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A Roma e Torino eletti alla carica di sindaco i candidati del Movimento 5 Stelle di Grillo

Questo articolo è stato precedentemente pubblicato in tedesco il 21 giugno 2016 e in inglese il 22 giugno 2016

Con quasi il 70 per cento dei voti nel ballottaggio di domenica, Virginia Raggi, la candidata del Movimento Cinque Stelle, è stata eletta sindaco di Roma. Il partito di protesta di Beppe Grillo ha vinto anche nella città industriale di Torino. L’affluenza alle urne ha raggiunto un minimo storico del 50, 5 per cento.

La vittoria elettorale del M5S è in primo luogo una clamorosa sconfitta per la politica governativa di Matteo Renzi; al suo terzo anno in carica il capo del governo, che all’inizio si era presentato come “il rottamatore” dei privilegi di partito, ha perso, per la classe media, molto del suo fascino iniziale.

Diventa sempre più evidente che Renzi stia sostenendo in Italia lo stesso ruolo che Manuel Valls, del partito socialista francese sta avendo nel suo Paese: la risposta alla crisi economica consiste in duri attacchi alla classe lavoratrice, la deregolamentazione del mercato del lavoro e la brutale messa in atto delle riforma delle pensioni e dell’istruzione.

Le sue misure di austerità non hanno cambiato per nulla il debito nazionale di oltre 2 trilioni di euro. Queste misure di austerità sono mirate esclusivamente alla popolazione attiva e ai gruppi socialmente vulnerabili. Le dichiarazioni ufficiali dicono che il tasso di disoccupazione è leggermente diminuito, all’11, 5 per cento; ma questo nasconde il fatto che quasi il 36 per cento della popolazione in grado di lavorare è stata esclusa da queste statistiche come “inattivo”. Con un tasso di disoccupazione giovanile del 40 per cento, due su cinque giovani sono senza lavoro, senza istruzione e senza prospettive per il futuro.

I sindacati e i gruppi di pseudo-sinistra hanno sostenuto il governo Renzi e continuano a fornirgli sostegno politico. In queste condizioni, la classe lavoratrice manca di qualsiasi modo per articolare la sua opposizione in modo progressivo. Al momento, la protesta prende la forma di sostegno al M5S.

L’elevato tasso di astensione degli elettori segnala anche la diffusa insoddisfazione contro tutti i partiti; in media, nei più di 100 comuni e città dove si è votato al ballottaggio, solo la metà degli aventi diritto al voto è andato alle urne; rispetto al primo turno di votazioni c’è stato un calo del 10 per cento di votanti.

Il M5S si presenta come un’alternativa pura che è “né di destra né di sinistra” e dichiara guerra alle vecchie élite privilegiate. A Roma, in particolare, l’avvocatessa 37enne Virginia Raggi si è impegnata ad agire contro incompetenza e corruzione e a liberare la “capitale mafia” da sprechi e privilege. Ma Raggi non offre nulla di nuovo: tre anni fa, quando la città fu minacciata di fallimento, fu salvata solo tramite un decreto governativo, il cosiddetto Salva Roma-ter, che era legato a profondi tagli alla socialità.

Beppe Grillo ora afferma che il suo movimento porterà al potere persone giovani e competenti, non legate ai vecchi corrotti partiti politici; però il programma del M5S è tutt’altro che progressivo, vi sono mescolati ambientalismo e concetti democratici di base - come la transizione energetica, il processo decisionale attraverso procedure on-line e referendum pubblici - con nazionalismo reazionario.

Il movimento ha un programma capitalista e si basa sulle piccole e medie imprese. Nella lotta contro lo “spreco”, il M5S è pronto a tagliare decine di migliaia di posti di lavoro nel settore pubblico. Durante la sua campagna, Virginia Raggi ha dichiarato: “Oggi abbiamo tanti dipendenti non sfruttati appieno, gli paghiamo lo stipendio per non fare nulla”.

Al Parlamento Europeo, Beppe Grillo si trova nella stessa frazione di Nigel Farage del partito UKIP promotore del Brexit; come loro, Grillo sostiene l’uscita dell’ Italia dall’UE e anche la reintroduzione della lira. Quando si tratta di immigrazione, Grillo adotta il tono dell’estrema destra. In un suo blog che ha scritto un anno fa, ha elaborato sul non dare la cittadinanza ai figli, nati in Italia, degli immigrati. È andato anche oltre dichiarando di voler “vedere solo italiani” nel suo movimento. Il suo ultimo cavallo di battaglia, il “reddito di cittadinanza”, una nuova versione delle leggi Hartz IV sull’assistenza sociale della Germania, si applicherà solo ai soggetti con passaporto italiano.

Il M5S ha approfittato del 25ennale declino del Partito Comunista (PCI) e dei suoi successori (i Democratici di Sinistra e il Partito Democratico, così come Rifondazione Comunista e le loro propaggini). Questo è venuto in luce particolarmente nella vittoria elettorale del M5S a Torino, dove è stata eletta sindaco la 31enne donna d’affari Chiara Appendino

Chiara Appendino ha vinto il ballottaggio con un vantaggio di quasi il 10 per cento rispetto al sindaco uscente, Piero Fassino (PD). In tal modo, ha messo fine al regime pluridecennale del campo di centro-sinistra. Fassino incarna in modo esemplare il declino della sinistra italiana: membro del PCI, fin dai tempi di Enrico Berlinguer, Fassino era nella leadership del Partito Democratico della Sinistra, e dal 2007, del Partito Democratico; è anche stato ministro in diversi governi.

La disintegrazione del PCI e dei suoi successori è stata espressa anche nella chiamata di uno dei suoi membri di spicco, Paolo Ferrero di Rifondazione Comunista, per un voto a favore del partito di Grillo; in un suo contributo al giornale Il Fatto Quotidiano, Ferrero ha scritto il giorno dopo il primo turno di votazione che il M5S sarebbe stato “…percepito come lo strumento più efficace per realizzare il cambio della classe dirigente…” e ha poi continuato dicendo; “da questo punto di vista gli elementi di ambiguità politica del M5S, lungi dall’essere un ostacolo, accentuano la possibilità di successo trasversale in un contesto in cui il senso comune di massa non coglie l’origine della crisi nelle politiche neoliberiste“.

Ha inoltre detto: “C’è una difficoltà da parte di chi viene dal PD o da anni di alleanza col PD a diventare credibile punto di riferimento per chi subisce la crisi“. Secondo Ferrero, in questa rara dimostrazione di consapevolezza introspettiva, chiunque del PD e tutti coloro che hanno collaborato con il PD per anni non hanno alcuna genuina credibilità.