Italiano

Berlusconi espulso dal Senato

Questo articolo è stato precedentemente pubblicato in inglese il 30 novembre 2013

Mercoledì scorso il Senato, con 192 voti contro 113, ha stabilito l’espulsione dell’ex primo ministro Silvio Berlusconi, conseguenza della sua condanna, per frode fiscale, dell’agosto scorso.
Adesso Berlusconi è bandito dai pubblici uffici.

Il 77enne miliardario ha anche perso l’immunità parlamentare. L’anno prossimo, in febbraio, verranno riaperti altri tre processi contro di lui, tra i quali il cosidetto “processo Ruby” per prostituzione minorile, e un altro per corruzione di un senatore.

La decisione di mercoledì è stata preceduta da una lunga e burrascosa sessione del Senato che era iniziata con decine di emendamenti presentati dai lealisti di Berlusconi. La situazione è divenuta sempre più volatile ed è quasi finita in violenza fisica tra i sostenitori della recentemente riformata Forza Italia e gli avversari di Berlusconi nel PD e nel Movimento 5 Stelle (M5S) di Beppe Grillo.

Berlusconi, che non era presente alla seduta, ha invitato i suoi sostenitori a manifestare davanti alla sua villa a Roma, Palazzo Grazioli, dove è apparso su un palco rivestito con una marea di bandiere tricolori e pateticamente ha declamato: “Siamo qui in un giorno amaro e un giorno di lutto per la democrazia. Ma non mollo”. Promettendo di rimanere attivo in politica, ha detto: “Anche da non parlamentare si può continuare a fare le battaglie. D’altronde lo fanno altri leader”.

Lo scorso fine settimana ha descritto la sua espulsione dal Senato come persecuzione politica e parte di un “colpo di stato”, indirettamente facendo appello al presidente Giorgio Napolitano di perdonarlo, anche se non lo ha chiesto direttamente, ma Napolitano ha immediatamente rifiutato.

Proprio recentemente Berlusconi ha riportato in vita il suo vecchio partito Forza Italia, che era servito alla sua ascesa politica 20 anni fa. Ma il suo ex confidente Angelino Alfano, vice primo ministro e ministro degli Interni nel governo attuale, ha rifiutato di prendere la stessa strada, perché vuole evitare nuove elezioni. Con gli altri quattro ministri in carica e 57 parlamentari del precedente partito berlusconiano PdL, Alfano ha fondato il Nuovo Centro Destra.

Sebbene Alfano e trenta senatori appartenenti alla sua fazione mercoledì abbiano votato contro l’espulsione di Berlusconi, essi non hanno lasciato alcun dubbio sulla loro determinazione a mantenere in carica il governo di Enrico Letta (PD). Alfano ha chiesto al governo Letta di agire con determinazione, dicendo che ora non ha scuse per mettere nel dimenticatoio le riforme previste.

Il leader del PD, Guglielmo Epifani, ha dichiarato che il Senato aveva fatto solo il suo dovere; che lo Stato di diritto ha prevalso e che “chi grida al golpe sceglie l’avventura” portando “su una strada extraistituzionale molto pericolosa”.

Il primo ministro Letta ha detto che adesso la strada era aperta alla rapida attuazione delle “riforme"; ha aggiunto che il governo italiano ora è più forte e determinato.

Molti giornali internazionali hanno applaudito all’interdizione di Berlusconi a coprire qualsivoglia carica ufficiale. Il giornale tedesco Süddeutsche Zeitung ha scritto che questo uomo “travolgente” aveva dominato la politica italiana per 20 anni e che ora può germinare la “speranza per una grande rinascita.”

Questo punto di vista però sopravvaluta l’importanza di Berlusconi.?Il suo ruolo dominante è stato soprattutto il risultato del declino del movimento ufficiale dei lavoratori.

Per decenni, nel dopoguerra, il Partito Comunista Italiano (PCI), il più grande dell’Europa occidentale, aveva dominato il movimento operaio italiano; sebbene abbia fedelmente sostenuto lo Stato italiano, non è mai stato al governo, con l’eccezione di un breve periodo alla fine della Seconda Guerra Mondiale.

