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Devastante terremoto in centro Italia

Questo articolo è stato precedentemente pubblicato in tedesco e in inglese il 25 agosto 2016

Almeno 250 persone sono morte in conseguenza del terremoto che ha colpito il centro Italia nelle prime ore del mattino di mercoledì. Il terremoto è durato solo 20 secondi, ma ha distrutto un’intera regione.

Centinaia di persone sono ancora disperse, migliaia i feriti e decine di migliaia i senza tetto.

Il numero delle vittime potrebbe essere molto più alto rispetto a quanto segnalato finora, poiché molti paesi di montagna sono isolati e, con le strade d’accesso distrutte, possono essere raggiunti solo con difficoltà e con l’ausilio di attrezzature pesanti.

Il terremoto ha avuto una magnitudine di 6, 2 gradi della scala Richter ed è stato avvertito perfino nella capitale. Il suo epicentro è stato nella regione montagnosa che tocca Lazio, Abruzzo, Marche e Umbria.. Ci sono state otto scosse di assestamento prima di mezzogiorno di mercoledì, in una striscia di territorio di circa 100 chilometri, sul fianco occidentale degli Abruzzi.

La regione colpita dal terremoto a sud di Perugia arriva fino ad Ascoli in direzione nord-est e a Rieti in direzione sud-ovest. In ogni città in questo settore numerose case, chiese, strade, ponti e bastioni sono stati distrutti.

Il potente terremoto ha sorpreso le persone nel sonno poco prima delle 04:00 di mercoledì. La luce del primo mattino ha rivelato uno spettacolo orribile nei villaggi e nelle città della regione. Intere famiglie sono state sepolte sotto le macerie e interi centri cittadini sono stati spazzati via. A mezzogiorno il sindaco di Accumoli ha detto: “Non una sola casa è stata lasciata abitabile; abbiamo bisogno di una tendopoli per tutta la popolazione”. Ad Amatrice il sindaco ha riferito che: “la metà della nostra zona non esiste più. Le persone sono sepolte sotto le macerie”.

Il centro della città di Amatrice è stato completamente distrutto. L’orologio della chiesa si è fermato alle 3:36. L’ospedale è gravemente danneggiato. Medici, operatori sanitari e infermieri sono stati costretti ad improvvisare tutto all’aperto: dai servizi di pronto soccorso ai reparti ospedalieri. Alla periferia della città i feriti gravi hanno dovuto aspettare stesi in strada, nella calura, che le ambulanze li raggiungessero.

Alla popolazione di tutta Italia è stato chiesto di donare sangue; la risposta e il desiderio di aiutare sono stati considerevoli.

Ad Accumoli a malapena una singola casa è rimasta abitabile. Ci sono montagne di macerie ovunque, bizzarre accozzaglie di elettrodomestici, tubi dell’acqua, auto distrutte, travi e tegole, il tutto intervallato da pareti e edifici grottescamente rotti. Il personale di soccorso sta lottato a mani nude per portare alla luce i sopravvissuti, che hanno attirato la loro attenzione con grida e chiamate di aiuto a metà soffocate dalle macerie. Le ambulanze non riescono ad attraversare la marea di detriti; la gente viene sollevata sopra le macerie su barelle passate da mano a mano. Le linee elettriche danneggiate, le condutture di gas e acqua rotte rendono il lavoro di soccorso più difficile e pericoloso.

Le autorità chiedono alle persone di rimanere all’aperto e di astenersi dal rientrare nelle loro case; tuttavia non ci sono sufficienti alloggi di emergenza sicuri per tutti. Un portavoce della Protezione Civile Nazionale mercoledì ha detto in televisione che le operazioni di aiuto non sono state avviate fino a diverse ore dopo il terremoto, molto più tardi di quanto avrebbe dovuto avvenire. Non c’è ancora abbastanza di nulla, non ci sono sufficienti ambulanze, elicotteri e centri di emergenza. Nonostante le centinaia di volontari, non ci sono abbastanza squadre di soccorso ben attrezzate, con cani da ricerca e dispositivi di ricerca per individuare e salvare i sopravvissuti intrappolati sotto le macerie.

Tuttavia, il terremoto non è arrivato inaspettato.

L’Italia ha frequenti terremoti, spesso con ripercussioni devastanti, essi sono causati dalla convergenza di due placche tettoniche, che scorrono lungo gli Appennini; lo scontrarsi delle placche produce tensioni che vengono poi ripetutamente rilasciate generando gravi terremoti. L’esperienza degli ultimi anni ha messo in chiaro che il pericolo di tali terremoti non è diminuito nel corso del tempo. Basti ricordare il caso del catastrofico terremoto dell’Aquila nel 2009, che causò più di 300 morti.

Molto di questo recente terremoto ricorda il terremoto del 2009; quel sisma misurò 6, 3 gradi sulla scala Richter e costò la vita a 309 persone, tra cui molti bambini e giovani. Sessantasette mila persone divennero senza tetto.

A quel tempo, migliaia di scienziati di tutto il mondo firmarono una lettera aperta nella quale chiedevano al governo italiano di migliorare drasticamente la sua prevenzione terremoti. Fino ad oggi, nessuna misura seria è stata messa in opera a questo scopo. Invece, sei sismologi hanno ricevuto pene detentive perché non avevano messo in guardia la popolazione sulla venuta del terremoto.

I geofisici si difesero facendo riferimento alle mappe e alle linee guida per la costruzione di edifici terremoto-resistenti, che erano in possesso del governo da lungo tempo. Sulla carta, ci sono severi requisiti di costruzione, che valgono per tutte le zone a rischio sismico, ma le cose sono molto diverse in pratica.

Ovviamente ci sono tanti edifici storici molto vecchi, che non possono soddisfare i requisiti antisismici; ma il crollo di edifici di nuova costruzione e gli ingenti danni ad ospedali, scuole e agenzie di stato indicano chiaramente l’uso di pratiche e materiali di edilizia scadenti; il profitto privato e la corruzione impediscono l’attuazione di una prevenzione efficace.

La Protezione Civile Nazionale è del tutto inadeguata; mentre il governo sta spendendo miliardi per i preparativi di guerra contro la Libia, non ha soldi per un numero adeguato di unità di soccorso, stazioni di emergenza e altre essenziali misure di precauzione.

Il terremoto a L’Aquila, sette anni fa, già aveva messo in chiaro che gli edifici costruiti nell’ultima parte del XX secolo, a partire dal 1970, non erano per nulla conformi alle linee guida di protezione antisismica; sono stati costruiti con troppo poco acciaio e cemento, usando cemento di cattiva qualità e questo stato di cose, da quella catastrofe, non è cambiato per nulla.

Più di 8.000 persone sradicate dalle loro case vivono ancora nella periferia di L’Aquila nelle cosiddette “città nuove”. Gli alloggi provvisori di legno, che erano stati rapidamente costruiti dopo il terremoto del 2009, sono oggi così fatiscenti che non sono più abitabili.