’intervista al giornale La Stampa.

Maurizio Landini, capo del sindacato dei metalmeccanici FIOM, ha dichiarato: “Sono d’accordo con l’idea che le condizioni di lavoro precarie devono essere limitate”, così ammettendo che le proposte di Renzi non garantirebbero neanche un salario minimo.

Nichi Vendola, presidente della Regione Puglia e capo della SEL (scissione da Rifondazione), sostiene che Renzi porrà fine alla grande coalizione che attualmente forma il governo italiano.

Nell’aprile 2013, i Democratici hanno formato un governo di coalizione con il PdL di Silvio Berlusconi, e dopo le sue dimissioni in ottobre, con il Nuovo Centro Destra di Angelino Alfano; il terzo partner di governo è Scelta Civica dell’ ex-premier Mario Monti.

Vendola ha detto al giornale L’Unità: “sto dalla parte di tutti coloro che dicono che la grande coalizione è un disastro per il paese...; se Renzi dice così, allora tre urrà per Renzi”.

Vendola ha ammesso di aver avuto in passato un rapporto teso con Renzi, ma che da quando questi ha vinto il 70 per cento dei voti nelle elezioni primarie dei Democratici si leva tanto di cappello davanti a lui. La vittoria di Renzi è stata un ciclone, un turbine in grado di superare i problemi della democrazia. Vendola ha annunciato la sua collaborazione con Renzi dicendo: “Spero di costruire una casa comune per il futuro, insieme a Renzi”.

Per cambiare la legge elettorale e la Costituzione, Renzi ha collaborato con Silvio Berlusconi, scatenando violenti conflitti all’interno del suo stesso partito.

All’inizio di dicembre 2013 la Corte Costituzionale ha dichiarato incostituzionale l’attuale legge elettorale. Essa era stata introdotta dal ministro della giustizia di Berlusconi, Roberto Calderoli (Lega Nord) nel 2005, e lui stesso l’aveva definita “Porcellum” (uno scandalo). Questa legge elettorale era stata concepita per assicurare la maggioranza a Berlusconi, ed era altamente antidemocratica.?Tra le altre cose, la Corte Costituzionale ha ritenuto errato il sistema dei seggi bonus, che favorisce pesantemente il vincitore delle elezioni, e le liste chiuse, che non permettono il voto per candidati singoli.

La proposta di Renzi è altrettanto antidemocratica; anche questa prevede un massiccio sistema di bonus, a beneficio del vincitore delle elezioni, e liste chiuse; inoltre essa prevede la soppressione di numerose istituzioni elette e discrimina contro i piccoli partiti ancor più del sistema precedente.

Renzi propone che il partito, o coalizione, più grande riceva automaticamente il 54 per cento dei seggi alla Camera dei Deputati, come previsto dalla legge elettorale precedente. Questo dovrebbe essere applicato solamente se si riceve almeno il 35 per cento dei voti. Se nessun partito vince 35 per cento ci dovrà essere un secondo scrutinio.

Per i piccoli partiti, appartenenti ad una coalizione, si dovrebbe applicare una soglia minima del cinque per cento per entrare in parlamento; per i partiti singoli sarebbe l’otto per cento e per le coalizioni di partito, o alleanze elettorali, il dodici per cento. Queste quote potrebbero anche bloccare l’accesso al parlamento di partiti come la Lega Nord o il SEL.

Renzi vuole abolire le autorità provinciali esistenti e il Senato come organi eletti. Il Senato diventerebbe una “camera delle autonomie”, in cui sarebbero presenti rappresentanti delle varie regioni e i sindaci delle grandi città. In questo modo, si risparmierebbe un miliardo di euro.

In un certo senso l’abolizione del bicameralismo sarebbe un ritorno alle condizioni che esistevano dal 1861 nel Regno d’Italia e sotto il fascismo. A quel tempo, i senatori, a vita, venivano nominati dal re. E’ stato così fino alla Costituzione del 1947, che stabiliva che i senatori devono essere eletti (con poche eccezioni) dalla popolazione.

La proposta di Renzi e il modo in cui sta spingendo avanti i suoi piani hanno scatenato un conflitto all’interno del PD.

Il 18 gennaio, Renzi ha invitato Silvio Berlusconi alla sede del PD. Tutte le strade circostanti sono state bloccate, e nessun giornalista è stato autorizzato a partecipare. Berlusconi è entrato nell’edificio dalla porta posteriore, ma comunque la sua limousine è stata bombardata di uova.

Quello stesso giorno, Renzi ha parlato con Angelino Alfano, capo della coalizione del Nuovo Centro Destra e ex principe ereditario di Berlusconi. Alfano poi ha detto al quotidiano La Repubblica: “Io e Matteo ci siamo capiti, alla fin fine simpatizziamo. Se c’è un problema, allora è tra lui e Letta, non con me”.

Dall’interno del suo partito Renzi è stato accusato di stare aiutando Berlusconi a fare una rimonta, dopo la sua condanna per evasione fiscale e la sua esclusione dal Senato.

Il presidente del PD, Gianni Cuperlo, ha rassegnato le proprie dimissioni in segno di protesta. Anche il vice-ministro degli Affari Economici, Stefano Fassino (PD), si è dimesso dopo che Renzi lo aveva ignorato, volontariamente, in una conferenza stampa.

Renzi si giustifica dicendo che sta semplicemente cercando di raggiungere la necessaria maggioranza dei due terzi, che permette un emendamento alla Costituzione; Renzi ha detto che la sua nuova legge elettorale garantirà che il paese rimanga governabile.?In tre ore ha raggiunto ciò che non era stato raggiunto in tre anni.

Con le sue iniziative, Renzi ha pugnalato il governo Letta alle spalle e ne ha accresciuto la crisi. Molti ministri stanno perdendo potere.

Il 27 gennaio, il ministro dell’agricoltura Nunzia Di Girolamo del Nuovo Centro Destra si è dimessa tra accuse di corruzione, e anche il ministro della Giustizia, Anna Maria Cancellieri, si trova confrontata da critiche per “avere esercitato influenza su decisioni giudiziarie”.