I democristiani avevano governato praticamente incontrastati per cinquant’anni, sviluppando una fitta rete operativa, basata su nepotismo e corruzione, nella quale hanno svolto il loro ruolo la mafia, il Vaticano e le cospirazioni di destra, nate dalle agenzie dei servizi segreti.

Quando vent’anni fa questo stato di cose esplose in un enorme scandalo di corruzione, il PCI velocemente rinunciò alla retorica comunista e creò, dalle rovine dei vecchi partiti, quello che divenne il Partito Democratico, con l’appoggio del nuovo Rifondazione Comunista, che accolse nei suoi ranghi la piccola borghesia di “sinistra”.

Nei successivi 20 anni, l’Italia ha assistito più volte allo stesso gioco: un governo, guidato o sostenuto dal Partito Democratico, con l’appoggio di Rifondazione, ha messo in atto delle “riforme” che beneficiano il capitalismo italiano, a spese della classe lavoratrice; intanto Berlusconi si presentava come avversario dell’establishment, dello Stato e dei suoi giudici.

L’allontanamento di Berlusconi dalle cariche politiche non modificherà questo meccanismo. Il governo Letta si prepara a imporre un bilancio di austerità per il 2014; per soddisfare le grandi imprese e le banche, sta attaccando la classe lavoratrice con sempre maggiore brutalità.?Su insistenza dell’Unione Europea, Letta ha affinato le misure di austerità contenute nel suo bilancio.

La spesa dello Stato l’anno prossimo verrà tagliata di oltre 12 miliardi di euro, le tasse indirette e l’IVA cresceranno, i salari nel settore pubblico verranno congelati e i posti vacanti saranno lasciati vacanti. Il governo vuole privatizzare otto imprese statali, tra cui la Fincantieri, parti dell’Alitalia, la Posta e l’ENI, mettendo in pericolo altre migliaia di posti di lavoro.

L’Italia è in recessione da cinque anni. La disoccupazione giovanile è salita oltre il 40 per cento, e la povertà tra gli anziani è aumentata drammaticamente. Cinque milioni di italiani vivono in povertà assoluta, sei milioni sono disoccupati.

Il governo di Letta è estremamente instabile. Per far passare il bilancio di austerità deve contare su una coalizione con il partito scissionista di destra di Alfano. Martedì scorso, Letta ha finalmente vinto un voto di fiducia in Senato grazie ai voti della fazione di Alfano.

Oltre al PdL di Berlusconi, anche il terzo partner della coalizione, Scelta Civica, di Mario Monti, si è spezzato.

Il Partito Democratico stesso è profondamente diviso. Il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, chiede la fine della coalizione con Alfano e chiede elezioni anticipate; per contro, Letta vuole continuare il governo fino alla fine della legislatura.

C’è una buona probabilità che Renzi possa sostituire Epifani come leader del partito, nelle primarie dell’8 dicembre. Renzi ha il sostegno di una larga parte dei democratici composta da funzionari dell’ex PCI, come l’ex leader di Rifondazione Nichi Vendola.

In questa situazione nasce il compito di costruire un nuovo partito rivoluzionario, per preparare la classe lavoratrice alle lotte che si stanno profilando, in condizioni di decenni di tradimenti da parte del PCI, dei suoi successori e delle organizzazioni sindacali, e col crescere dei pericoli provenienti dai partiti populisti di destra.

Forza Italia, che possiede ancora una notevole base di appoggio, sta cercando di riposizionarsi come partito di opposizione; martedì, ha annunciato le sue dimissioni dalla coalizione di governo e da allora ha rifiutato di sostenere il bilancio di austerità 2014, che Berlusconi descrive come un “patto di stabilità delle poltrone”.

Il sorgere del Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo, diciotto mesi fa, dimostra la frustrazione profonda diffusa nella popolazione, la quale non ha ancora trovato un mezzo progressivo di espressione.